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Martedì 05 LUGLIO 2022
La Calabria s’è desta

In una Calabria commissariata e campione di inefficienza, è iniziata una nuova era per la sanità regionale. Sempreché quanto appena iniziato abbia buone gambe e buone teste sulle quali contare

La “cura” del presidente Occhiuto funziona. Con l’arrivo del prof. Profiti a capo di Azienda Zero la governance della Calabria commissariata preme sull’acceleratore.

Comincia a riparare un sistema di guasti legislativi portati avanti per decenni dall’incuranza generale. Residua una legge regionale, la n. 11/2004 regolativa del SSR, piena zeppa di errori e di incongruenze, alcuni dei quali risolti con la legge approvata ieri in Consiglio regionale. Tanti altri da risistemare con una legge più organica, da approvare di qui a poco, solo che si voglia rilanciare il sistema salute.

Non solo. La “cura” Occhiuto funzionerà, celermente e nella dovutezza normativa, con il perfezionamento a breve della fusione per incorporazione della A.O. “Pugliese-Ciaccio” nella A.O.U. che si denominerà “R. Dulbecco”, a mente della legge regionale n. 33/2021, peraltro puntualmente attuativa della prescrizione imposta alla Calabria dalla Consulta con la sentenza n. 50/2021.

Un esempio per tutti
La legge approvata ieri in Consiglio regionale costituisce un unicum nazionale, in quanto corregge imperfezioni presenti: nelle leggi di diverse Regioni (tutte, tranne Basilicata, Emilia-Romagna, Liguria, Molise, Piemonte, Sicilia, Toscana, Val d’Aosta e Provincia di Trento), quanto a quelle istitutive e organizzative dei SSR; in tutte le norme che insediano in altre tre Regioni le Aziende Zero (Veneto, Piemonte, Lazio). Quanto a queste ultime, tutte senza l’attribuzione della autonomia imprenditoriale, prescritta dal legislatore nazionale del 1999.

Al riguardo, anche la legge regionale n. 11/2004 della Calabria conteneva in proposito un errore marchiano, in quanto non prevedeva una siffatta tipologia di autonomia neppure in capo alle Aziende della salute calabresi, attribuendo loro una impropria autonomia gestionale.

Oltre a correggere i compiti
Ovviamente, il Consiglio regionale calabrese non ha fatto solo questo, ma ha modificato il testo della legge regionale n. 33/2021, istitutiva della Azienda Zero, a suo tempo redatta, quasi pedissequamente, sul modello della omologa legge regionale veneta n. 19/2016 che, imitata da tutti, ha determinato grossolani errori di definizione, di funzionamento, di impianto.

La Calabria, nel particolare, ha sottratto l’Azienda Zero ad ogni tipologia di sottomissione esercitata dalla burocrazia regionale, riconoscendole l’autonomia (imprenditoriale, giova ripeterlo) che le è dovuta.

Non solo. Ha eliminato obblighi innaturali, del tipo il vincolo di congruità cui era obbligato al rilascio nella prima versione, a mera passiva imitazione di quella veneta, il primario dirigente regionale della Salute. Un obbligo previsto in accompagno ai bilanci preventivi e consultivi GSA e a quelli consolidati del SSR.

La ciliegina sulla torta
Ha fatto molto di più. Ha istituito le UCA, che andranno a sostituire degnamente le USCA, che hanno perso la loro cittadinanza di esistere a causa di una innaturale scadenza legislativa nazionale, incauta nel ritenere cessata la emergenza Covid-19.

Al riguardo, la Calabria “da imitare” ha ritenuto, l’unica nel Paese, di mettere sul tavolo una legge regionale che ne fissasse l’istituzione e la mission, attribuendo al Commissario ad acta l’adozione di linee guida indicative dei comportamenti da tenere al riguardo a cura del sistema delle aziende territoriali.

Quando si dice che gli ultimi possono diventare i primi
Dunque la Calabria, maglia nera, non solo ha imparato a risalire la china, ma addirittura ad aggiudicarsi la tappa dei “Pirenei” e ad indossare la maglia gialla in termini di adeguamento alla normativa generale statale e in corrispondenza degli interessi pubblici sottesi al buon funzionamento dell’organizzazione sociosanitaria.

In una Calabria commissariata e campione di inefficienza, è iniziata una nuova era, sempreché quanto appena iniziato abbia buone gambe e buone teste sulle quali contare.

Ettore Jorio
Università della Calabria

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