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Martedì 19 LUGLIO 2022
Carceri. Asl di Viterbo attiva nuovi servizi di telemedicina alla casa circondariale Mammagialla

Si parte con la telecardiologia, in collegamento diretto con la equipe di Cardiologia dell’ospedale Andosilla di Civita Castellana. Obiettivo: migliorare la qualità delle cure, le modalità di presa in carico e i livelli di sicurezza e ridurre gli accessi in ospedale. Anastasia (Garante Lazio): “Nel carcere di Viterbo si sta facendo un gran lavoro sul fronte dell’assistenza sanitaria”.

Nei giorni scorsi, presso la casa circondariale Mammagialla di Viterbo, è stato attivato il primo servizio di telemedicina, nello specifico di telecardiologia, con un collegamento diretto con la equipe di Cardiologia dell’ospedale Andosilla di Civita Castellana, diretta da Donato Di Donato, attraverso il quale sarà possibile eseguire ai detenuti che ne avranno bisogno la telerefertazione di elettrocardiogrammi, holter cardiaci, il monitoraggio nelle 24 ore della pressione arteriosa e il teleconsulto cardiologico.  
 
“Questa nuova linea di attività - spiega la Asl in una nota - si inserisce nel percorso, avviato ormai da oltre un quinquennio, di attivazione di servizi di telemedicina e di teleconsulto che la Asl di Viterbo ha progressivamente messo in campo su tutto il territorio provinciale, con una accelerazione che si è verificata in corrispondenza dell’emergenza pandemica”. 
 
Nello specifico, il progetto di telemedicina in ambito penitenziario, su input della Direzione strategica dell’azienda sanitaria locale, verrà gradualmente articolato, anche grazie alla partecipazione di numerosi professionisti delle unità operative Sistemi informatici e Medicina penitenziaria territoriale e degli specialisti aziendali, oltre che alla preziosa e imprescindibile collaborazione della Direzione della casa circondariale di Viterbo
 
“In carcere - spiega il direttore dell’unità operativa di Medicina penitenziaria territoriale, Fabrizio Ferri - ci si trova di fronte a complesse problematiche sanitarie alle quali si deve costantemente dare una risposta ricordando come la persona detenuta non ha alternative al servizio sanitario nazionale. In alcune situazioni limite, l’assenza di consulenza specialistica, può significare l’insorgere di un rischio reale per la persona detenuta. Partendo da questa considerazione, appare chiaro che la risposta, specie per prestazioni sanitarie di alta specializzazione, non può più avvenire secondo modelli ormai superati, ma deve prevedere una sinergia di interventi di rete tra centri erogatori e periferia, attraverso sistemi virtuali capaci di efficientare le prestazioni individuate dalla normativa e dall’evidenza scientifica”. 
 
“Presso la casa circondariale viterbese (sono pochi in Italia gli istituti penitenziari dotati di tale linea di attività) – prosegue il direttore dell’unità operativa di Medicina protetta, Giulio Starnini – attraverso il servizio di teleassistenza cardiologica è possibile ridurre i tempi di esecuzione di alcune prestazioni, con l’indubbio vantaggio, in termini di sicurezza, di non dover condurre le persone detenute in ospedale. Un ulteriore beneficio è dato dalla possibilità di usufruire di una banca dati senza soluzione di continuità tra il ‘dentro’ e il ‘fuori’ per tutti quei pazienti che potranno continuare a essere presi in carico dai servizi Asl, anche dopo il periodo di detenzione attraverso un continuum rappresentato dalla cartella clinica informatizzata”. 
 
“L’integrazione adeguata e ponderata tra lo sviluppo di nuove tecnologie e i bisogni assistenziali all’interno del carcere – commenta Francesco Saverio Emmanuele Profiti, direttore dell’unità operativa Politiche di valorizzazione del patrimonio immobiliare e Sviluppo sistemi informatici presso ASL di Viterbo -, rappresenta una grande opportunità per l’erogazione di una rete di servizi specialistici, anche non attualmente presenti presso la casa circondariale di Viterbo (come la dermatologia, la psichiatria, la pneumologia di prossima attivazione). Fornisce, inoltre, un importante ausilio al medico nel prendere decisioni cliniche, con una significativa diminuzione al ricorso eccessivo all’invio in luogo esterno di cura per eseguire esami diagnostici urgenti. Garantisce, infine, maggiore precisione e un risparmio di tempi nella ricerca di notizie anamnesiche”. 
 
“Il diritto alla salute – prosegue il direttore della Casa circondariale di Viterbo, Anna Maria Dello Preite - è l’unico diritto che la Costituzione espressamente definisce ‘fondamentale’, un diritto, pertanto, che deve essere garantito a tutti, in condizioni di parità di trattamento fra persone libere e detenute. Riconoscere l’esistenza dei diritti, tuttavia, non equivale ad assicurarne l’effettività. A tal fine sono necessarie risorse, servono progettualità, intelligenze e sensibilità. In questo contesto, il servizio di telecardiologia attivato presso la casa circondariale di Viterbo si pone come obiettivo fondamentale proprio quello di assicurare un’assistenza sanitaria effettiva ai detenuti, garantendo loro un accesso più rapido alle prestazioni sanitarie e, nel contempo, realizzando il giusto equilibrio tra le esigenze di salute dei ristretti e le esigenze di sicurezza dell’istituto. L’iniziativa, che ha richiesto un particolare impegno da parte della Asl di Viterbo, è stato il frutto di un lavoro condiviso tra tutti i soggetti che si occupano, a vario titolo, della tutela della salute dei detenuti. Colgo l’occasione per ringraziare ognuno di loro, per la competenza e la sensibilità”.
 
“L’attivazione del servizio di telecardiologia a beneficio delle persone detenute nella casa circondariale di Viterbo è un’ottima notizia – aggiunge Stefano Anastasia, garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Regione Lazio -, che dimostra quanto l’integrazione tra il servizio sanitario penitenziario e quello territoriale offrono possibilità e qualità di assistenza prima inimmaginabili. Gli investimenti in corso, anche grazie al Pnrr, sulla medicina territoriale e la telemedicina offrono grandi opportunità per l’assistenza sanitaria dei detenuti, che andranno portati in ogni campo possibile della diagnostica e della medicina specialistica, senza mai allentare il rapporto diretto tra medico e paziente dentro l’istituto penitenziario. Nel carcere di Viterbo si sta facendo un gran lavoro in questa direzione, anche grazie all’impegno personale e costante della direttrice dell’Istituto, della direzione strategica della Asl viterbese, dei servizi sanitari penitenziari e di tutti i professionisti coinvolti. Non so se ci saranno altri modi migliori per uscire dalla pandemia, questo certamente lo è”.
 
“Le prospettive di impiego della telemedicina presso la Medicina penitenziaria territoriale di Viterbo – conclude il direttore generale della Asl, Daniela Donetti - sono numerose e pronte ad essere applicate, anche forti dell’esperienza che stiamo maturando sul campo, in un nuovo modello di integrazione tra ospedale e territorio, sempre più efficace e innovativo grazie alle nuove tecnologie di cui si è dotata l’azienda. È un cambio di paradigma quello che stiamo mettendo in campo, anche sul fronte di modelli nuovi di presa in carico dei bisogni di salute, volti a ridurre progressivamente le distanze con i cittadini assistiti, compresi quelli con specifiche esigenze, come le persone detenute”.

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