quotidianosanità.it
stampa | chiudi
Lunedì 14 FEBBRAIO 2022
Prezzi materie prime e dispositivi medici. Evitare impatto negativo
Gentile Direttore,
le imprese del comparto dei dispositivi medici vivono in questi mesi, come effetto secondario della pandemia da Covid-19, una grave carenza di materie prime e il conseguente, drammatico, peso dell’aumento dei prezzi. Si tratta di una situazione comune, purtroppo, a molti settori industriali ma che, nel mercato dei medical device, assume connotati peculiari per la stessa natura del mercato.
Secondo l’indagine del Centro Studi di Confindustria Dispositivi Medici, l’aumento dei costi delle materie prime come il ferro (+51,6%), l’alluminio e l’acciaio inox (+39,5% e +36,3%), ma anche dei materiali plastici (+34,8%) e della componentistica elettronica (+32,1% ) si somma all’impennata dei costi per il trasporti e per le importazioni di componentistica, semilavorati e prodotti finiti che fa registrare mediamente un balzo del 188,9% con picchi che nelle ultime settimane hanno superato il 400%.
Tuttavia, come si diceva, le peculiarità che caratterizzano il nostro settore producono effetti molto diversi rispetto ad altri comprati industriali, al di là dei numeri dell’impatto fin qui citati.
Le aziende dei dispositivi medici, infatti, si rivolgono prevalentemente al settore pubblico e il mercato si realizza attraverso l’aggiudicazione di gare per lotti spesso molto grandi e pluriennali. Inoltre, trattandosi appunto di beni di prima necessità per il funzionamento di ospedali, ambulatori e altre strutture sanitarie non è possibile interrompere le forniture per non configurare una interruzione di pubblico servizio.
Rispetto ad altri settori, quindi, le imprese del comparto si trovano schiacciate in una situazione paradossale: la mancanza di materie prime mette a rischio la disponibilità dei prodotti, ma se non rispettano le consegne previste dal contratto potrebbero essere denunciate per interruzione di pubblico servizio; inoltre, a causa dell’aumento dei costi di quelle materie prime che ancora si riescono a reperire non può variare nel corso dell’esecuzione dei contratti con la PA l’entità del corrispettivo originariamente pattuito.
Manca, infatti, nella quasi totalità dei contratti stipulati con la PA la presenza di una clausola di forza maggiore, clausola prevista sia nella disciplina italiana, sia nella prassi commerciale e nei regolamenti internazionali. Tale clausola mira a prevenire la responsabilità contrattuale delle parti in caso di mancata esecuzione e di inadempimento dell'obbligo contrattuale in caso di “cause di forza maggiore” o di altri eventi straordinari, in virtù della quale sarebbe stato agevole per i fornitori ricondurre a equità i contratti in essere.
Una funzione equilibratrice, quindi, di eventuali ulteriori scompensi che si venissero a creare per il protrarsi della situazione emergenziale.
Pertanto, le imprese dei dispositivi medici corrono il rischio in caso di contestazione e di inadempimento contrattuale di essere inserite nel casellario informatico ANAC, cosa che preclude loro la partecipazione ad altre gare. Tale evenienza impedirebbe di fatto la vita stessa di molte aziende che hanno nel rapporto con la PA il solo o principale sbocco commerciale.
La gravità ed eccezionalità della situazione impone una valutazione specifica in ordine alla possibilità che l’emergenza sanitaria e i conseguenti provvedimenti della pubblica autorità influenzino direttamente gli adempimenti contrattuali, rendendo impossibile o eccessivamente onerose, almeno temporaneamente, l’esecuzione delle prestazioni.
Per questo motivo, Confindustria Dispositivi Medici si è fatta voce delle imprese, chiedendo alle Istituzioni, incluse le Asl e le centrali di acquisto, di intervenire inserendo nei bandi di gara una clausola di forza maggiore e sospendendo per le stesse motivazioni la segnalazione all’ANAC in caso di inadempimenti.
Si tratta di una situazione emergenziale che richiede scelte rapide e chiare in modo da consentire la sopravvivenza di un settore che si è dimostrato essere l’ossatura del SSN in questi lunghi anni di pandemia.
Massimiliano Boggetti
Presidente di Confindustria dispositivi medici
© RIPRODUZIONE RISERVATA