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Venerdì 15 LUGLIO 2022
Forum Aborto. Dopo la sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti: cosa cambia per la medicina e la società. “Riprendere lo slancio delle battaglie civili degli anni ’70”

’ necessario lavorare per un salto culturale, perché è solo un salto culturale che permette che queste conquiste e le nuove che verranno (eutanasia, jus soli, jus scholae, diritti LGBT) diventino realtà, e si radichino nel tessuto sociale; “costruire sulla roccia e non sulla sabbia”

Molti sono i motivi di riflessione che ci pone l’articolo del Professor Maurizio Mori pubblicato su QS sulla recente sentenza della Corte Suprema Americana avversa alla Roe vs.Wade che ha aperto questo forum di discussione. Al di là dei caratteri più ampi connessi agli sviluppi dei “diritti riproduttivi”, riteniamo che da questa vicenda si possono trarre alcuni insegnamenti molto utili per futuro. Ne ricordiamo alcuni.

Diritti acquisiti si è rivelato una definizione pericolosa, che induce una falsa sicurezza. Già il concetto di diritto non è assolutamente definitivo e definito.  Basta ricordare la critica di Marx ai diritti “umani”, che col loro universalismo sarebbero espressione di quell’individualismo, fondamento della società borghese. Ne possiamo dimenticare la critica di  Jeremy Bentham ai diritti naturali: “Quello dei diritti naturali è semplicemente un nonsenso: diritti naturali e imperscrittibili, un nonsenso retorico, un nonsenso sui trampoli» o per altri una «formula gridata sulla carta».

Dice Bentham, desiderare certe cose come diritti non le fa diritti, la fame non è il pane.  Benché questi diritti siano oggi al centro di un dibattito etico, giuridico e politico importante e ci si batta per il loro mantenimento e la loro conservazione, altrettanto vivace permane la loro critica se non la loro negazione.

Abbiamo anche capito che certi diritti non sono ancora consolidati nel sentire comune e sono tutt’altro che acquisiti, nel significato, erroneo, che gli abbiamo dato di intoccabili; la storia dei diritti è una storia in progress, di passi avanti e di passi indietro a seconda dell’ambiance storica, politica e sociale dei tempi.

Crediamo possa essere utile per questo rivedere un attimo la storia di queste conquiste “civili” nel nostro paese.

Nel 1970 la Legge Baslini-Fortuna istitutiva il divorzio, sempre nello stesso anno nasceva lo Statuto dei Lavoratori, grande lavoro di sintesi tra una classe politica avveduta e un sindacato unito e forte come non fu mai più.

 Ancora nel 1970 legalizzazione della contraccezione e abolizione da parte della Corte Costituzionale dell’Art 533 c.p., risalente al Codice Rocco che proibiva “la propaganda di mezzi atti a impedire la procreazione”, compreso nel Capo X “Dei delitti contro la sanità e la integrità della stirpe” abolito nel 1978 contemporaneamente alla promulgazione della Legge 194.

Ma siccome l’ipocrisia e le incrostazioni culturali nel nostro paese sono tenaci la dizione per la commercializzazione dei mezzi anticoncezionali era “farmaci per regolarizzare il ciclo mestruale” applicando una norma del 1927 che proibiva la registrazione di farmaci anticoncezionali.

Non dimentichiamo che la legge 6 maggio 2015 (divorzio breve) intitola:  “Disposizioni in materia di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio nonché di comunione tra i coniugi”: la parola divorzio è ancora taboo, nonostante la legge Fortuna-Baslini.

Nel ’75 veniva approvata la legge istitutiva dei Consultori che dovevano essere l’architrave di volta di una rete dedicata alla protezione salute riproduttiva del donna. Rete in parte disattesa ancora oggi.

 Sempre nel 1975 la nuova legge del diritto di famiglia che sostituiva alla patria potestà la potestà genitoriale, dove padre e madre assumevano pari doveri e dignità.

Infine nel 1978 la legge 194 sulla interruzione volontaria della gravidanza; legge che come la Baslini - Fortuna sul divorzio ha affrontato superandolo, un referendum abrogativi.

Quindi un vero tsunami che investito recessi individuali fino allora ritenuti inviolabili, che ha in qualche modo reinterpretato il concetto di famiglia e ha modificato anche la pratica medica nel suo rapporto medico - paziente.

E’ successo che in un paese arretrato come il nostro, un piccolo partito, quello socialista, e un movimento vivace come quello Radicale insieme ad una fortissima partecipazione delle donne su due temi dirompenti come il divorzio e l’aborto hanno segnata la strada, quella della politica partecipata, per niente gli anni 70 sono stati l’anno del ultime grandi riforme civili nel nostro paese.

E questa è una importante lezione. Bisogna che quello slancio venga ripreso.

La prassi contro le critiche di merito al concetto di diritto individuale e contro la contrapposizione questa si ideologica, come nel caso del sovvertimento della Roe vs. Wade con la sentenza Dobbs v Jackson  del 24 giugno 2022.

Quanto la sentenza della Corte Suprema USA può influenzare il dibattito nel nostro paese? Difficile paragonare i due sistemi legislativo e giuridico.

Nel 1981 gli italiani respinsero due referendum abrogativi che volevano modificare la legge 194.  Gli italiani scelsero di preservare quella legge che consente alla donna l'interruzione volontaria di nei modi, nei tempi e nei luoghi previsti dalla legge entro i primi 30 giorni, solo per motivi di natura terapeutica tra il quarto e il quinto mese, e riconosce ai medici l'obiezione di coscienza.

I Radicali erano per una piena liberalizzazione dell'aborto estendendolo anche nelle case di cura private; il Movimento per la Vita si poneva due obiettivi: o l'abrogazione della legge 194 o la cancellazione degli articoli che tutelavano l'autodeterminazione della donna riconoscendo come lecito soltanto l'aborto terapeutico. Entrambi furono respinti con una ampia percentuale: quello radicale con l'88,4% dei no e quello del Movimento per la Vita con il 68% dei no. Quindi una grande legittimazione popolare, sempre e comunque una buona garanzia, a patto con si allenti l’attenzione. In Italia è evidente l’attuale situazione di stallo, nonostante alcune conquiste di grande valore come la legge Lenzi sul fine vita n. 219/17.

Il contrasto alla 194 è sempre attivo. A volte, si sa, non è necessario abolire una legge, è sufficiente renderla poco fruibile con tutti i mezzi possibili. Strumento più subdolo della Dobbs v Jackson. che comunque non ha trovato terreno fertilissimo negli USA: vedi la immediata presa di posizione di alcuni stati e dello stesso Presidente Biden.

Tutti conosciamo le grandi difficoltà che da sempre la legge 194 ha incontrato sul suo cammino: obiezione di coscienza a livelli inaccettabili che in certe strutture arriva al 100%, mancato potenziamento della rete consultoriale, la presenza  nei Consultori, in alcune regioni,, di associazione pro-life, inadeguata valutazione dei casi di aborti spontanei e aborti clandestini, dati spesso utilizzati in maniera strumentale dalle cosiddette associazioni pro-life, il problema dell’aborto dopo il terzo mese per grave rischio della madre o di gravi malformazioni del feto, il cosiddetto aborto terapeutico dove l’obiezione di coscienza può rendere drammatico il percorso della donna. In più, cosa grave, nelle nostre Università contraccezione, tecniche abortive e salute riproduttiva della donna non ricevono grande attenzione nei piani di studio

Sembra paradossale ma a distanza di 50 anni anche la “rivoluzione contraccettiva”, non si è ancora realizzata del tutto e contraccezione e interruzione di gravidanza sono strettamente intrecciate. Nel 2019 l’Italia si piazzava in 26esima posizione con un tasso di utilizzo del 58% molto distante da Gran Bretagna, Francia e Spagna, e vicino a Paesi alla Turchia e l’Ucraina e ancora una persona su 4 sceglie il coito interrotto. E anche per quanto riguarda l’introduzione dell’educazione sessuale e affettiva come materia di insegnamento siamo il fanalino di coda in Europa, se consideriamo che dal 1955 è presente in Svezia, dal 1970 in Austria, dal 1995 in Germania, dal 2001 in Francia, dal 2017 nel Regno Unito. L’ Italia è a livello Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Cipro e Lituania.

Il diffondersi di una contraccezione sicura e scientificamente avanzata e una consapevole pianificazione familiare sicuramente riducono il ricorso all’aborto, anche se riteniamo il diritto all’aborto sia tale a prescindere dalla contraccezione. Sicuramente non saranno certo le limitazioni imposte da una legge antiaborto, come potrebbe verificarsi in ceti stati americani. 

Ricordiamo che i farmaci contraccettivi di ultima generazione sono a carico della donna; l’ennesima discriminazione in sanità basata sul censo.

La giustificazione dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) è risibile, cioè evitare “un orientamento prescrittivo verso i farmaci rimborsabili non del tutto appropriato” frase incomprensibile. Anche l’affermazione di alcuni giornali critici sul provvedimento, perché potrebbe esservi un “aumento del ricorso all’aborto”, non è corretta: l’aborto non è contraccezione.

Per non parlare della contraccezione d’emergenza, da sempre fortemente condannata, con argomentazioni spesso mendaci come definire la contraccezione d’emergenza come aborto vero e proprio. L’importanza della Santa Sede in questa polemica è fondamentale: Giovanni Paolo II nella Evangelium Vitae ha con chiarezza definito che: “aborto e contraccezione sono il frutto della stessa pianta”, anche se configurano due infrazioni diverse della dottrina. Che poi la contraccezione riduca l’accesso all’aborto è confermato statisticamente.

E’ necessario lavorare per un salto culturale, perché è solo un salto culturale che permette che queste conquiste e le nuove che verranno (eutanasia, jus soli, jus scholae, diritti LGBT) diventino realtà, e si radichino nel tessuto sociale; “costruire sulla roccia e non sulla sabbia”. Come tutte le cose nuove che nascono, anche i nuovi diritti necessitano di un humus fertile, coltivato con assiduità e attenzione. Quindi un lavoro paziente di informazione, di colloquio e soprattutto politico; salto che può anche verificarsi improvvisamente, con un salto gestaltico come il Prof. Mori spesso dice, qualora si siano create le condizioni necessarie.

Giacomo Orlando, Tiziana Borra, Maurizio Prato
Consulta di Bioetica onlus, Sezione di Novi Ligure

Leggi gli interventi precedenti: Maurizio MoriAnna PompiliCorrado Melega, Ilenya Goss

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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