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Gentile Direttore, All'articolo 21, infatti, sono state recepite alcune delle storiche proposte di revisione dei criteri di selezione della dirigenza sanitaria, avanzate dal Movimento 5 Stelle. Criteri che vengono definiti con chiarezza, nel rispetto di principi di trasparenza e meritocrazia, e nell’ottica di valorizzare le competenze professionali e manageriali. A questo risultato il Movimento 5 Stelle ha lavorato fin dal suo ingresso in Parlamento, 9 anni fa, e nel corso dell'attuale Legislatura abbiamo continuato lungo questa direttrice, perseguendo l’obiettivo primario di spezzare il legame tra la politica e la governance delle aziende sanitarie, rimuovendo quelle interferenze che prestano il fianco a nomine più ispirate dalle appartenenze che da competenze e merito, nonché a decisioni di stampo clientelare, a discapito dei professionisti sanitari e dei cittadini. Per di più, sanità e salute rappresentano il primo capitolo di spesa nel bilancio delle Regioni, con una sovraesposizione a fenomeni corruttivi e di penetrazione da parte della criminalità organizzata, puntualmente documentati dalla cronaca. Inoltre, l’eccesso di pervasività della politica nella gestione della sanità pubblica ha, sovente, distorto la mission delle aziende sanitarie dal primario soddisfacimento del bisogno di salute della popolazione al consolidamento di gruppi di potere per la gestione di clientele ed affari. Alla luce di queste premesse, abbiamo sempre ritenuto che fosse necessaria una riforma radicale dell’attuale sistema di selezione e di reclutamento nella sanità pubblica, ispirata a trasparenza e meritocrazia. Ed è per questa ragione che, già a inizio di questa Legislatura nel luglio 2018, depositammo in Senato il DDL638, una proposta di legge a mia prima firma che prevedeva lo stop alle “nomine politiche” nella Sanità e l'adozione di criteri che sono stati sostanzialmente accolti nell'articolo 21 del Decreto Concorrenza. In questo solco, un altro passaggio nodale si è registrato nel novembre 2018 allorquando, grazie alle nostre insistenze, l’aula del Senato ha approvato un emendamento che ha ripristinato l’incompatibilità tra il ruolo di Presidente di Regione e quello di Commissario per il rientro del piano sanitario, evitando che i ruoli di controllore e controllato ricadessero nella medesima persona. La nostra volontà di riformare il Decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 171, che ha istituito l'Albo nazionale dei direttori generali, è stata poi ribadita a chiare lettere a maggio del 2019 quando, a seguito delle indagini che portarono alla ribalta lo scandalo della sanità in Umbria, il Movimento 5 Stelle tenne una conferenza stampa, alla quale presero parte, oltre alla sottoscritta, l'allora capo politico Luigi Di Maio, l'ex Ministro della Salute Giulia Grillo, l'attuale Sottosegretario alla sanità Pierpaolo Sileri e la Deputata Dalila Nesci, anch'essa prima firmataria di una proposta di legge sulla riforma dei criteri per la nomina dei manager in sanità. Un "parterre" che non lascia dubbi sulla dimensione del nostro impegno su una materia che era stata inserita anche nel contratto di governo con la Lega, l'altra forza politica che sosteneva l'esecutivo Conte I. Purtroppo, allora da parte della compagine leghista la spinta propulsiva verso una necessaria riforma di tale ambito strategico per la sanità apparve decisamente inferiore rispetto alla nostra. Da parte del Carroccio, infatti, registrammo un approccio attendista e volto a diluire i tempi, forse determinato anche dal fatto che la rimozione del controllo della politica regionale sulle nomine in sanità per loro avrebbe potuto significare uno svantaggio in termini di mantenimento del radicamento nel territorio. Poi venne la famosa crisi politica dell'agosto 2019 e, di lì a pochi mesi, il Governo Conte II venne proiettato ed assorbito quasi interamente in una dimensione mai sperimentata, quella della gestione della emergenza pandemica Covid-19. Una emergenza sanitaria che non solo ha rivelato compiutamente quanto fosse stata disastrosa la politica dei tagli in sanità, ma ha anche riacceso i riflettori sulla portata enorme dello sperpero di risorse pubbliche causato da inappropriatezza, inefficienze e corruzione in sanità. Nei due anni trascorsi dall'inizio della pandemia, i Senatori del Movimento 5 Stelle, pur a fronte di circostanze imprevedibili che hanno preso il sopravvento su qualunque altra attività politica, hanno sempre continuato a cercare lo spazio e l'agibilità per portare a compimento le riforme della sanità prima richiamate. E l'occasione per conseguire il risultato è giunta con il Decreto Concorrenza. Un primo importante risultato che ora andrà difeso e confermato nel passaggio del provvedimento alla Camera. Ho sempre pensato, prima da medico e poi da donna delle istituzioni, che gli italiani meritassero un servizio sanitario in cui i ruoli di responsabilità non fossero più subordinati alle appartenenze politiche, o peggio al clientelismo, ma venissero affidati a professionisti preparati e competenti, in grado di realizzare politiche e decisioni in tema di sanità e salute con una visione a medio e lungo termine, garantendo una migliore organizzazione dei servizi socio-sanitari e, dunque, la maggiore qualità nelle cure prestate ai cittadini. Oggi, finalmente, l'Italia si sta muovendo concretamente in questa direzione. Maria Domenica Castellone
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Lunedì 06 GIUGNO 2022
Meno politica e più merito nelle nomine in sanità, dal Ddl Concorrenza un primo risultato
utilizzo lo spazio che mi viene gentilmente concesso per soffermarmi su una misura recentemente approvata all'interno del Disegno di legge per il mercato e la concorrenza 2021 (meglio conosciuto come Decreto Concorrenza), che ritengo possa avere ricadute di grande impatto, in termini di efficacia, efficienza e appropriatezza, per il nostro Servizio sanitario nazionale.
Capogruppo M5S Senato della Repubblica
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