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Martedì 08 FEBBRAIO 2022
Il Territorio tra Covid e Pnrr. Considerazioni tra passato, presente e futuro
Gentile Direttore,
in Italia, come una litania da tempo immemorabile, il nostro servizio sanitario nazionale si muove con uno slogan monocorde: Potenziare la Medicina del Territorio. Tale “mantra” condisce gli interventi di Politici, Tecnici, Associazioni di categoria senza mai trovare applicazione concreta nelle nostre realtà Aziendali.
La Sanità ancor oggi è comunque ospedale-centrica ed anche i diversi attori operanti sul territorio, al di là di slogan più o meno vetusti, osservano la situazione come soggetto terzo disincantato e, apparentemente, deluso ed impotente.
Certamente il problema esiste ed è stato amplificato in maniera esponenziale dalla Pandemia Covid, situazione che ha portato e porta i più alla comune considerazione che la Pandemia Covid ha trovato sul Territorio il “ventre molle” della Sanità diventato un luogo comune che non mi trova in nessuna maniera d’accordo, almeno in rapporto all’esperienza vissuta direttamente in Regione Liguria e nello specifico nel territorio dell’ASL3 di Genova
Certamente il sistema va riformato, a partire dal nuovo ruolo delle diverse realtà mediche ivi operanti, ma non è stato affatto la parte debole della sanità.
Dopo il primo lungo e terribile momento di sbandamento causato dall’irrompere della Pandemia nella nostra organizzazione sociale è il Territorio, insieme ai Sindaci e con il contributo delle associazioni dei cittadini (es. Sindacato Pensionati), che ha portato lo screening di massa, nelle strade e tra la gente, nelle aree interne e nelle scuole, nelle aree maggiormente colpite e nelle aree particolarmente disagiate anche da un punto di vista sociale (es. Campagna tamponi nel Centro Storico di Genova).
E’ l’organizzazione territoriale che, prima con i tamponi molecolari e poi con i Tamponi Antigenici Rapidi, ha allestito i drive through in area Metropolitana esportando poi il modello nelle delegazioni (es. Valpolcevera, Val Bisagno).
Sempre in accordo con ANCI e con tutti Sindaci e le PP.AA., ha allestito, prima in Italia, la campagna di vaccinazione nelle Aree Interne, per poi passare a creare i grandi Hub nella Citta Metropolitana (a partire dallo Jean Nouvel della Fiera di Genova sino alla “sala della Chiamata del Porto”) facendo della contrattazione e della mediazione il proprio principio cardine.
Il PNRR promette, almeno sulla carta, una forte spinta in termini di investimenti (Case della Comunità, Ospedale di Comunità e COT) ed i concetti in esso contenuti, non sono certamente una novità per gli addetti ai lavori ma, questa volta, si parla con concretezza di tempi, numeri e finanziamenti certi.
Sicuramente le incertezze, determinate dalla presenza sul territorio di diverse forme contrattuali a carico dei professionisti della sanità, l’evolversi in maniera impetuosa delle professioni sanitarie, la diminuzione delle risorse in campo nelle professionalità del settore, lo stentare dell’affermazione del digitale come elemento trainante del cambiamento, necessitano di un momento importante di sintesi e condivisione per definire, sulla base del tracciato del PNRR, un percorso programmatico su cui lavorare per portare finalmente a fattor comune, nelle diverse realtà che operano sul territorio a tutti i livelli, un percorso chiaro, condiviso, con obbiettivi (il più possibile a medio breve termine) ed indicatori che monitorino la realizzazione e ne possano valutare la bontà e l’efficacia.
La Missione 6 del PNRR mette al primo posto dei luoghi di cura la casa, luogo di assistenza per eccellenza, dove per il paziente, soprattutto se anziano e fragile, trova la sua prima e miglior declinazione terapeutica.
La conoscenza dell’ambiente, il senso di protezione della famiglia e della comunità già di per sé stesso rappresentano un importante elemento di cura che verrebbe a mancare in un luogo come l’Ospedale ancorché più strutturato tecnologicamente.
Per funzionare però, questo approccio necessita che il percorso territoriale sia attivo ed operativo in tutte le sue declinazioni in termini di offerta diagnostico/terapeutica ed assistenziale di prossimità, soprattutto in quelle Aree Interne della nostra regione.
Proprio la peculiarità ed il campo di applicazione della Missione 6 del PNRR e l’esperienza operativa data dal confronto quotidiano con i bisogni, con i pazienti e con le loro famiglie, con le associazioni, con il sindacato e con i Comuni e gli Enti locali, mi portano a dire che forte deve essere il richiamo al concetto di “condivisione”.
Condivisione che dovrà investire tutte le fasi della costruzione del processo diagnostico erapeuticoassistenziale, già dalla fase di progettazione che, immancabilmente, favorirà l’adesione “attiva” anche nella fase di gestione e diventerà prezioso riferimento in quella di valutazione del processo diagnostico erapeuticoassistenziale a quale tutti, nessuno escluso, saranno portati a partecipare.
Solo così avremo la possibilità di migliorare il concetto di appropriatezza di percorso, raggiungere una migliore soddisfazione dell’utenza, una migliore allocazione delle risorse e, in ultima analisi, anche un miglioramento della performance economico-finanziaria del SSN.
Luigi Carlo Bottaro
DG ASL 3 Genovese
Presidente Federsanità ANCI Liguria
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