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Mercoledì 22 GIUGNO 2022
Liste d’attesa. La ricetta di Slow Medicine

Ognuno dovrebbe fare la propria parte: gli amministratori, prima di aumentare l’offerta di esami, dovrebbero interrogarsi sulla loro appropriatezza, in particolare per le indagini radiologiche; i medici, prima di prescrivere o eseguire esami, dovrebbero valutarne l’appropriatezza e informarsi sulle raccomandazioni di Choosing Wisely Italy e sui raggruppamenti di attesa omogenea; i cittadini dovrebbero avere la consapevolezza che sottoporsi a più esami non sempre è utile ma anzi può arrecare danni

In tutto il mondo, la pandemia COVID-19 non solo ha fatto registrare milioni di vittime e ha sottoposto i servizi sanitari ad un vero e proprio stress test, ma ha anche determinato un importante impatto negativo indiretto sulla salute delle persone, causato dalla generale riduzione dei servizi e delle prestazioni sanitarie disponibili per le patologie non connesse con la virosi e dal conseguente allungamento dei tempi d’attesa, con possibili conseguenze negative sugli esiti delle cure (1 e 2)

Oggi è quindi più che mai necessario intraprendere con urgenza iniziative utili a limitare le prestazioni che la letteratura scientifica internazionale ha classificato come ad elevato rischio di inappropriatezza, per riconvertire le risorse sanitarie disponibili verso interventi di provata efficacia, da gestire secondo scrupolosi criteri di priorità clinica e di equità di accesso alle cure, per mezzo di una filiera efficiente e con il coinvolgimento di tutte le differenti professionalità del Sistema Sanitario Nazionale.

Viene definito appropriato un intervento sanitario – preventivo, diagnostico, terapeutico o riabilitativo – correlato al bisogno del paziente, fornito nei modi e nei tempi adeguati, sulla base di standard riconosciuti e con un bilancio positivo tra benefici, rischi e costi. 

Occorre a tal fine ribadire l’importanza della corretta formulazione del quesito clinico – più preciso esso sarà, migliore sarà la risposta da parte di chi eroga la prestazione – e della necessità di garantire prestazioni e cure adeguate alle esigenze del paziente, evitando il più possibile la ripetizione di procedure diagnostiche (i cosiddetti “controlli”), quando non rientranti in percorsi di follow-up validati e condivisi.

Occorre anche implementare scrupolosi percorsi di analisi dell’attività prescrittiva e progettare attività di formazione dedicata, creando un canale di comunicazione diretto tra prescrittori e specialisti ed attivando un percorso culturale, clinico e scientifico per la diffusione delle migliori conoscenze disponibili.

Tali conoscenze comprendono non solo le linee guida cliniche validate e le buone pratiche cliniche, come quelle indicate dall’associazione Slow Medicine (3) con la sua campagna Choosing Wisely Italy e le 280 raccomandazioni delle società professionali (4), ma anche i meccanismi condivisi di proritarizzazione delle prestazioni, come il metodo dei “raggruppamenti di attesa omogenea” (RAO) (5) , linguaggio comune che ha la finalità di coniugare appropriatezza e tempestività delle procedure.

Le raccomandazioni di Choosing Wisely Italy, volte ad evitare esami e trattamenti non necessari e che possono provocare ai pazienti danni diretti o indiretti, sono già inserite nel Sistema Nazionale Linee Guida dell’Istituto Superiore Sanità e sono presenti nel panorama scientifico internazionale insieme a quelle di 27 paesi tra cui USA, Australia, Canada e Regno Unito, mentre il metodo RAO è già divenuto parte integrante del Piano nazionale per la gestione delle liste d’attesa (6).

Negli ultimi decenni, inoltre, si è sempre più consolidata la consapevolezza del rilevante impatto negativo che le attività sanitarie determinano sull’ambiente, a causa del consumo di risorse naturali non illimitate e del rischio di danni irreversibili all’ecosistema terrestre e alla biodiversità. Limitare le attività sanitarie a quelle strettamente indispensabili per la salute e di documentata efficacia è diventato quindi un modo per proteggere il delicato equilibrio della vita sulla terra.

In questo periodo storico di veloce crescita delle tecnologie informatiche, vi è per fortuna l’opportunità di sviluppare e ottimizzare la comunicazione tra professionisti, grazie all’utilizzo di strumenti innovativi di tele-consulto (che permettono di migliorare le scelte diagnostiche e terapeutiche e rendere più efficienti ed efficaci i percorsi di cura), e di favorire la relazione tra professionisti e pazienti mediante tele-visite (in particolare per chi è sottoposto a frequenti followup) e tele-monitoraggi (in particolare per i portatori di device). È anche possibile l’utilizzo di supporti decisionali che forniscano messaggi alert ai professionisti in caso di prescrizioni di esami a rischio di inappropriatezza.

Fondamentale, per le finalità sopra descritte, è il coinvolgimento di tutti gli attori interessati, a partire dagli Ordini Professionali, che sono, per loro definizione, ‘casa comune’ e luogo di incontro dei professionisti, e dalle Società Medico-scientifiche, impegnate sempre più nella sperimentazione e nella ricerca organizzativa, oltre che nella tradizionale ricerca clinica.

Ognuno dovrebbe fare la propria parte: gli amministratori, prima di aumentare l’offerta di esami, dovrebbero interrogarsi sulla loro appropriatezza, in particolare per le indagini radiologiche; i medici, prima di prescrivere o eseguire esami, dovrebbero valutarne l’appropriatezza e informarsi sulle raccomandazioni di Choosing Wisely Italy e sui RAO; i cittadini dovrebbero avere la consapevolezza che sottoporsi a più esami non sempre è utile ma anzi può arrecare danni.  L’attivazione di tutte le parti in causa, insieme a comunicazione e condivisione continue tra ospedale e territorio, possono far sì che l’appropriatezza prescrittiva diventi uno strumento utile per migliorare l’accessibilità alla specialistica ambulatoriale, assicurare la sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale e ridurre l’impatto ambientale delle attività sanitarie.

Associazione Slow Medicine ETS

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