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Martedì 15 MARZO 2022
Alcol. Stabile numero consumatori ma cresce e preoccupa il binge drinking tra i giovani. Speranza: “Pandemia può aver influito”. La Relazione al Parlamento

I consumatori a rischio in totale sono 8,6 mln. Si consuma più alcol al Nord e al Centro Italia. Il consumo esclusivo di vino e birra rimangono i privilegiati ma diminuisce in quasi tutte le fasce di età, mentre aumenta l’abitudine a consumare altri alcolici insieme al vino e alla birra. Quasi un giovane su 5 ha l’abitudine al binge drinking. LA RELAZIONE

Secondo i dati ISTAT nel corso del 2020 il 66,4% della popolazione italiana di 11 anni e più ha consumato almeno una bevanda alcolica (pari a 36 milioni e 56 mila persone), con una prevalenza maggiore tra i maschi (77,2%) rispetto alle femmine (56,2%). Il 20,6% dei consumatori (11 milioni 215 mila persone) beve quotidianamente (31% tra i maschi e 10,9% tra le femmine). Sono alcuni dei dati contenuti nella nuova Relazione al Parlamento sull’alcol.
 
Nell’anno 2020 è stabile, rispetto all’anno precedente, il consumo nell’anno (66,8% nel 2019 e 66,4% nel 2020); analogo andamento per il consumo giornaliero (20,2% nel 2019 e 20,6% nel 2020), mentre continua ad aumentare il consumo fuori pasto (30,6% nel 2019 e 31,7% nel 2020) ed in lieve diminuzione il consumo occasionale (46,6% nel 2019 e 45,7% nel 2020).
 
La prevalenza dei consumatori a rischio mostra che nel 2020 il 22,9% degli uomini e il 9,4% per donne di età superiore a 11 anni, per un totale di oltre 8.600.000 individui (M=6.000.000, F=2.600.000), non hanno seguito le indicazioni di salute pubblica. L’analisi per classi di età mostra che la fascia di popolazione più a rischio per entrambi i generi è quella dei 16-17enni, seguita dagli anziani ultra 65enni. Pertanto, circa 800.000 minorenni e 2.600.000 ultra sessantacinquenni, sono individui da considerare a rischio per patologie e problematiche alcol-correlate
 
“C’è un consumo significativo di alcol tra i giovani e c'è un aumento del consumo fuori dai pasti. Gli ultimi due anni che abbiamo vissuto possono aver influito: è particolarmente importante un lavoro interministeriale su questa materia, perché abbiamo a che fare con un tema delicato e una parte di esso è connesso alle giovani generazioni”. Ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, aprendo la Conferenza nazionale sull'alcol promossa dal ministero della Salute.
 
È sulle nuove generazioni, ha detto, che “dobbiamo concentrare in maniera forte le nostre energie in termini di costruzione di una cultura della prevenzione. Sono passati 14 anni dall'ultima conferenza e tante cose sono cambiate. C'è bisogno di un momento di confronto per capire e valutare come aggiornare anche la nostra legislazione in materia”. La stessa Oms, ha concluso Speranza, “sta lavorando ad un nuovo Global act plan sull'alcol 2022-2030”.
 
Bevande alcoliche consumate dagli italiani nel 2020
Nel 2020, beve vino il 53,8% della popolazione di 11 anni e più, di cui 65,1% maschi e 43,2% femmine. Nella stessa popolazione considerata beve birra il 51%, con una prevalenza dei consumatori di sesso maschile (64,6%) all’incirca doppia rispetto a quella femminile (38,3%). Gli aperitivi alcolici, amari e superalcolici sono consumati, nel 2020, dal 46,4% della popolazione di 11 anni e più (58,1% degli uomini e il 34,6% delle donne). Nell’anno 2020 i consumatori giornalieri di bevande alcoliche che hanno bevuto vino sono stati il 17,6% (26,1% maschi e 9,6% femmine), mentre quelli che hanno bevuto birra il 6% (9,9% maschi e 2,4% femmine) ed infine hanno bevuto aperitivi, amari, superalcolici lo 0,8% (1,3% maschi e 0,4% femmine). Nel tempo si assiste anche a sensibili cambiamenti, in tutte le classi di età, nel tipo di bevande consumate. Il consumo esclusivo di vino e birra diminuisce in quasi tutte le fasce di età, mentre aumenta l’abitudine a consumare altri alcolici insieme al vino e alla birra, specialmente tra le donne di 45 anni e più.
 
Si consuma più alcol al Nord e al Centro Italia
Il consumo di alcol nell’anno è più forte nel Centro-Nord, soprattutto nel Nord-est (70,1%) e tra i maschi (Nord-est=79,4%; Centro=78,1%; Nord-ovest=77%). Anche la quota più elevata di consumatori giornalieri si concentra nel Centro-nord (circa il 22%). Considerando l’ampiezza demografica dei Comuni, la quota di consumatori nell’anno è più elevata nei Comuni centro dell’area metropolitana, mentre nei Comuni fino a diecimila abitanti è più alta la percentuale dei consumatori giornalieri. Il consumo di alcol aumenta al crescere del titolo di studio Tra le persone di 25 anni e più, la quota di consumatori di bevande alcoliche aumenta al crescere del titolo di studio conseguito. Ciò avviene soprattutto per le donne: tra quelle con licenza elementare consuma alcol almeno una volta all’anno il 41,6%, quota che sale al 74,3% fra le laureate. Le differenze di genere, pur permanendo, diminuiscono all’aumentare del titolo di studio, anche a parità di età. Andamento inverso ha, invece, il consumo quotidiano, che risulta crescente al diminuire del titolo di studio, per entrambi i sessi ma soprattutto per gli uomini.
 
I modelli di consumo dei giovani
Nel 2020, il 46,9% dei ragazzi e il 42,5% delle ragazze di età compresa tra 11 e 24 anni ha consumato almeno una bevanda alcolica nel corso dell’anno; rispetto al 2010 si rileva una diminuzione della prevalenza tra i ragazzi (-10%) e, viceversa, un aumento tra le ragazze (+4,2%). Nella fascia di età 11-24 anni è soprattutto diffusa la consuetudine di bere alcolici fuori dai pasti, anche con una frequenza di almeno una volta a settimana, ciò indica un comportamento nel consumo di alcol adottato in modo abituale e potenzialmente a rischio. Pertanto, possiamo considerare il consumo di alcol tra i giovani, a tutt’oggi, una criticità che suggerisce di mantenere alta l’attenzione su questa fascia di popolazione.
 
Tra i comportamenti a rischio nel consumo di bevande alcoliche tra i giovani il binge drinking rappresenta l’abitudine più diffusa e consolidata. Nel 2019 il fenomeno del binge drinking riguardava il 16% dei giovani tra i 18 ed i 24 anni di età, di questi il 20,6% erano maschi e l’11% erano femmine. Nel 2020 il fenomeno del binge drinking ha riguardato il 18,4% dei giovani tra i 18 ed i 24 anni di età, di questi il 22,1% maschi e il 14,3% femmine.
 
I modelli di consumo degli anziani
Nella fascia di popolazione anziana è ormai consolidata l’abitudine a consumare bevande alcoliche soprattutto durante i pasti, questo fenomeno è da sempre parte della tradizione italiana. Con l’avanzare dell’età, tuttavia, troppo spesso non si tiene in considerazione che il fisico risponde diversamente rispetto alla tossicità dell’alcol e che i cambiamenti sopraggiunti nell’organismo a partire dai 65 anni rendono le persone ancora più vulnerabili perché si riduce la capacità di metabolizzare (digerire) l’alcol, si riduce la quantità di acqua presente nell’organismo e di conseguenza si ha una minore capacità di diluire l’alcol e tollerarne gli effetti, inoltre spesso si assumono farmaci
 
Nel 2020 il 62,4% delle persone di 65 anni e più ha consumato almeno una bevanda alcolica con una marcata differenza di genere (M: 81%; F: 47,9%). La prevalenza dei consumatori ultra 64enni nel 2020 è stata più elevata per il vino (M: 75,4%; F: 42,2%) e doppia rispetto alla prevalenza dei consumatori di birra (M: 53,2%; F: 22,2%) per entrambi i sessi; valori molto più bassi sono stati calcolati per il 2020 per le prevalenze dei consumatori di amari (M: 32,7%; F: 11%), di aperitivi alcolici (M: 25,9%; F: 9,6%) e di superalcolici (M: 26,4%; F: 6,8%)
 
Accessi in Pronto soccorso
Nel corso del 2020 si sono verificati complessivamente 29.362 accessi in Pronto Soccorso caratterizzati da una diagnosi principale o secondaria attribuibile all’alcol. Di questi il 71% si riferisce ad accessi di maschi e il restante 29% ad accessi di femmine. La distribuzione degli accessi in Pronto Soccorso per triage medico mostra che al 66% degli accessi viene attribuito il codice verde, al 22% il codice giallo, al 10% il codice bianco e al 2% il codice rosso.
 
Dimissioni ospedaliere
I dati ricavati dalle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) nel 2020 rilevano complessivamente 43.445 dimissioni ospedaliere, caratterizzate dall’avere indicata almeno una patologia attribuibile all’alcol, o come diagnosi principale di dimissione, o come una delle diagnosi secondarie, che coesistono al momento del ricovero e che influenzano il trattamento terapeutico somministrato. I dati più recenti si riferiscono all’anno 2018, si rileva che il numero di decessi di persone di età superiore a 15 anni per patologie totalmente alcol-attribuibili è stato pari a 1.224, di cui 81,5% uomini e 18,5% donne.

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