quotidianosanità.it
stampa | chiudi
Lunedì 17 GENNAIO 2022
Nessuno sembra accorgersi della crisi della professione medica
Gentile direttore,
si nota sempre di più uno strano accanimento nelle sentenze della cassazione, nei confronti dei medici. Da una rivista medica si legge ”Un medico rischia di essere condannato dopo 30 anni per una diagnosi errata che non avrebbe comunque influito sul decorso, ormai irreversibile, del paziente. È il nuovo, preoccupante fronte che rischia di aprire una recente sentenza (34813/2021) della Corte di Cassazione”.
Ormai nella nostra società si deve sempre trovare un colpevole o capro espiatorio su qualunque cosa. Che non sempre coincide con chi ha commesso il danno. Come nel caso degli psichiatri che con la posizione di controllo e di garanzia sono considerati responsabili dei comportamenti e degli atti dei propri pazienti. Quello che vale per gli altri comuni cittadini Italiani in cui la responsabilità penale è personale ( art 27 cost.), per gli psichiatri rispetto ai propri assistiti non vale.
Infatti una serie di sentenze e provvedimenti giudiziari ne confermano gli indirizzi di colpevolezza. Corte di Cassazione - sez. IV pen. - sent. 28187/17 La sentenza in esame ruota attorno alla condotta di un medico psichiatra, responsabile di un centro di salute mentale, al quale si contestava di aver contribuito al gesto omicidiario commesso da un paziente posto sotto la sua cura, nei confronti di un altro ricoverato.
Illuminante in tal senso appare la decisione della suprema corte Cass. Pen. IV sezione n. 35814/2015 secondo la quale è ravvisabile la sussistenza del reato di cui all’art. 591 c.p. a carico del medico psichiatra responsabile di un reparto, in cui sia stato ricoverato un paziente a rischio di fuga incapace a provvedere a sé stesso, che non disponga di adeguate forme di sorveglianza atte ad evitare che il paziente si allontani dalla struttura (nella fattispecie il degente si era effettivamente allontanato ed era stato ritrovato morto cinque anni dopo).
Tutto ciò nasce dalla posizione di controllo e garanzia che pende come una spada di Damocle sullo Psichiatra. Nonostante la medicina non sia una scienza esatta ma sperimentale e che in particolare sulla malattia mentale le conoscenze siano in continua fase di rivalutazione. Stupisce la presunzione secondo la quale lo psichiatra venga considerato un demiurgo e, conseguentemente, gravato di responsabilità assurde sia dal punto di vista pratico che scientifico.
Non si capisce come nella pratica il medico dovrebbe impedire la fuga di un paziente ( vedi cass.Pen. I n. 35814/2015). Di fatto dovrebbe stare h 24 in allerta e di guardia, con funzioni di poliziotto, ad una struttura nel caso in specie aperta.
Nella prima sentenza (Cass. sez. IV pen. - sent. 28187/17 secondo i Giudici la colpa dello psichiatra deriverebbe dal fatto che aveva diminuito la terapia.
Tale considerazione, però, non tiene conto dei nuovi orientamenti scientifici che inducono gli psichiatri a rivedere al ribasso le terapie, visto che dopo più di 50 anni di somministrazioni di neurolettici (e non solo) stiamo registrandone gli esiti a lungo termine e gli imponenti effetti collaterali.Tra l’altro oggi i pazienti sono molto informati , conoscono benissimo le pubblicazioni scientifiche, le relative implicazioni terapeutiche e gli effetti collaterali dei farmaci e pertanto, spesso ci chiedono di scalare, se non sospendere, la terapia. Per non parlare dei gruppi di antipsichiatri che ci considerano degli aguzzini e degli orientamenti di alcuni operatori della salute mentale che leggono le patologie solo in chiave sociologica.
Per cui lo psichiatra che ogni giorno si trova a curare un paziente, deve affrontare contemporaneamente, una serie di problemi sociali, patologici, culturali, legali ecc. per cui, per il combinato disposto, qualunque provvedimento assuma si rivela sbagliato.
Chiaramente con la carenza di medici specialisti in qualunque branca, ma specialmente di psichiatri, le problematiche aumenteranno. Per esempio in Sicilia in una provincia vi sono 5 psichiatri in tutto nel servizio pubblico. Questi medici sono costretti a seguire un numero eccessivo di soggetti, con notevoli problemi gestionali e rischio di possibili errori.
Lo scrivente sta cercando in tutti i modi di segnalare il problema ai politici. Ma credo che il messaggio vada fatto arrivare al grande pubblico. Il vero guaio e forse in parte fortuna (per i politici) è che la stragrande maggioranza degli psichiatri non conosce la posizione di controllo e di garanzia. Infatti si assiste ad una fuga dal pubblico degli psichiatri più consapevoli che, stante la carenza di specialisti, condurrà al collasso della salute mentale pubblica. Problemi simili interessano anche altre specializzazioni.
Nessuno sembra accorgersi della crisi della professione medica che ha anche perso il ruolo ed il rispetto anche dei cittadini. Se non si trova una soluzione a queste questioni si andrà verso lo sfascio di tutto il sistema sanitario pubblico.
Oggi il medico si sente solo in mano a burocrati e politici, non pochi dei quali incompetenti e presuntuosi, ed a pazienti tuttologi. Non è difficile prevedere un collasso della sanità. Solo allora, forse, si capirà che bisogna cambiare velocemente i paradigmi sociali, culturali, scientifici e gestionali.
Dott. Antonio Milici
Coordinatore Salute mentale assessorato Sanità Sicilia
© RIPRODUZIONE RISERVATA