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Mercoledì 15 DICEMBRE 2021
A che punto siamo con la digitalizzazione in sanità?
La macchina è avviata ma di strada da fare ce n'è ancora molta. Soprattutto per colmare il gap culturale che ancora oggi vede i nostri medici curiosi ma non del tutto convinti e partecipi della svolta digitale. Del resto i dubbi e le perplessità sono tanti, tra lenteza attuativa delle norme, privacy e necessità di mantenere comunque al centro il paziente. Senza rinunciare al rapporto e contatto umano. Se ne è parlato oggi a Roma in un incontro con diversi stakeholder istituzionali e professionali.
La trasformazione digitale della sanità italiana è la grande sfida del prossimo futuro. L’emergenza pandemia ha già impresso una forte spinta propulsiva a opzioni come la televisiva o il teleconsulto. Con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sono arrivare anche le risorse per traghettare il Ssn verso questa nuova dimensione. Ma sarà necessario guardare oltre quelli che sono le opzioni - senz’altro utili - di assistenza a distanza. Il vero salto in avanti avverrà laddove saremo in grado di raccogliere, condividere ed elaborare l’enorme mole di dati clinici, assistenziali, sanitari ed economici che verrano introdotti all’interno di questi nuovi sistemi e piattaforme digitali.
Di questo si è parlato a “Digiti…Amo”, l’incontro promosso da Summeet e Nume Plus per fare il punto sul processo di digitalizzazione della sanità italiana. Due ore di confronto condotte da Gian Franco Gensini, Direttore Scientifico dell’Irccs MultiMedica, e dal direttore di QS Cesare Fassari, con gli interventi di Antonio Gaudioso, capo della segreteria tecnica del ministro della Salute; Francesco Gabbrielli, direttore del Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove TecnologieAssistenziali dell’Istituto Superiore della Sanità; Chiara Sgarbossa, direttore dell’Osservatorio Digital Health del Politecnico di Milano; Filippo Anelli, presidente Fnomceo; Furio Colivicchi, presidente Anmco; Graziano Di Cianni, presidente Amd e Dario Manfellotto, presidente Fadoi.
Per Gaudioso la fase che si è aperta è di straordinarie opportunità per il Ssn, “ma è necessario un salto culturale o il rischio è di non realizzare le potenzialità, bensì sprecare tempo e risorse”. Il ministero, in stretta collaborazione con le altre istituzioni, è impegnato a porre le basi per garantire il raggiungimento del traguardo. Ma, ha precisato Gaudioso, “sarà prioritario l’empowerment dei medici e un investimento sull’educazione sanitaria dei cittadini, chiamati non solo ad essere partner del processo assistenziale in caso di malattia, ma anche a fare buon uso di tutti gli strumenti a disposizione per tutelare la propria salute e sostenere il sistema, a cominciare dalla prevenzione”.
Per il capo della segreteria tecnica del ministro della Salute la transazione digitale in sanità “non potrà, inoltre, essere sganciata da una riflessione sulla valorizzazione dei dati che consentirà di raggiungere”. Dati che, per Gaudioso, “devono essere subito utilizzati dal sistema sanitario, con la finalità di migliorare sia il percorso diagnostico e di cura, che il governo della sanità. Senza questo tassello, sarebbe un’occasione persa e non possiamo permettercelo”.
Altro capitolo da portare a compimento, per Guadioso, è l’inserimento delle prestazioni di telemedicina nei Livelli essenziali di assistenza (Lea). “Tecnicamente c’è un accordo Stato-Regioni del dicembre scorso, ma è essenziale arrivare a una revisione dei Lea”. L’ultimo aggiornamento risale al 2017 e aspetta ormai da 4 anni il Decreto Tariffe che ne permetta l’effettiva applicazione. “Abbiamo definito il percorso con il Mef e contiamo, nelle prossime settimane, di portare l'atto in Stato Regioni”, ha fatto sapere Gaudioso. “A quel punto potrà partire il confronto sul prossimo aggiornamento, che ci permetterà di stare al passo con la rivoluzione tecnologica. Contiamo già nelle prossime settimane di essere capaci di condividere nelle prossime settimane importanti novità”.
Anche per Francesco Gabbrielli, direttore del Centro nazionale per la telemedicina e le nuove tecnologie assistenziali dell’Iss, “dobbiamo essere consapevoli del momento di transizione che stiamo vivendo". Per Gabbrielli possiamo parlare di due fasi: “La prima - già in atto - è stata caratterizzata dal passaggio dalla sanità pre internet a quella digitale”. Ma, ha evidenziato il direttore del Centro nazionale per la telemedicina e le nuove tecnologie assistenziali dell’Iss, “nessun tecnologia è in sé è una soluzione. Siamo noi che utilizzando appropriatamente la tecnologia, creiamo soluzioni”.
In questo senso, sarà determinante la seconda fase, “la più importante”, secondo Gabbrielli, perché riguarderà il percorso verso la medicina di precisione. “Avendo a disposizione una quantità inimmaginabile di dati, sviluppando la capacità di organizzarli e metterli insieme, avremo la possibilità di osservare la storia clinica di ogni paziente”. Questo si tradurrà, per il direttore del Centro nazionale per la telemedicina e le nuove tecnologie assistenziali dell’Iss, in un salto di qualità elevatissimo delle possibilità diagnostiche e assistenziali, ma anche di ricerca e di governo del sistema. “La premessa è sapere gestire i dati. Dobbiamo riuscirci ed è un futuro a portata di mano, ma richiede impegno”. Per Gabbrielli, in fondo, si tratta di mettere in pratica quello che “la medicina ha sempre fatto: prendere le innovazioni tecnologiche, le novità scienza e applicarle ai problemi dei pazienti per creare soluzioni”.
Per il presente Fnomceo, Filippo Anelli, la pandemia ha di certo impresso un’accelerazione al processo di digitalizzazione e telemedicina. Per i medici inviare prescrizioni via mail, Fascicolo sanitario elettronico e whatsapp è all’ordine del giorno. “D’altra parte - ha evidenziato Anelli - circa 5millioni di pazienti Covid che non necessitavano di cure ospedaliere, sono stati seguiti a domicilio: video chiamate e whatsapp sono stati strumenti prezioso a questo scopo”. Tuttavia, per il presidente Fnomceo, è necessaria una regolamentazione, “perché se in fase emergenziale il medico ha risposto a ogni richiesta di aiuto arrivata, ad ogni ora del giorno e della notte, attraverso ogni canale - telefono, mail, whatsapp -, sarà poi necessario trovare una soluzione per gestire questo flusso, che mette a dura prova i medici”.
Per Anelli andrà anche avviata una riflessione sui cambiamenti che la tecnologia comporterà nel rapporto medico-paziente. “La tecnologia - ha detto il presidente Fnomceo - non potrà sostituire la relazione umana”. A caratterizzare la figura medico sarà, dunque, “il rapporto con il paziente, la comunicazione come tempo di cura, il medico come medico del malato e non della malattia, che si preoccupa della persona e non pensa esclusivamente ad aggredire la malattia”.
Chiara Sgarbossa, direttore dell'Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano, ha illustrato alcuni dati che mostrano come il processo di digitalizzazione in sanità sia in cammino, ma il traguardo sia ancora distante. “Solo il 60% dei medici a livelli di competenza in questo ambito sopra la sufficienza, solo il 9% ha livelli di competenza avanzate”, per citarne alcuni.
Per Sgarbossa sono tre i punti su cui occorre agire con tempestività e decisione. A cominciare dalla co-progetttaizone dei servizi: “Occorre saper disegnar e progettare servizi sanitari, abilitati anche dal digitale, direttamente con gli utenti (medici, pazienti etc.) per raccogliere al meglio le loro diverse esigenze”. Poi “occorre rafforzare la governance e i sistemi di monitoraggio a livello ventrale e regionale, per garantire uniformità di accesso ai servizi, superando frammentazioni e colmano i gap esistenti”. Infine “occorre promuovere un cambiamento innanzitutto culturale tra tutti gli attori, per affrontare un cambio di modello di cure. Medici e pazienti dovranno sviluppare competenze digitali per usare in modo efficace i nuovi strumenti a disposizione”.
Furio Colivicchi, presidente Anmco; Graziano Di Cianni, presidente Amd e Dario Manfellotto, presidente Fadoi hanno quindi portato le loro esperienze e considerazioni, ciascuno per il proprio campo di azione: cardiologia, dialettologia e medicina interna.
“La digitalizzazione per cardiologia è importante, per questo abbia anche istituito una commissione nazionale all’interno dell’Anmco”, ha riferito Fulvio Colivicchi, evidenziando come negli anni la cardiologia abbia avuto molte opportunità e capacità di sviluppare procedure digitali, "basti pensare al controllo a distanza di dispositivi impiantati, defibrillatori e pace maker, per esempio. Poi alla trasmissione degli elettrocardiogrammi dalle ambulanze e dai domicili verso i centri di riferimento”. A partire da quella esperienza è nato il progetto “Ponte H-T”, una piattaforma informatica che “si pone l’obiettivo di are da ponte tra le strutture territoriali e ospedaliera per la trasmissione di informazioni cliniche e per l’interazione tra strutture”. Il progetto è partito dal Molise, “ma stiamo dialogando con altre Regioni per sostenere questo con questo programma”, ha detto Colivicchi
Graziano Di Cianni ha spiegato come la diabetologia abbia saputo far fronte alla pandemia: “Tramite consulti telefonici, mail e altri strumenti offerti dalle innovazioni tecnologiche, siamo stati in grado di manette il contatto con pazienti e monitorare il loro stato di salute”. Per Di Cianni la vera difficoltà si riscontra sul territorio, in particolare in alcune aree che “non possono contare su team professionali, sull’adeguamento digitale e, a volte, neanche sulla connettività”. Per il presidente Amd “l'adeguamento tecnologico sarà alla base della trasazione digitale dei servizi, così come l’organizzazione e la formazione dei team”. “Indietro non si può tornare, ma senza un miglioramento di questi elementi l’assistenza a distanza non darà i risultati attesi”, ha detto.
A chiudere gli interventi Dario Manfelloto di Fadoi, secondo il quale “la trasformazione digitale è una esigenza della medicina moderna, favorita e accelerata dalla sfida pandemica, e ormai inevitabile”. In questo contesto, per Manfellotto, “la medicina interna è l’interlocutore privilegiato della rete ospedale/territorio, che potrà avvalersi delle più moderne tecnologie digitali”. L’obiettivo, per il presidente Fadoi, dovrà comunque essere quello di “governare la tecnologia senza diventarne schiavi. E la tecnologia dovrà favorire la collaborazione interdisciplinare.”.
Infine il campo della ricerca, “in cui andranno definiti - per Manfellotto - criteri per una raccolta dati in modo rapido e utile per i pazienti e il Ssn, in modo agile e senza i vincoli rigidi burocratici delle normative e della privacy”.
Lucia Conti
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