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Lunedì 21 FEBBRAIO 2022
Mmg. Le cose che la politica ignora
Gentile direttore,
apprezzo tantissimo i continui aggiornamenti che pubblicate sull’annoso lavoro di riforma della medicina territoriale. Che questo sia indifferibile è tanto vero quanto necessario purché si imbocchi e si percorra la strada giusta.
È ormai un luogo comune descrivere il MMG come il fannullone strapagato che lavora appena tre ore al giorno ignorando, probabilmente, quanto nel reale sia necessario spendere per rendere sostenibile un servizio appesantito quotidianamente da incombenze burocratiche un tempo svolte dalle ASL.
Il modello nascente della futura medicina territoriale non sambra voglia andare in una direzione migliore. Il timore è che si voglia trasformare il MMG in un una sorta di Cerbero, ovvero di un cane a tre teste delle quali una si dovrà occupare del proprio ambulatorio (spoke ASL ma con costi a carico del MMG), un’altra dovrà occuparsi del Distretto per 18 ore settimanali e la terza per 6 ore dovrà contribuire alle attività delle Case di Comunità.
Probabilmente si è davvero convinti che in 20 ore settimanali si riesca ad assolvere alle esigenze cliniche e burocratiche di 1500/1600 assistiti, magari distribuiti in più sedi ambulatoriali e in centri urbani diversi a volte distanti decine di km una dall’altra.
Che la politica ignori tutto ciò non mi sorprende affatto ma che ci siano sigle sindacali silenti o consenzienti lo trovo aberrante. Gli stessi sindacati che enfatizzano l’irrinunciabilita’ ad un modello convenzionale che non prevede alcuna tutela su malattia e ferie è a dir poco grottesco e irrispettoso dei propri iscritti. Oggi è impresa titanica trovare un sostituto (anche pagandolo oltre il previsto) in caso di malattia o per ristoro psico-fisico, domani cosa prevedono a riguardo le eccelsi menti proponenti e condividenti suddetto modello di riforma? Le campagne mediatiche degli ultimi anni non hanno di certo contribuito a mitigare la pessima concezione del MMG nell’immaginario collettivo, ma condannarlo a tale sorta di “prigionia lavorativa” mi sembra eccessivo.
Nessuno obietta le 38 ore settimanali, ben vengano se assieme a loro arrivi pure un contratto da dipendente o quantomeno assimilato a quello degli specialisti ambulatoriali convenzionati (c.d. sumaisti). Così come proposta, tale riforma non farà altro che accompagnare all’uscita dalla convenzione tanti di noi “vecchi” disincentivando nel contempo quanti avevano pensato di intraprenderla.
Rocco Michele Faragò
Mmg ASL Novara
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