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Lunedì 07 FEBBRAIO 2022
Anelli (Fnomceo): “I medici dipendenti scappano dal Ssn e ora si vuole costringere anche i mmg alla dipendenza. Non è questa la soluzione, serve una riforma del lavoro medico”
Secondo il presidente della Fnomceo quanti vorrebbero imporre il passaggio alla dipendenza per i medici convenzionati del territorio in realtà sembrerebbe “vogliano, con una studiata demagogia, spostare il dibattito sulla forma giuridica, per non guardare come deve davvero cambiare il lavoro, sia negli ospedali che sul territorio”. ”I medici però non ci stanno: e dicono basta”, dice Anelli che chiede che sia modificato l'intero impianto del lavoro medico sia negli ospedali che nel territorio.
“Si comincia a evidenziare una situazione di minor pressione sugli ospedali, nei pronto soccorso, nei reparti: segno che si potrà tornare a una situazione di ‘normalità’. Ma il disagio, negli ospedali e sul territorio, è ancora altissimo: continuiamo a registrare una situazione di grande, grande grande difficoltà”. A lanciare l’alalrme è il presidente della Fnomceo Filippo Anelli che sottolinea come sia in corso “un esodo biblico, e i protagonisti sono i medici”.
“Nonostante le 30mila assunzioni straordinarie di personale sanitario, per i medici ospedalieri e del territorio la situazione è difficile. Già anni fa avevamo preannunciato 50mila medici in meno negli ospedali per il 2025, 30mila in meno sul territorio. Oggi, proprio sul territorio, già molti cittadini sono senza medico di famiglia, e le postazioni di guardia medica e turistica sono sguarnite di personale. Mentre solo il 28,4% dei medici ospedalieri vorrebbe rimanere come dipendente nel Servizio Sanitario Nazionale, il resto vuole lasciare o andare all’estero”.
Facendo riferimento alla recente indagine della Cimo Fesmed, Anelli ha poi ricordato come la disaffezione dei medici non sia legata alla loro scelta professionale ma “a carichi di lavoro eccessivi anche in violazione della normativa europea e alla smisurata mole di burocrazia e di compiti di natura amministrativa”.
Cui si aggiungono “la scarsa considerazione del ruolo sociale, una retribuzione non commisurata alle responsabilità, cui si è sommato lo stress dovuto al Covid”.
“Stesso discorso sul territorio sottolinea poi Anelli - dove i medici di famiglia in maniera sempre più numerosa lasciano anche in anticipo rispetto all’età pensionabile e manifestano un fortissimo disagio derivante da carichi di lavoro abnormi e da una delegittimazione mediatica senza precedenti”
Anelli questa volta cita i dati di un’altra indagine, quella di Euromedia Research, che ha evidenziato come il 53,4% dei medici sia insoddisfatto dell’organizzazione e addirittura un 83,7% non si senta sostenuto e supportato dalle istituzioni sanitarie.
“Interessante come, proprio mentre i medici ospedalieri voglio fuggire dalla dipendenza, si voglia estendere questa forma contrattuale anche ai medici di medicina generale – commenta Anelli -. Il sospetto è che si voglia, con una studiata demagogia, spostare il dibattito sulla forma giuridica, per non guardare come deve davvero cambiare il lavoro, sia negli ospedali che sul territorio. I medici però non ci stanno: e dicono basta. Basta a un sistema che affossa i medici con tutto un carico di lavoro improprio che deriva da un’organizzazione che ha fatto il suo tempo”.
“E a pagare il prezzo più alto sono i pazienti: i più recenti dati Istat mostrano che nel 2021 ci sono stati 60mila morti in più rispetto alla media 2015-2019 – spiega -. Ma non tutti sono morti di Covid: sono morti anche per tutte le patologie che sono rimaste indietro, trascurate perché i medici erano impegnati a curare, appunto, il Covid, i reparti riconvertiti, gli screening e gli interventi rimandati”.
“Gli stessi medici dipendenti lamentano, tra le ragioni del loro disagio- esplicita - l’eccesivo tempo dedicato alla compilazione degli atti amministrativi, che sacrifica il tempo dedicato ai pazienti, ritenuto insufficiente dal 40% degli intervistati”.
“E noi ora, anziché pensare a modificare un sistema che non funziona, vorremmo estenderlo anche ai medici del territorio? – si chiede Anelli –. Quali risultati speriamo di ottenere, nascondendo la polvere sotto il tappeto, anziché cercare le ragioni per le quali si è accumulata e rimuoverla?”.
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