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Giovedì 03 MARZO 2022
Hiv. La campagna Takle Hiv per affrontare lo stigma
C’è ancora tanto da fare per combattere lo stigma e la scarsa conoscenza sull’HIV. L’ennesima evidenza arriva dal rapporto “Sex of Our Nations” – condotto in Italia, Francia, Galles, Inghilterra, Scozia e Irlanda, le nazioni che prendono parte al “Sei Nazioni”, il torneo di rugby più importante della stagione sportiva – che rivela atteggiamenti e livelli di comprensione e stigma differenti nei diversi Paesi che prendono parte alla competizione.
“Sex of Our Nations” è un nuovo sondaggio della campagna “Tackle HIV” guidata dalla star del rugby gallese Gareth Thomas, in collaborazione con la Terrence Higgins Trust e ViiV Healthcare, che sostiene la campagna, che fa emergere le differenze di atteggiamento nei confronti della sessualità, della salute sessuale e dell’infezione da HIV nelle sei nazioni che partecipano al torneo.
Il sondaggio, condotto su oltre 6000 adulti nelle sei nazioni, ha mostrato che solo il 66% e il 63% delle persone intervistate ha dichiarato di accettare completamente l’omosessualità e la bisessualità rispettivamente. Uno su dieci ha affermato di non accettarlo affatto. In Francia, una persona su cinque (20%) ha confermato di non accettarlo.
Il sondaggio Tackle HIV, condotto nell’ambito del rapporto Sex of Our Nations, mostra la variabilità di atteggiamento nei confronti della salute sessuale tra le nazioni: l’84% delle persone cui è stato chiesto ha affermato che la salute sessuale è per loro una priorità alta o molto alta (in Italia la percentuale è stata del 94 % ed è stata la più elevata). Tuttavia, i risultati mostrano poi che solo il 53% e il 45% delle persone prenderebbero in considerazione l’idea di sottoporsi a un test per un’infezione a trasmissione sessuale (IST) o per l’HIV rispettivamente. Inoltre solo il 26% e il 22% hanno riferito di aver eseguito un test IST o HIV in precedenza. Il 28% delle persone ha dichiarato che non prenderebbe in considerazione un test HIV in quanto non ritiene di essere a rischio. Questo dato è variabile nei vari paesi, passando dal 24% in Italia al 33% in Scozia e Galles.
“Sono così frustrato dal fatto che questi atteggiamenti esistano ancora – commenta il rugbista Gareth Thomas – Il sesso è ancor oggi visto come un argomento tabù di cui alla gente non piace parlare. Ciò alimenta lo stigma sulla sessualità e sulla salute sessuale, comprese le malattie sessualmente trasmissibili e l’HIV, il che è molto dannoso. Dobbiamo migliorare l’accettazione e la comprensione della sessualità e dell’HIV da parte delle persone per rimuovere lo stigma che impedisce di effettuare i test. L’unico modo per conoscere il proprio stato HIV è sottoporsi al test e abbiamo bisogno di “normalizzare” questo test in modo che non sia considerato diverso dai normali altri screening. Gli atteggiamenti si possono cambiare e sono determinato a fare tutto il possibile perché ciò accada”.
L’indagine ha anche rivelato una mancanza di comprensione su chi può essere a rischio di contrarre l’infezione da HIV. Il 50% e il 52% delle persone intervistate ha riferito di non ritenere che uomini e donne eterosessuali siano rispettivamente a rischio di contrarre l’HIV. In realtà nel 2020 la metà di tutte le nuove diagnosi di HIV in Inghilterra riguardava persone eterosessuali (49%), rispetto al 45% negli uomini gay e bisessuali. In Francia, il 69% delle persone intervistate non pensava che uomini o donne eterosessuali fossero a rischio di HIV, rispetto al 41% e al 44% in Scozia.
“Purtroppo non sono sorpresa dai risultati di questo sondaggio. Sebbene alcune popolazioni ne siano particolarmente colpite, chiunque può contrarre l’HIV indipendentemente dal genere, dalla sessualità, dall’età o da qualsiasi altro fattore – sottolinea Nneka Nwokolo, Honorary Consultant Physician in Sexual Health e HIV Medicine e Senior Global Medical Director di ViiV Healthcare – Eppure la gente sembra non capirlo. Stiamo assistendo a un aumento delle diagnosi tardive, spesso in persone che non pensano di essere a rischio e quindi non hanno eseguito il test. La diagnosi precoce dell’HIV significa un trattamento precoce e le persone con l’HIV trattate efficacemente non solo hanno la stessa aspettativa di vita di chiunque altro, ma possono vivere una vita normale e sana”.
Quanto pesa lo stigma
Lo stigma può influenzare molti aspetti della vita di una persona, incluso l’accesso a test, cure e servizi, salute mentale e relazioni. Il 58% delle persone intervistate ha riferito che se al proprio partner fosse stato diagnosticato l’HIV, avrebbero (18%) posto fine alla relazione o avrebbero considerato questa possibilità (40%). L’83% di questi ha affermato che la motivazione era la preoccupazione di contrarre l’HIV. In realtà, chi vive con l’HIV ed è in terapia antiretrovirale efficace non può trasmettere l’infezione al proprio partner sessuale, ma solo il 22% delle persone intervistate lo sapeva. La conoscenza di questo concetto è risultata più alta in Irlanda (28%) e più bassa in Italia (18%).
“Molte persone nella popolazione generale non conoscono ancora il concetto di U = U (Undetectable = Untrasmittable – precisa Antonella D’Arminio Monforte, Presidente della Fondazione Icona – che sintetizza proprio che chi, tra le persone con HIV, assume una terapia antiretrovirale efficace, non trasmette più l’infezione. Le conseguenze della diffusione di questo concetto sono enormi sia per la riduzione dello stigma, incidendo sul percepito sociale dell’HIV, sia dell’auto-stigma, contribuendo alla facilitazione della cosiddetta disclosure delle persone con HIV, riducendo così anche l’isolamento sociale”.
“Non dimentichiamo inoltre che i linguaggi, le esperienze e le reazioni sulle tematiche di inclusione – siano esse riferite alla sessualità, all’infezione da HIV o all’orientamento sessuale – sono molto differenti nelle diverse fasce di età e sul territorio – osserva Daniele Calzavara, attivista del Milano Check Point, una realtà associativa operante nell’area metropolitana milanese – mi auguro che iniziative di sensibilizzazione come queste possano innescare un tam tam informativo virtuoso e costante su tematiche di dignità e maturità sociale, abbattendo così stigma e discriminazione”.
L’UNAIDS ha fissato l’obiettivo di porre fine all’HIV/AIDS per far sì che cessi di essere una minaccia per la salute pubblica entro il 2030. La scienza ha consentito incredibili progressi nel trattamento dell’HIV, ma nonostante ciò le persone che vivono con l’HIV o sono a rischio di HIV devono ancora affrontare lo stigma e la discriminazione che minano gli sforzi di prevenzione, test e trattamento.
“I risultati di questa indagine mostrano chiaramente come lo stigma sociale e la discriminazione che le persone con HIV si trovano ad affrontare siano ancora oggi molto presenti”, conclude Maurizio Amato, General Manager di ViiV italia e Olanda. “E’ importante cogliere ogni occasione per riflettere su quanto lo stigma sia da debellare”.
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