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Lunedì 04 LUGLIO 2022
Tossicodipendenze. Nella nuova Relazione al Parlamento si parla di “depenalizzazione”

Il riferimento è esplicito e riprende una delle conslusioni emerse durante la VI Conferenza Nazionale sulle Dipendenze del novembre scorso: “Favorire la depenalizzazione, intesa come necessità di rivedere le norme che prevedono sanzioni penali e amministrative a carico di persone che usano droghe” e “rivedere la legge attuale passando dal modello repressivo a un modello di governo e regolazione sociale del fenomeno e sottrarre all’azione penale alcune condotte illecite, rivedendo l’impianto sanzionatorio ed escludendo l’obbligatorietà dell’arresto in flagranza”. LA RELAZIONE.

La ministra per le Politiche Giovanili Fabiana Dadone ha trasmesso nei giorni scorsi la Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia.

La Relazione – frutto del lavoro di coordinamento assicurato dal Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio – si compone di 7 parti suddivise in 10 capitoli.

La prima parte analizza il mercato delle sostanze stupefacenti, fornendo dati sui sequestri, sulle variazioni di prezzo e sulle analisi qualitative delle sostanze sequestrate. Inoltre, espone strategie mirate alla riduzione dell’offerta e si sofferma sulle denunce penali per i reati droga-correlati.

La seconda e la terza parte analizzano la diffusione e le tendenze di consumo nella popolazione, nonché le attività di prevenzione del fenomeno delle dipendenze messe in atto da tutti gli attori istituzionali del panorama nazionale.

La quarta parte è dedicata ai servizi di trattamento delle persone che presentano dipendenza da sostanze.

La quinta parte tratta i danni correlati al consumo di sostanze stupefacenti a partire dall’incidentalità stradale.

Le ultime due parti, infine, riguardano le attività promosse dal Dipartimento e i lavori svolti durante la VI Conferenza Nazionale sulle Dipendenze dal titolo “Oltre le Fragilità”, conclusa a Genova il 27 e 28 novembre 2021 dopo 12 anni dall’ultima edizione.

Partiamo da qui perché alla fine di tutto il percorso partecipativo della Conferenza, il Dipartimento Politiche Antidroga, con l’ausilio del gruppo dell’ Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr, ha sintetizzato i risultati di tutto il processo individuando i temi trasversali, organizzando le proposte di modifica alle normative nazionali e le indicazioni per la stesura del nuovo Piano di Azione Nazionale.

Le risultanze di questo lavoro di sintesi sono state inserite nella relazione ministriale e le sorprese non mancano. A partire dal chiaro riferimento alla necessità di rivedere le attuali politiche di repressione del consumo a favore di scelte di depenalizzazione, “intesa - si legge nella Relazione - come necessità di rivedere le norme che prevedono sanzioni penali e amministrative a carico di persone che usano droghe; rivedere la legge attuale passando dal modello repressivo a un modello di governo e regolazione sociale del fenomeno e sottrarre all’azione penale alcune condotte illecite, contemplate dall’Art.73, rivedendo, contestualmente l’impianto sanzionatorio ed escludendo l’obbligatorietà dell’arresto in flagranza”.

Questi tutti temi trasversali emersi dalla Conferenza e ripresi nella Relaziona al Parlamento. Nello specifico, è emersa con forza la necessità di mettere in atto iniziative finalizzate a:

Proposte di modifica alle normative nazionali vigenti
L’istanza emersa più chiaramente in merito al DPR n.309/90 è relativa all’Articolo 73. Su molti dei Tavoli è emersa forte l’esigenza di modifica di tale articolo e, nello specifico, con l’intento di sottrarre all’azione penale sia la coltivazione di cannabis a uso domestico, sia la cessione di modeste quantità per uso di gruppo laddove non sia presente la finalità di profitto.

È stata inoltre proposta l’esclusione dell’obbligatorietà di arresto in flagranza e l’esclusione, in ogni caso, della previsione dell’arresto obbligatorio. In aggiunta è emersa la proposta di eliminare il criterio tabellare che individua le quantità/dosi entro le quali si configura l’uso personale e il cui superamento definisce lo spaccio, rimettendo il giudizio alla discrezionalità del Giudice, di dare spazio al comma 5bis e all’istituto della “messa alla prova” per avviare percorsi di giustizia riparativa e di inserire i lavori di pubblica utilità come possibile sanzione, in sostituzione alla reclusione. 

Relativamente al tema della comorbilità è stata evidenziata la necessità di prevedere l’accesso agli Istituti di Custodia Attenuata per il Trattamento dei Tossicodipendenti (ICATT) per persone detenute in trattamento e/o con marcata comorbilità e l’esigenza di sviluppare sub-circuiti attenuati all’interno del sistema per persone in trattamento farmacologico agonista o in marcata comorbilità psichiatrica. Inoltre è emersa una proposta relativa al tema dei migranti relativa alla concessione del permesso di soggiorno in prova per i detenuti stranieri, come misura da erogare al termine della pena e di durata temporanea.

Un altro tema che ha suscitato grande interesse all’interno dei lavori è stato quello della Riduzione dei Danni e Limitazione dei Rischi che ha raccolto numerose proposte su diversi Tavoli. Un primo bisogno emerso è quello di incrementare le attività di testing e vaccinazione, con Unità Mobili, anche al di fuori del Sistema Sanitario. È stato proposto di attivare operazioni di drug-checking anche presso i Servizi Pubblici, di sviluppare un quadro normativo che ne favorisca l’attuazione, di intervenire sul costo del Naloxone spray e sulla sua prescrivibilità e, infine, di avviare la sperimentazione di diversi modelli di stanze del consumo. 

Per quanto riguarda il tema della sanità e dell’integrazione, la necessità che è emersa con forza è quella di organizzare un modello di governance multilivello che abbia carattere nazionale, regionale e di declinazione territoriale; a cui si aggiunge la proposta di adozione del Budget di Salute, strumento emerso spesso nei lavori dei Tavoli come adeguato per l’intervento e la promozione dell’innovazione.

È stato inoltre richiesto di assicurare i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e i Livelli Essenziali di Prestazione in ambito Sociale (LEPS) attraverso la predisposizione di risorse su base annuale; eliminare le barriere alla mobilità interregionale, nel rispetto della libertà delle persone di scegliere il luogo di cura e l’introduzione della possibilità di accreditamento specifico per le comunità per minori. 

Sui temi della casa e del lavoro, le proposte individuate sono relative alla previsione di interventi per il diritto alla casa, in forma singola o mutualmente associata, come condizione determinante per i percorsi di inserimento sociale e riabilitazione. Sono stati proposti: lo sviluppo di una formazione on the job; la terapia occupazionale; l’accompagnamento e l’inserimento lavorativo; l’attivazione di sistemi d’incontro domanda/offerta nelle imprese profit

Relativamente al tema della privacy è emersa come fondamentale la necessità di revisione della normativa sulla privacy per garantire l’utilizzo dei dati sociosanitari a fini di programmazione sanitaria e ricerca pubblica. A questo si aggiunge il bisogno di favorire l’integrazione del flusso SIND (Sistema Informativo Nazionale Dipendenze) con flussi informativi sanitari e altri flussi specifici.

Sul tema della Cannabis a Uso Medico (CUM) è stato proposto l’aggiornamento del DM 9/11/2015 relativo alla produzione nazionale della Cannabis a Uso Medico e l’istituzione di una Agenzia nazionale che possa regolarne produzione e distribuzione. Si considera necessario, inoltre, aggiornare la normativa sull’assunzione di sostanze stupefacenti e psicotrope alla guida di veicoli.

Infine, sul tema dell’Università è stata proposta l’introduzione di una specializzazione in “Medicina delle Dipendenze”.

Oltre ad avere condotto, come da mandato, alla proposta delle suddette modifiche al DPR n.309/90, i lavori della Conferenza hanno evidenziato l’auspicio della redazione di una legge quadro che renda possibile prendere in esame più ambiti. Le proposte emerse hanno riguardato non solo il Testo Unico sugli stupefacenti, quanto temi diversi afferenti a differenti normative a livello nazionale. Tali proposte rappresentano modifiche attuabili seguendo una volontà di programmazione.

La sintesi ufficiale della Relazione
La schematizzazione seguente, pubblicata nelle ultime pagine della Relzione, offre un riepilogo sintetico dei dati di particolare interesse, le frecce indicano il confronto con l’anno precedente.

L'infografica riassume i principali dati contenuti nella Relazione al parlamento contiene dei simboli (dato in aumento: "freccia in su"; dato in diminuzione: "freccia in giù"; dato stabile: "uguale") e, per ciascuna variabile rappresentata, confrontano il dato più recente con quello dell'anno prima (generalmente 2021 rispetto al 2020)

Effetto pandemia: una flessione non omogenea
La pandemia da COVID-19 ha avuto un impatto trasversale sull’articolato universo che gira attorno alle droghe. I settori diversi che lo compongono, però, hanno risposto in maniera disomogenea alle sollecitazioni dell’emergenza sanitaria. Da una parte l’impatto pandemico ha permesso di registrare una flessione nella percentuale dei giovani utilizzatori di sostanze psicoattive illegali, nel numero delle segnalazioni e delle denunce penali per reati commessi in violazione del DPR n.309/1990 e nel numero dei ricoveri e dei decessi drogacorrelati. Dall’altra è aumentata in maniera sensibile la quantità di sostanze intercettate nel nostro Paese, così come la percentuale di principio attivo rilevata nei campioni di hashish, crack e metamfetamine analizzati a seguito di sequestro. Sono inoltre state identificate 62 NPS, di cui 8 mai rilevate prima sul territorio nazionale. 

Segnali che descrivono un mercato fluido e in movimento che ha saputo riadattarsi alle restrizioni pandemiche in brevissimo tempo.

Resta indubbio, inoltre, che le misure di restrizione della mobilità presenti nella prima parte del 2021 abbiano influito sensibilmente sulle attività delle diverse strutture socio-sanitarie dedicate alla cura. 

Infatti, nel corso del 2021, i SerD e le comunità terapeutiche hanno visto diminuire il numero totale delle persone con disturbo da uso di sostanze in cura. Ciò è avvenuto nonostante la riorganizzazione dell’offerta di trattamento adottando percorsi di telemedicina e concedendo una maggiore flessibilità con l’affidamento delle terapie farmacologiche sostitutive con l’obiettivo di ridurre al minimo le ricadute sulle persone in trattamento. 

L'infografica riassume i principali dati contenuti nella Relazione al parlamento contiene dei simboli (dato in aumento: "freccia in su"; dato in diminuzione: "freccia in giù"; dato stabile: "uguale") e, per ciascuna variabile rappresentata, confrontano il dato più recente con quello dell'anno prima (generalmente 2021 rispetto al 2020)                                  

Il sistema di cura ha quindi comunque saputo prendersi carico della maggior vulnerabilità sanitaria delle persone con disturbo da uso di sostanze, comprese quelle affette da malattie infettive e quelle detenute, garantendo la continuità dei percorsi di trattamento, cura e riabilitazione sia nei servizi territoriali, sia nella comunità, sia in carcere. In questo contesto straordinario, il sistema di cura è stato a sua volta reattivo, mettendo in evidenza quanto la tutela dei diritti umani e la riduzione dello stigma, della discriminazione e delle disuguaglianze, debbano rimanere obiettivi chiave se si vogliono ottimizzare i risultati di salute pubblica anche in caso di emergenze pandemiche.

Precocità e innovazione: le parole chiave degli approcci di prevenzione e riduzione del danno
Nel panorama delle dipendenze, gli approcci di prevenzione spaziano da quelli che hanno come target la società nel suo complesso agli interventi mirati sulle persone a rischio. Creare una corrispondenza tra le diverse strategie preventive e i gruppi e contesti target rappresenta una sfida di continua innovazione che non può prescindere, da un lato dalla necessità di sperimentazione di nuove strategie, dall’altro dalla garanzia di standard di efficacia basati su dati concreti.

La popolazione scolastica da sempre è e resta il target principe della maggior parte degli interventi di prevenzione ambientale e universale, sempre più spesso affiancato anche dalle famiglie degli studenti. In considerazione dei profondi cambiamenti maturati in ambito scolastico nell’ultimo biennio, anche i canali di erogazione degli interventi hanno subito importanti variazioni e adeguamenti. In particolare, i progetti si sono articolati in forma di corsi interattivi o incontri, lavori di gruppo, lezioni frontali, seminari plenari, incontri tra pari e ricerche individuali e, seppure ostacolati dal contesto emergenziale, gli interventi volti a ridurre i consumi di sostanze psicoattive tra gli studenti hanno mostrato efficacia nell’aumentare la conoscenza dei rischi correlati al consumo e un’associazione con minori percentuali di consumo.

Contemporaneamente si è andata ampliando l’offerta delle tematiche, trattate nell’ottica della promozione di stili di vita sani e dell’aumento della percezione del rischio e della consapevolezza di sé, che comprendono non solo intercettazione precoce del consumo e dello spaccio, sensibilizzazione in relazione al consumo di alcol associato alla guida, prevenzione all’uso disfunzionale di Internet e di strumenti digitali, contrasto al gioco d’azzardo, ma includono anche temi come la violenza di genere e la promozione dell’educazione fra pari, l’educazione affettiva ed emotiva, le conseguenze dell’emergenza per la pandemia da COVID-19, le mafie e la criminalità.

Negli ultimi anni le attività di prevenzione si sono inoltre evolute al fine di rispondere alle necessità, sempre nuove, degli utenti, in particolare i più giovani, e di facilitare l’aggancio e l’intercettazione di quanti non si rivolgono ai servizi per le dipendenze. E proprio in quest’ottica, gli stessi servizi stanno ampliando la propria offerta, includendo attività e interventi ad hoc su dipendenze sine substantia, situazioni di ritiro sociale volontario e comportamenti legati all’utilizzo della rete. 

Anche i contesti di aggregazione e divertimento giovanile, soprattutto notturno, rappresentano un target fondamentale su cui focalizzare le attività di prevenzione, sia ambientale/universale, sia indicata/selettiva. In questo caso si tratta di progetti, soprattutto all’aperto (es. educativa di strada) che utilizzano metodologie esperienziali e promuovono attività innovative al fine di coinvolgere attivamente i giovani, proponendo la creazione di contesti accoglienti laddove già si aggregano, invece di attenderli presso i servizi. Tali modalità volte all’aggancio precoce, si articolano anche sul territorio della comunità locale, quartieri degradati e luoghi di spaccio e/o consumo di sostanze psicoattive con la finalità di fornire supporto e sostegno ai soggetti più vulnerabili, in situazioni di marginalità, e ai loro famigliari.

Oltre alla prevenzione al consumo, laddove il consumo sia già in atto, gli interventi di riduzione del rischio e del danno (RRD) si configurano, in un’ottica di prevenzione dei danni associati all’uso, come uno dei pilastri portanti degli interventi in ambito dipendenze, con un approccio che consente di entrare in contatto con il consumatore nel proprio ambiente naturale con l’obiettivo di arginare gli effetti dannosi del comportamento di consumo. Seppure con un quadro geografico disomogeneo, le attività di RRD si stanno evolvendo e alcune regioni propongono non solo interventi RRD in ambito sanitario (come test e vaccini) e distribuzione di materiali sterili, ma anche servizi innovativi (es. kit sniffo sicuro, take home Naloxone). 

In questo caso la popolazione target è prevalentemente quella delle persone che già si rivolgono ai servizi a bassa soglia o ai servizi ambulatoriali per le dipendenze, tuttavia l’offerta degli interventi di RRD ricomprende anche attività rivolte al mondo dei consumatori tutti, non solo quelli già in carico. Ad esempio i servizi di pill testing/drug checking erogati dalle unità mobili, soprattutto nei contesti del divertimento notturno, consentono non solo l’analisi delle sostanze e un monitoraggio territoriale a supporto del sistema di allerta precoce, ma anche lo scambio reciproco di informazione, offerta di primo soccorso, ascolto e orientamento, nonché le possibilità di aggancio precoce di consumatori sconosciuti ai servizi.

Mettere a sistema in un’ottica inclusiva tutte le attività di prevenzione al consumo e prevenzione del danno è una delle maggiori sfide nel dominio delle dipendenze. Questa visione non può prescindere dall’individuazione di specifiche linee guida da adottare sul territorio nazionale, le quali, a loro volta, devono basarsi su evidenze di provata efficacia.

Cocaina un mercato in continua espansione  
La maggior parte degli indicatori relativi alla cocaina descrivono un mercato ancora in grande espansione. Durante il 2021, attraverso circa 7.900 operazioni di polizia, sono state sequestrate oltre 20 tonnellate di cocaina, dato più alto mai registrato. Il gran numero di sequestri, tuttavia, sembra non aver fermato la diffusione della sostanza nel nostro paese. L’analisi delle acque reflue, infatti, descrive una concentrazione della sostanza media di 12 dosi ogni 1.000 abitanti/giorno, quantitativo medio in crescita dagli anni precedenti.

La sostanza entra nel nostro Paese principalmente dai porti ed è proveniente dall’area sudamericana e, una volta immessa sul mercato, presenta una purezza media pari al 68%. Il costo resta elevato e in costante aumento negli ultimi dieci anni, sia per quanto riguarda il traffico di grandi quantitativi (da 36.000 a 42.000 euro ogni kg o ogni 1.000 dosi), sia per la vendita in strada al dettaglio (73-93 euro ogni grammo o dose).  

L’aumento della disponibilità sul territorio si rispecchia anche nell’incremento rilevato per quanto riguarda non solo le segnalazioni per possesso, ma anche le denunce per reati collegati al traffico di cocaina (rispettivamente Artt.75, 73 e 74 del DPR n.309/1990). Nel 2021 la percentuale di denunce legate al traffico di cocaina sul totale tende a equipararsi a quelle per cannabis, mentre le denunce per associazione finalizzata al traffico raggiungono quota 65%. 

Guardando ai danni socio sanitari, è immediatamente evidente che la metà delle persone con disturbo da uso di sostanze ristrette in carcere sono assistite per uso primario di cocaina o crack, senza differenze rilevanti tra nuovi utenti e utenti già noti. Nel 2021 la cocaina è risultata la sostanza primariamente utilizzata dalla maggior parte delle persone in cura nelle comunità terapeutiche (37%), soprattutto in relazione all’utenza maschile e ai nuovi ingressi. Nel corso degli anni è inoltre aumentata gradualmente la percentuale di chi è in trattamento presso i SerD per uso di cocaina e crack. Nel 2021, il 22% degli assistiti in trattamento usa come sostanza primaria la cocaina, confermandosi la seconda sostanza più utilizzata dopo l’eroina. Relativamente alle persone che hanno chiesto aiuto per la prima volta nel 2021 per il proprio uso di cocaina, si registra un aumento della quota di assistiti, dato che non si registra fra coloro che hanno chiesto aiuto per uso primario di oppiacei o cannabinoidi. 

Negli ultimi anni si assiste inoltre a un inasprimento di altre conseguenze per la salute legate all’utilizzo della sostanza. I decessi correlati al consumo di cocaina, infatti, aumentano, registrando nell’ultimo triennio un tasso di mortalità pari a 1,7 decessi ogni 1.000.000 abitanti. In salita anche i ricoveri ospedalieri con diagnosi primaria correlata all’utilizzo di cocaina che passano dall’11% nel 2011 al 26% nel 2020; in particolare, i ricoveri maschili risultano raddoppiati e quelli femminili triplicati.

L’unico indicatore in controtendenza è quello relativo al consumo; in base alle informazioni fornite da un campione di consumatori, l’utilizzo della sostanza risulta diminuito rispetto al 2018. La stessa tendenza si osserva fra i giovani studenti italiani: la percentuale di utilizzatori, infatti, risulta più bassa di quella registrata nel periodo pre-pandemia, confermando un andamento decrescente dal 2007. Più nel dettaglio, nel 2021, la sostanza risulta facilmente accessibile per il 7% degli studenti e sono 35mila coloro che l’hanno utilizzata, con consumi maggiori fra i ragazzi e i maggiorenni, che risultano le categorie più esposte. 

Il dato dei consumi giovanili potrebbe essere tuttavia condizionato dal prezzo elevato della sostanza che la rende meno fruibile per chi non ha reddito e, per questa ragione, risulta evidente la necessità assoluta di mantenere alta l’attenzione.

Cannabis: tra tendenze consolidate e nuove sfide
La lettura trasversale di tutti gli elementi descrittivi indica come la cannabis continui ad essere la sostanza più utilizzata in Italia, dato confermato dagli indicatori riferiti a domanda e offerta a livello europeo e mondiale. Alcuni elementi di novità sono però da notare. In particolare, oltre alla marijuana e all'hashish, oggi si osserva una crescente disponibilità sul mercato illegale di nuove forme e prodotti a base di cannabis, nonché il costante aumento della potenza dei prodotti sequestrati.

I dati riguardanti l'offerta di mercato indicano che circa la metà delle operazioni antidroga svolte a livello nazionale ha riguardato il contrasto di cannabis e derivati, e proprio i prodotti della cannabis hanno costituito il 74% delle oltre novantuno tonnellate di sostanze sequestrate. Tuttavia, come evidenziato da alcuni organismi internazionali, le restrizioni di viaggio dovute al COVID-19 potrebbero avere avuto un effetto sul traffico sia di foglie e infiorescenze sia di resina di cannabis introdotte attraverso le rotte extra-europee, e la cannabis prodotta internamente potrebbe essere diventata una fonte più importante per il mercato europeo rispetto agli anni prepandemia. I dati riguardanti le quantità di cannabis sequestrate in Italia non smentiscono questa ipotesi, indicando una rilevante diminuzione delle quantità di cannabis sequestrate che, in termini assoluti, equivale a oltre 40-50 tonnellate annue. Un altro possibile indicatore di questo fenomeno potrebbe essere quello dei prezzi al dettaglio, per i quali si osserva una tendenza all'aumento. 

Si rileva quindi un costante aumento della potenza dei prodotti di cannabis sequestrati, in particolare dell'hashish. La percentuale media di principio attivo (Tetraidrocannabinolo - THC) rilevata nei campioni di hashish è infatti quasi doppia (24-25%) rispetto a quella rilevata nei campioni di marijuana (10-12%). Inoltre, negli ultimi anni non solo è aumentata la casistica di sequestri di hashish a elevato tenore di THC (dal 35% al 50%), ma vi sono stati anche sequestri di materiale estratto da cannabis con tenore più elevato (fino ad oltre il 70%).

A questo si aggiunge l'ampia disponibilità di nuove sostanze psicoattive appartenenti alla categoria dei cannabinoidi sintetici, (120 nuove sostanze segnalate da Italia e EMCDDA nel 2021), nonché il preoccupante fenomeno emergente che riguarda l’adulterazione dei prodotti a base di cannabis con cannabinoidi sintetici, più volte segnalato dal Sistema Nazionale di Allerta Precoce - SNAP. La crescente differenziazione dei prodotti disponibili sul mercato illegale implica non solo l'incertezza per i consumatori ma pone anche seri rischi per la salute pubblica. 

Le stime riguardanti il mercato illegale confermano una domanda persistente, evidenziando come quasi la metà (44%) della spesa totale stimata per il consumo di sostanze stupefacenti sia attribuibile proprio al consumo dei derivati della cannabis. Anche i risultati delle acque reflue puntano in questa direzione, con una media di consumo stimata di circa 59 dosi giornaliere ogni 1000 abitanti. 

La diffusione dell'uso di questa sostanza riguarda anche i giovani: secondo i dati ESPAD®Italia 2021, quasi il 24% degli studenti ha consumato cannabis almeno una volta nella vita e 458mila 15-19enni (quasi 18%) l’hanno usata nel corso dell’ultimo anno. Questo è in parte il riflesso di un'ampia disponibilità: quasi un terzo degli studenti in questa fascia di età ritiene infatti di poterla reperire facilmente mentre, considerando solo gli utilizzatori nell’anno, questa percentuale raggiunge il 69%. La maggior parte di chi ne fa uso e riferisce di poterla reperire facilmente indica il mercato della strada e gli spacciatori come fonti di reperimento primarie. Rispetto invece ai pattern di consumo, l'uso di cannabis è spesso esclusivo e si accompagna a quello di altre sostanze solamente nel 9% dei casi, mentre l'età di primo uso si attesta tra i 15 e i 16 anni in oltre la metà di coloro ne hanno fatto uso almeno una volta nella vita. Circa uno studente consumatore su cinque ha un comportamento di uso definibile "a rischio" e a partire dal 2013 non si sono osservati cambiamenti percentuali. 

Il consumo di cannabis è spesso legato a necessità di coping, che sono state acuite dalle conseguenze psicologiche prodotte dalla pandemia: secondo la EU WEB SURVEY condotta nel 2021 le motivazioni più frequentemente riportate dai consumatori oltre al semplice svago (64,6%), sono la riduzione dello stress (89,6%) e degli stati di depressione e ansia (41,7%), nonché il miglioramento del sonno (62,1%) e delle capacità di socializzazione (33,9%).

Le conseguenze sanitarie dell'uso di cannabis sembrano rimanere piuttosto marginali: nel 2021, l'11% delle persone in trattamento presso i SerD usava i cannabinoidi come sostanza primaria. Tuttavia alcuni segnali potrebbero indicare il potenziale rischio dell'aumento costante della potenza e della differenziazione dei prodotti disponibili. La quota di utenza trattata presso i servizi pubblici per le dipendenze per utilizzo primario di cannabinoidi, infatti, è gradualmente aumentata nel corso del tempo e risulta ampiamente superiore tra i nuovi utenti rispetto a quelli già in carico. Inoltre, mentre la percentuale di ricoveri direttamente attribuibili alla cannabis è relativamente ridotta (5,6% dei casi), quella riferita al consumo di sostanze miste o non specificate è circa la metà, ed è in questa quota che potrebbero nascondersi le intossicazioni attribuibili all'uso di nuove sostanze a base di cannabinoidi sintetici.

La persistente diffusione del consumo di cannabis, data la normativa vigente, ha un impatto rilevante anche sul sistema penale e carcerario, e di conseguenze anche in termini di costi sociali. Nel 2021 il 41% delle denunce per reati droga-correlati (per la quasi totalità riguardanti traffico/spaccio) e circa tre quarti delle segnalazioni per detenzione ad uso personale di sostanze stupefacenti o psicotrope hanno infatti riguardato proprio la cannabis e i sui derivati. Le conseguenze sociali appaiono tanto più preoccupanti considerando che tra i giovanissimi fino a 19 anni segnalati, la detenzione ad uso personale di cannabinoidi costituisce la quasi totalità dei casi. 

Fra le persone detenute affette da disturbo da uso di sostanze e in trattamento presso i SerD l’uso primario di cannabis è riferito al 10% del totale degli assistiti, percentuale che sale al 13,5% fra i nuovi utenti. Il dato è superiore se si considera la sostanza secondaria, nel qual caso le percentuali salgono al 26% tra i detenuti tossicodipendenti in carico e al 28% per i nuovi utenti.

Il monitoraggio della percezione del rischio e la diffusione di informazioni basate sulle evidenze per contrastare la disinformazione sui danni alla salute derivanti dai nuovi fenomeni di mercato vengono indicate anche a livello internazionale da istituzioni come UNODC e EMCDDA come strumenti di policy efficaci per prevenire l'aumento del numero di persone che fanno un uso dannoso della sostanza. I dati ESPAD indicano la potenziale efficacia di queste misure anche nel nostro Paese: a livello di interventi di prevenzione in ambito scolastico, tra gli studenti che hanno partecipato ad attività di prevenzione specifiche sull’uso di droghe, infatti, le percentuali di utilizzo di cannabis rilevate nel 2021 sono più basse rispetto a quelle degli studenti che non hanno partecipato a queste attività.

Le Nps continuano a diffondersi
Le NPS (Nuove Sostanze Psicoattive) si confermano uno degli elementi più dinamici e critici all’interno del panorama contemporaneo sulle dipendenze. Esse costituiscono un ampio insieme in costante evoluzione e comprendono principi attivi considerabili legali, perché non ancora iscritti all’interno delle tabelle ministeriali delle sostanze stupefacenti. I precursori, provenienti principalmente dall’oriente, vengono assemblati in piccoli laboratori clandestini gestiti da improvvisati chimici, cosa che rende, oltre che dannosa, anche potenzialmente letale l’ingestione di queste sostanze. Per via della loro possibile tossicità le NPS sono al centro di molti progetti di prevenzione e monitoraggio, con l’obiettivo di identificarle in tempi rapidi e prevenirne la loro diffusione. Il primo fra questi è lo SNAP, il Sistema di Allerta Precoce che, nel 2021, ha permesso di identificare 62 NPS nel territorio italiano, 8 delle quali mai rilevate prima. Anche l’analisi delle acque reflue ha permesso di selezionare e analizzare oltre 48 NPS appartenenti a vari gruppi. Pur non potendo identificare specificatamente le singole sostanze, nel 2021 i livelli massimi misurati da questo studio sono risultati superiori a quelli del 2020. 

La criticità di queste sostanze è anche costituita dal fatto che il loro consumo interessa principalmente le fasce di età più giovani e l’utilizzo sperimentale ad esse associato è secondo solo a quello della cannabis. Nel corso del 2021, circa 77mila studenti fra i 15 e i 19 anni hanno fatto uso di NPS e, nella maggior parte dei casi, il loro consumo è stato accompagnato a quello di altre sostanze. Le NPS più diffuse tra i giovani sono quelle appartenenti al gruppo dei cannabinoidi sintetici che, nell’ultimo anno, sono stati consumati da quasi 65mila adolescenti, facendo registrare un aumento rispetto al 2020. Tuttavia, un segnale positivo deriva dal calo dei consumi delle altre sostanze nella popolazione giovanile.

Negli anni della pandemia e, nello specifico, in quello appena passato, il numero dei casi di intossicazione o decesso segnalati e connessi alla circolazione di NPS sul territorio nazionale è rimasto pressoché costante. Questo dato mostra come simili sostanze siano appoggiate a un network di distribuzione resiliente e capillare, confermandone una pericolosità indicata anche dal fatto che, negli ultimi anni, i Servizi per le Dipendenze hanno iniziato a registrare una piccola quota di assistiti che indicano una delle nuove sostanze psicoattive come sostanza primaria. 

Oltre al monitoraggio delle NPS, sono attivi anche diversi progetti che si occupano della prevenzione, della diffusione e della riduzione dei danni connessi al loro consumo. Considerando che simili sostanze vengono commercializzate soprattutto online, è stata messa a punto una piattaforma informatica per l’elaborazione dei dati su di esse, in modo da facilitare la loro identificazione.

Pur riguardando numeri relativamente bassi, le NPS si presentano come un problema dinamico e particolarmente paradigmatico della situazione contemporanea in materia di dipendenze; risulta quindi evidente come l’identificazione e lo sviluppo di tecniche di analisi rapide ed efficaci siano di prioritaria importanza per tenere il passo con la fluidità di un mercato tanto dinamico quanto volatile, dove le sostanze compaiono e scompaiono dalla scena in tempi brevissimi, producendo tuttavia importanti conseguenze sanitarie. Per questa ragione interventi come quelli descritti sopra sono particolarmente centrali all’interno del panorama contemporaneo del contrasto alle nuove droghe.

Sostanze psicotrope sintetiche: al centro l’importanza della prevenzione
Si modifica velocemente lo scenario legato alle sostanze sintetiche: sebbene in generale gli indicatori della disponibilità di queste sostanze nel nostro Paese descrivano un mercato in contrazione ci sono segnali di adeguamenti che potrebbero portare a una nuova risalita degli utilizzatori.  

Nel 2021 diminuiscono i consumi fra gli studenti di sostanze come ecstasy, amfetamina, metamfetamina, LSD e GHB. I campioni di metamfetamina analizzati mostrano un aumento della purezza, mentre i prezzi di amfetamine e allucinogeni al mercato dello spaccio risultano sempre più bassi.

Le sostanze stimolanti, quali amfetamine, ecstasy, GHB, MD e MDMA, sono state utilizzate almeno una volta durante il 2021 da quasi 19mila ragazzi (0,7%:). Il consumo frequente, cioè aver utilizzato stimolanti 10 o più volte nell’ultimo mese, è stato riferito da oltre 3mila 15-19enni. Il 64,1% degli utilizzatori fa uso almeno anche di un’altra sostanza, un quinto ha avuto il primo contatto con queste sostanze non oltre i 13 anni (20,1%). 

Nel corso del 2021 il consumo di allucinogeni ha interessato più di 18mila ragazzi, 4mila studenti ne hanno riferito un consumo frequente di almeno 10 volte. 

Sebbene questo rappresenti un mercato minore, cresce lievemente nel 2021 la percentuale di persone denunciate per reati riferibili alle sostanze sintetiche (Art.73 e 74 DPR n.309/1990). Fra queste, il 41% è di nazionalità straniera, l’1% è minorenne, mentre sono in leggera diminuzione sia i decessi che i ricoveri direttamente correlati a questa tipologia di sostanze.

Nonostante il trend sulla diminuzione dei consumi riguardi anche il GHB, sono aumentati negli ultimi 10 anni le operazioni e i sequestri della sostanza e del suo precursore, il GBL. Questo dato riflette l’aumento della diffusione di questa sostanza negli ultimi 10 anni, al netto della sua limitata diffusione fra gli studenti.

Nel 2021 sono stati sequestrati ben 16 chilogrammi e 95 litri di GBL/GHB, destinati quasi esclusivamente al mercato nazionale.

Come si può notare dai dati riportati in questa breve panoramica, gli indicatori riferibili alle sostanze sintetiche restituiscono risultati complessi. La mutevolezza dello scenario rappresentato da queste sostanze, unita alla loro varietà, rende necessario un attento monitoraggio ed un’attività di prevenzione in grado di prendere in considerazione tutte le situazioni particolari.

Eroina: impatto sistemico e nuove strategie di mercato
Nel 2021 se in termini assoluti sono stati sequestrati quantitativi di eroina e altri oppiacei simili a quelli del biennio precedente, in termini relativi i quantitativi sequestrati sono in diminuzione e rappresentano poco meno dell’1% di tutte le sostanze sequestrate dalle Forze dell’Ordine. 

Un segnale in controtendenza arriva dalle analisi delle acque reflue che stimano un incremento di dosi giornaliere pari al 33%, che da 2,4 dosi ogni 1000 abitanti passano a 3,2.

Resta stabile la percentuale di segnalazioni per il possesso ad uso personale, mentre diminuiscono le denunce per traffico e detenzione (Art.73 DPR n.309/1990) e tornano a crescere quelle per associazione finalizzata al traffico (Art.74 DPR n.309/1990). 

Gli oppiacei risultano, quindi, tra le sostanze meno diffuse in Italia, eppure restano protagoniste in molte aree di indagine, dalla domanda di trattamento alle conseguenze sanitarie.

L’eroina rimane, infatti, la sostanza primaria maggiormente diffusa tra le persone che hanno richiesto un  trattamento nei servizi Pubblici per le Dipendenze. Nei Servizi Pubblici, il 62% risulta in carico per eroina e, secondo i dati del Ministero degli Interni, il 30% dell’utenza del Privato Sociale è in cura per questa sostanza.

Fra gli utenti utilizzatori primari eroina, la modalità d’assunzione maggiormente riferita è quella iniettiva (62,7%), aumentando esponenzialmente in questa popolazione il rischio di contrarre malattie infettive. 

Nonostante il 43% dei ricoveri droga-correlati riporti in diagnosi principale casi riferiti al consumo di sostanze miste o non specificate, gli oppioidi riguardano poco meno di un quinto del dato complessivo e, nel genere femminile, rimangono la prima sostanza di ospedalizzazione droga-correlata. Il dato sui decessi eroina-correlati si assesta intorno al 54% confermando come l’eroina sia responsabile della maggior parte dei decessi per overdose.

L’impatto sistemico di questa sostanza sul tessuto sociale si riflette anche sui sistemi di cura e trattamento delle dipendenze nel sistema carcerario: l’eroina rappresenta, infatti, la seconda sostanza primaria tra i detenuti in carico ai servizi per le dipendenze, con percentuali più elevate tra gli assistiti già noti ai servizi (37% vs 28% nuovi utenti) e tra i detenuti di nazionalità italiana (35% vs. 29% stranieri).

Un segnale incoraggiante proviene dallo studio ESPAD®Italia che evidenzia per l’eroina un andamento in costante e progressivo decremento, facendo registrare per il 2021 la prevalenza più bassa.

Sostanze psicotrope e popolazione femminile: un diverso profilo di rischio
Il consumo di sostanze stupefacenti, così come i comportamenti illegali riferibili a esso, vengono spesso concepiti come prevalentemente maschili e i dati riferiti al fenomeno del consumo, ai danni e ai decessi drogacorrelati confermano questa narrativa. Nonostante ciò, negli ultimi anni, la condizione femminile all’interno del panorama delle dipendenze è sempre più meritevole di un’attenzione particolare e fa emergere la necessità di sviluppare programmi di prevenzione, di accesso ai servizi e interventi specificatamente disegnati sulle esigenze della popolazione femminile. 

Il quadro che emerge descrive rischi, sì meno frequenti, ma in alcuni casi più incisivi.

In relazione ai consumi fra i giovanissimi, le studentesse mostrano rispetto ai ragazzi una propensione maggiore all’utilizzo di sostanze legali come le sigarette, sia tradizionali che elettroniche, e di bevande alcoliche. Inoltre, sebbene l’utilizzo di sostanze illegali sia più diffuso tra gli studenti, tra le studentesse diciassettenni il consumo delle principali NPS, di cocaina, stimolanti e allucinogeni è superiore all’utilizzo delle stesse da parte dei coetanei, mettendo in luce un target verso cui rivolgere attenzione. 

Le studentesse, inoltre, consumano più psicofarmaci senza prescrizione medica, siano essi per dormire, per l’attenzione, per l’umore o per le diete. Il divario con la popolazione studentesca maschile aumenta per le tipologie di farmaci, raggiungendo più che il triplo per il consumo di quelli relativi alle diete. 

Anche sul piano comportamentale si osservano differenze di genere per ciò che riguarda atteggiamenti e fenomeni che coinvolgono il mondo digitale e non. Si registra, infatti, un utilizzo più elevato di chat e social network tra le studentesse, le quali riportano anche di essere state maggiormente vittime di cyberbullismo. Un elemento a cui prestare attenzione è l’aumento, rispetto al 2019, del numero di ragazze che affermano di aver partecipato a risse di gruppo.

Questi dati evidenziano come, tra i giovanissimi, le ragazze siano maggiormente coinvolte nel consumo di sostanze più facilmente accessibili e nei comportamenti legati alla rete rispetto ai coetanei. Inoltre, relativamente alla messa in atto di comportamenti violenti, è interessante sottolineare la differenza emersa tra il mondo digitale e quello fisico: se nel primo le ragazze subiscono principalmente atti di violenza, nel secondo sono attivamente coinvolte negli stessi. 

Per quanto riguarda i profili di consumo della popolazione adulta, si rileva come la popolazione femminile che accede a servizi di vario tipo sia coinvolta maggiormente in consumi di sostanze quali eroina e cocaina. 

Infatti, la percentuale più alta di utenti di genere femminile in carico presso i Servizi del Privato Sociale risulta in trattamento per uso primario di eroina, cocaina e alcol. In riferimento a quest’ultima sostanza, le donne si caratterizzano per valori più elevati rispetto agli uomini. Presso i Servizi Pubblici invece, la quota di donne in trattamento per oppiacei risulta superiore a quella degli utenti di genere maschile. Gli oppiacei sono anche una delle cause primarie di ospedalizzazione femminile (diversamente dalla popolazione maschile in cui si registrano valori in diminuzione). Infine, anche i servizi di riduzione del danno hanno rilevato come l’uso primario di eroina/oppioidi e cocaina/crack sia più diffuso fra l’utenza femminile e, in particolare, hanno evidenziato come questa tipologia di consumi riguardi soprattutto le donne più giovani, in particolare nella fascia di età tra i 18 e i 24 anni.

Dato confermato anche dalle violazioni dell’Art.75: se le segnalazioni per possesso ad uso personale di sostanze psicoattive o psicotrope si riferiscono principalmente ai cannabinoidi per entrambi i generi, le segnalazioni per cocaina, eroina/oppiacei riguardano maggiormente la popolazione femminile, soprattutto nella fascia di età 3539 anni. In ambito carcerario, la percentuale di donne assistite dai servizi per le dipendenze negli istituti penitenziari a livello regionale risulta inferiore rispetto a quella maschile, tuttavia, relativamente alle sostanze utilizzate, si registrano valori più alti di consumo primario di oppioidi tra le detenute rispetto ai detenuti. Lo stesso avviene per stimolanti e ipnotici/sedativi.

I dati presentano un contesto in cui le consumatrici, nonostante siano coinvolte in misura inferiore nel fenomeno dell’uso di sostanze, mostrano dei profili di consumo a rischio, arrivando ai Servizi o alle condanne per il consumo di sostanze come la cocaina e l’eroina.

È evidente quindi come i profili di consumo di sostanze abbiano importanti peculiarità di genere sia all’interno della popolazione giovanile, sia della fascia adulta, e come i fenomeni potenzialmente rischiosi legati alle nuove tecnologie riguardino principalmente le giovanissime. Questi dati sottolineano l’importanza di sviluppare e realizzare progetti, azioni e interventi di prevenzione e presa in carico che sappiano rispondere in maniera strategica e focalizzata alle richieste emergenti del mondo femminile.

Stranieri e dipendenze: una popolazione fragile da monitorare con attenzione
Una lettura trasversale dei dati mostra come il tema della popolazione straniera emerga in maniera rilevante solo nell’ambito della riduzione dell’offerta e per ciò che riguarda l’utenza dei servizi collegati all’ambito carcerario, offrendo così la possibilità di dare solo un quadro parziale sul tema. Dato questo determinato principalmente dall’assenza di tale dettaglio negli altri flussi di dati.

Nel contesto dei reati droga-correlati la percentuale di stranieri coinvolta risulta in percentuali rilevanti sia per quanto riguarda le denunce, sia le condanne con sentenza definitiva, ma negli anni ha mostrato un trend decrescente. 

Nel 2021 si è, infatti, registrata una riduzione della percentuale di stranieri condannati con sentenza definitiva per reati droga-correlati che è passata dal 45% del 2019 al 38%, dato che delinea dunque un conseguente aumento della percentuale di italiani condannati per tali reati.

In particolare, anche la percentuale di detenuti condannati per violazione dell’Art.73 (33%) di nazionalità straniera risulta in diminuzione costante dal 2008. 

I dati relativi ai reati droga-correlati, siano essi legati alle denunce o ai detenuti, evidenziano un’interessante caratteristica relativa alla distribuzione geografica della popolazione straniera coinvolta. Le percentuali maggiori di condanne e di denunce rivolte verso la popolazione straniera si rilevano nelle regioni settentrionali a confronto con le regioni meridionali e insulari. Questo mostra come nelle regioni del nord Italia la criminalità straniera abbia un ruolo predominante nella vendita al dettaglio di stupefacenti mentre nelle regioni del sud e nelle isole ricopra un ruolo secondario rispetto alla criminalità nazionale. 

Riguardo alle caratteristiche della popolazione carceraria straniera è rilevante notare come il 29% dei detenuti stranieri siano tossicodipendenti. L’incidenza dei detenuti tossicodipendenti di nazionalità straniera sul totale della popolazione carceraria tossicodipendente è progressivamente aumentata, partendo dall’11% del 1992, arrivando al 34% degli anni 2017-2018, per poi assestarsi al 33% nel corso dell’ultimo biennio.

Per quanto riguarda le persone assistite dai servizi per le dipendenze nei penitenziari del territorio nazionale, la distribuzione dei detenuti stranieri si concentra principalmente nelle regioni settentrionali, in linea con la presenza di detenuti stranieri in queste aree. Gli stranieri detenuti e assistiti per uso di stupefacenti hanno una un’età media di 37 anni, più bassa rispetto a quella dei cittadini di nazionalità italiana, e che scende fino a 35 anni tra i detenuti nelle case circondariali dell’Italia nord-orientale.

L’analisi della sostanza d’uso primaria mostra che gli utenti stranieri, come quelli italiani, sono assistiti principalmente per uso di cocaina/crack e, a seguire, per l’uso di oppioidi e cannabis. Un elemento di divergenza si ha per le sostanze secondarie in quanto tra gli stranieri emerge l’alcol in percentuale maggiore rispetto ai detenuti italiani in trattamento. 

Il dato relativo al carcere evidenzia come il fenomeno del consumo e dei reati connessi all’uso di sostanze interessi in misura rilevante la popolazione straniera presente in Italia e necessiti di approfondimenti accurati e interventi mirati, anche per quanto riguarda la presa in carico da parte dei servizi. 

Sempre osservando i dati relativi ai reati droga-correlati, emerge in modo importante anche il tema dei minori: nel 2021 è aumentata, infatti, la percentuale di giovani di nazionalità straniera presi in carico per la prima volta dai Servizi Sociali Minorili che ha raggiunto il 18%.

I giovani di nazionalità straniera in misura alternativa alla detenzione, invece, sono diminuiti rispetto al 2020, mentre la percentuale di minorenni stranieri inserita in comunità è rimasta intorno al 25%.

Per quanto riguarda le nuove prese in carico da parte degli Uffici di Servizio Sociale per i Minorenni, nel 2021 queste sono principalmente persone di nazionalità italiana, anche se aumenta quella riferita ai giovani di nazionalità straniera, che supera il 17%, dato più alto di sempre.

Infine, un ultimo dato relativo alla popolazione straniera riguarda i danni correlati al consumo di sostanze. In particolare per le nuove diagnosi di AIDS, il dato percentuale relativo ai casi stranieri risulta in crescita fino al 2014 per poi avere un andamento altalenante e raggiungere l’11% nel 2021. Nei ricoveri ospedalieri droga correlati la percentuale di persone di nazionalità straniera nell’anno 2020 corrispondeva all’8,7% dei pazienti, e il 12% delle morti da overdose da sostanze stupefacenti ha riguardato persone straniere.

I dati emersi descrivono quindi come il tema del consumo di sostanze e i comportamenti a esso correlati siano un elemento fortemente rilevante nella popolazione straniera, a cui è necessario prestare attenzione sia in termini di prevenzione sia di trattamento. È importante, in particolare, tenere in considerazione che la popolazione straniera coinvolta in questo tipo di fenomeni necessita di interventi mirati che tengano in considerazione le sue peculiarità come, ad esempio, la specifica condizione giuridica all’interno del Paese delle persone coinvolte.

Le dipendenze oltre le sostanze tra i giovani under 25
L’adolescenza e la prima età adulta sono periodi di vita caratterizzati da una forte tendenza all’esplorazione che spesso può comprendere la messa in atto di comportamenti a rischio. Fra questi emergono sicuramente l’uso di sostanze psicoattive e i consumi digitali i quali, ad esempio, possono tradursi in un uso problematico dei dispositivi e dei mezzi digitali come l’utilizzo disfunzionale di Internet e dei videogiochi. 

Guardando da vicino questi fenomeni, nel 2021 circa 460mila ragazzi hanno assunto almeno una sostanza psicoattiva illegale, soprattutto la cannabis, dato in diminuzione rispetto al 2019. Tuttavia, a fronte di una riduzione dei consumi occasionali e sperimentali di sostanze illegali, si osserva un aumento del consumo problematico di cannabis, dell’utilizzo di sigarette (sia classiche sia elettroniche) e degli eccessi alcolici tra gli studenti. In particolare, per la prima volta, le prevalenze relative alle ubriacature tra le ragazze superano quelle riferite ai ragazzi. I giovani che si rivolgono ai servizi per le dipendenze per consumo di sostanze illecite nel corso degli anni sono diminuiti: dal 19,4% del 1999 passano al 12,6% nel 2009 e al 7,1% nel 2021. L’età media del primo trattamento si attesta intorno ai 30 anni. Tuttavia, le ospedalizzazioni droga-correlate per diagnosi multiple risultano aumentate tra i giovani under 25 fino al 2019; nel 2020, anno della pandemia, hanno invece subito un decremento.

Se da una parte diminuisce il numero di coloro che vengono segnalati ai prefetti per detenzione a uso personale di sostanze psicoattive, dall’altra, rispetto al 2020, sono aumentati i minori (+5%) denunciati alla Autorità Giudiziaria per reati droga-correlati, per la maggior parte riguardanti la detenzione e il traffico di cannabis e dei suoi derivati. Infatti, il 37% dei denunciati per reati cannabis-correlati ha meno di 25 anni. Non mancano inoltre i denunciati minorenni per cocaina che rappresentano quasi il 18% di coloro che hanno commesso reati penali cocaina-correlati. Anche rispetto ai giovanissimi e ai giovani adulti in carico agli Uffici di Servizio Sociale per Minorenni per reati droga-correlati e sottoposti a misure penali di comunità/misure alternative alla detenzione, nell’ultimo anno si osserva un lieve aumento dei casi che da 76 del 2020 passano a 87, nonostante il numero complessivo rimanga invariato. Tuttavia, in riferimento a questi dati è necessario tenere in considerazione l’effetto che la pandemia può aver avuto sugli stessi. 

L’emergenza pandemica ha altresì comportato un cambiamento delle abitudini e degli stili di vita ivi compreso l’utilizzo della rete; questo potrebbe riflettersi in una crescita dei consumi digitali. A tal proposito, tra i giovanissimi, è stato osservato un aumento dei valori percentuali relativi a un utilizzo potenzialmente rischioso di Internet, dei videogiochi e di altri fenomeni associati alla rete come il cyberbullismo. In relazione a quest’ultimo, sono soprattutto le ragazze a subirne le conseguenze. 

Un altro fenomeno emergente associato ai consumi digitali consiste nel ritiro sociale, meglio definito come Hikikomori. Nel 2021, il 19% degli studenti si è isolato socialmente per un periodo di tempo significativo e, tra loro, vi è una quota maggiore di quanti utilizzano in modo problematico la rete. Similmente, questi riportano un maggior utilizzo di sostanze psicoattive legali e illegali. 

In generale, emerge un legame tra il consumo di sostanze psicoattive e altri comportamenti problematici. Questo vale sia per i comportamenti additivi, come il gioco d’azzardo e l’utilizzo di Internet, che rischiosi e violenti quali l’essere coinvolti in risse, avere rapporti sessuali non protetti o mettersi alla guida dopo aver assunto sostanze psicoattive. Sulla base di questi dati e dell’evolversi della disponibilità e della tipologia dei consumi (sia di sostanze, sia digitali), emerge quindi l’importanza di sviluppare degli interventi e di creare degli spazi che sappiano accogliere i bisogni dei più giovani anche in considerazione della diminuzione dell’accesso ai servizi da parte di questi ultimi. 

In questi ultimi anni, nell’ottica di facilitare l’intercettazione, l’aggancio precoce e la facilitazione dell’accesso al trattamento, sono stati realizzati servizi dedicati ai giovanissimi che si caratterizzano per l’utilizzo di un approccio informale, accogliente e non stigmatizzate mediante lo sviluppo di attività sia outdoor sia indoor. Questi, inoltre, si configurano come una prima fase di presa in carico all’interno di strutture de-istituzionalizzate e, oltre agli interventi focalizzati sul consumo di sostanze, offrono supporto per altre tipologie di comportamenti additivi e condizioni emergenti legate al mondo digitale quali, il gioco d’azzardo, l’Hikikomori, la nomofobia e il vamping

 

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