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Mercoledì 04 MAGGIO 2022
Pnrr. In Alto Adige 10 case di comunità, 3 ospedali di comunità e 5 Cot
La provincia e l’azienda sanitaria presentano i progetti da sviluppare nel prossimo futuro, per costi stimati pari a 67,3 milioni di euro, di cui 24 coperti da fondi statali del PNRR e 43,4 dal bilancio provinciale. Kompatscher: “L’obiettivo di questi progetti è quello di avvicinare l'assistenza sanitaria ai cittadini. Si tratta di misure già previste, ma i fondi statali ci danno l'opportunità di implementarli più rapidamente e di investire fondi provinciali in altri settori”.
I fondi del "Piano nazionale per la ripresa e la resilienza" saranno utilizzati nella Pa di Bolzano per cofinanziare progetti strategici nel settore sanitario. La Provincia e l'Azienda sanitaria li hanno presentati oggi. “Una sfida centrale per i sistemi sanitari risiede nello sviluppo e nell'ampliamento di una gamma di offerte assistenziali sul territorio”, hanno spiegato iIl presidente della Provincia, Arno Kompatscher; il direttore del Dipartimento alla salute, Günther Burger; la direttrice tecnico-assistenziale dell’Azienda sanitaria, Marianne Siller; e il direttore Generale dell’Azienda sanitaria, Florian Zerzer, illustrando i principali progetti in questo settore cofinanziati dallo Stato con i fondi del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza.
“L'obiettivo di questi progetti è quello di avvicinare l'assistenza sanitaria ai cittadini. Si tratta di misure già previste che comunque finanzieremmo dal bilancio della Provincia. Tuttavia, i fondi statali ci danno l'opportunità di implementarli più rapidamente e di investire fondi provinciali in altri settori", sono state le parole del presidente della Provincia, riprese in una nota di sintesi dell’ufficio stampa della Provincia.
Il direttore di Dipartimento, Günther Burger, riferisce la nota, "ha sottolineato che lo sviluppo demografico e il numero crescente di malati cronici stanno ponendo sfide simili a tutti i sistemi sanitari. L'esplosione dei costi e il calo dei lavoratori qualificati rendono essenziale nel lungo termine una riprogettazione e un migliore collegamento in rete degli operatori sanitari. Anche la pandemia ha evidenziato la necessità di rafforzare l'assistenza sanitaria a domicilio e nelle strutture territoriali.” "Gli studi dimostrano che gli investimenti in questo settore spesso rifluiscono nelle casse pubbliche, perché in questo modo è possibile ridurre le costose degenze ospedaliere ed aumentare la qualità delle cure ", ha detto Burger.
La direttrice tecnico-assistenziale, Marianne Siller, ha quindi spiegato nel dettaglio i progetti previsti. "Stiamo parlando di un cambio di paradigma: attraverso le dimissioni cosiddette protette, i pazienti saranno accompagnati a seguito di un ricovero ospedaliero in modo tale da prevenire ricadute acute con conseguente accesso al Pronto Soccorso ". Ciò richiede investimenti per la messa in rete e strutture dedicate.
Un elemento essenziale della riorganizzazione risiede nella creazione delle Centrali Operative Territoriali (COT). “Hanno lo scopo di mettere in rete i vari servizi e specialisti, come medici di medicina generale, medici specialisti ed altri operatori del settore sanitario e sociale, gli ospedali o i servizi per le cure palliative, così come le famiglie, i caregiver o le associazioni di volontariato o di pazienti”, spiega la nota provinciale. “Si tratta - prosegue la nota - di una piattaforma di dialogo in cui il personale riceve telefonate ed e-mail e li assegna ai servizi più appropriati o coordina la loro interazione. In questo modo, i pazienti dovrebbero essere assistiti nel modo più adeguato in base alle loro esigenze e ricevere cure multidisciplinari”.
Altri due elementi costitutivi della riorganizzazione sono le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità. Le prime, ricorda la nota provinciale, sono strutture di assistenza primaria, evoluzione degli attuali Distretti, che fungeranno da sportello unico per tutti i servizi sanitari territoriali e saranno gestiti da un'équipe multidisciplinare di operatori sanitari e sociali che effettuerà anche il prelievo del sangue e vari altri servizi diagnostici, terapeutici, assistenziali e riabilitativi. A seconda della loro dimensione avranno orari di apertura prolungati che vanno da 12 a 24 ore su 24.
Gli Ospedali di Comunità sono strutture sanitarie, in rete con le centrali operative territoriali e le Case della Comunità, che serviranno per brevi degenze o interventi sanitari meno complessi sotto il profilo clinico e saranno gestiti principalmente da personale infermieristico. Possono fungere anche da strutture transitorie dopo la dimissione dall'ospedale e prima del rientro a casa.
In Alto Adige verranno finanziati e realizzati entro il 2026, con i fondi del PNRR e della Provincia, cinque Centrali operative territoriali (a Bressanone, Brunico, Merano, Bolzano ed Egna), dieci Case della Comunità (a Naturno, Merano, Bolzano, Appiano, Egna, Laives, Chiusa, Bressanone, Brunico e San Candido) e tre Ospedali di Comunità con ospedali con posti letto per le cure intermedie (a Bolzano, Merano e Egna). Il presidente Kompatscher ha sottolineato che questo è un primo passo, ma che in futuro lo stesso sistema sarà esteso alle restanti parti del territorio provinciale.
In totale, per i progetti citati si stimano costi per 67,3 milioni di euro. Di questi, 24 milioni di euro saranno coperti da fondi statali del PNRR e 43,4 milioni di euro dal bilancio provinciale.
Come ha infine sottolineato il direttore generale dell'Azienda sanitaria, Florian Zerzer, una delle maggiori sfide risiede nei tempi stretti per l'attuazione: per la fatturazione tramite PNRR, tutti i progetti devono essere completati entro il 2026. "Dobbiamo lavorare rapidamente e bene per poter utilizzare le risorse secondo le specifiche, ma siamo preparati", afferma Zerzer.
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