quotidianosanità.it
stampa | chiudi
Giovedì 25 NOVEMBRE 2021
Due studi Oms-Ecdc e Iss. Grazie al vaccino evitati dai 22 ai 35mila decessi in Italia. E in Europa (33 paesi) le morti evitate sono almeno 470mila
Diffusi oggi i risultati di due studi, uno condotto dall’Oms Europa con l’Ecdc (con dati relativi a 33 paesi europei) e l’altro dall’Istituto superiore di sanità italiano. Secondo lo studio internazionale in Italia si sono evitati 35mila morti mentre per l’Iss la stima, più conservativa, ma comunque elevata, parla di 22 mila morti evitate. Sempre in Italia evitati 445mila contagi, 79mila ricoveri e quasi 10mila ammissioni nelle terapie intensive. LO STUDIO OMS-ECDC, LO STUDIO ISS.
Grazie ai vaccini anti Covid nei primi nove mesi della campagna sono stati evitati in Italia 22mila decessi che salgono a 35mila se si considera il periodo più lungo fino a novembre.
In ogni caso un bilancio nettamente favorevole che sancisce ulteriormente l’importanza della vaccinazione e l’efficacia dei vaccini soprattutto per evitare la malattia grave e la morte.
I dati provengono da due nuovi studi: uno internazionale guidato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in collaborazione con il Centro Europeo per la Prevenzione ed in controllo delle malattie (ECDC) e uno studio italiano dell’Iss, entrambi pubblicati oggi dalla rivista Eurosurveillance.
Secondo lo studio internazionale a livello dei 33 paesi europei presi in considerazione la stima delle morti evitate è di almeno 470mila calcolate tra le persone di età pari o superiore a 60 anni e per quanto riguarda l’Italia la stima è di 35.488 vite salvate.
“Il COVID-19 ha provocato un bilancio devastante delle vittime nella nostra regione, ma ora possiamo affermare categoricamente che senza i vaccini COVID-19 come strumento per contenere questa pandemia, molti di più persone sarebbero morte”, afferma Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell'OMS per l'Europa che rileva come “i vaccini COVID-19 sono una meraviglia della scienza moderna e ciò che questa ricerca mostra è che stanno facendo ciò che hanno promesso, ovvero salvare delle vite, offrendo una protezione molto elevata contro malattie gravi e la morte. In alcuni paesi, il bilancio delle vittime sarebbe stato il doppio di quello attuale senza i vaccini. È quindi di fondamentale importanza che tutti gli Stati membri della regione europea raggiungano quanto prima un'elevata copertura per le persone appartenenti ai gruppi a rischio. I paesi con tassi di vaccinazione inferiori devono continuare a dare la priorità a coloro che sono a più alto rischio e proteggere i gruppi vulnerabili il più rapidamente possibile".
"Ma i vaccini devono essere accompagnati da una serie di misure preventive per mantenere bassi i livelli di trasmissione e mantenere aperta la società", ricorda Kluge.
Da dicembre 2019 sono stati registrati oltre 1,5 milioni di decessi confermati SARS-CoV-2 nei paesi della regione europea dell'OMS, con il 90,2% in quelli di età pari o superiore a 60 anni. Il rapido sviluppo e la somministrazione dei vaccini COVID-19 ha fornito la protezione tanto necessaria da malattie gravi e morte per milioni dei più vulnerabili, ma la velocità e l'estensione del lancio di questi vaccini nei paesi della regione europea dell'OMS è iniqua.
Lo studio OMS rileva come la vaccinazione abbia evitato il 51% delle morti attese nella regione Europea tra i soggetti di età maggiore di 60 anni nei primi 11 mesi di campagna vaccinale. Un numero minore di decessi evitati si rileva in Paesi come Romania, Moldavia e Ucraina in cui la copertura vaccinale è stata più bassa.
Questo valore è in linea con i risultati dello studio Iss che, anche considerando una popolazione più ampia (soggetti di età maggiore di 12 anni) e criteri più conservativi di efficacia afferma che nei primi nove mesi i vaccini anti Covid hanno evitato oltre 22mila decessi fino a settembre (contro i 35mila stimati dall’Oms fino a novembre).
Lo studio, spiega lo stesso Iss in una nota, mostra inoltre come siano stati evitati in Italia 445mila casi, 79mila ricoveri e quasi 10mila ammissioni nelle terapie intensive, con un effetto più pronunciato a luglio e agosto, quando si è raggiunta una copertura superiore al 60% nelle fasce sopra i 20 anni.
Delle 22mila morti evitate il 71% è negli over 80, la prima fascia di età a raggiungere alte coperture oltre a quella a maggior rischio di morte per Covid, il 18% nella fascia 70-79, l’8% nella 60-79 e il 2% negli under 60, gli ultimi ad essere vaccinati. Senza i vaccini il tasso di ricoveri ordinari atteso sarebbe stato di 1592 ogni 100mila abitanti negli over 80, 871 per la fascia 70-79, 595 per i 60-79 e 214 per gli under 60, mentre quelli osservati sono stati rispettivamente 886, 618, 421 e 163.
“Questi studi sono importanti perché rilevano come le persone vaccinate abbiano un rischio molto più basso di avere conseguenze gravi dall’infezione – afferma il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro -. Malgrado ormai non ci siano dubbi sull’importanza di questo strumento, insieme agli altri di cui disponiamo come il distanziamento e le mascherine, ancora milioni di persone non sono protette. L’invito è quindi di iniziare l’iter per chi ancora non l’ha fatto, e di proteggersi con il richiamo, soprattutto se si fa parte delle categorie più fragili, le prime a cui è stata offerta questa possibilità”.
Metodologia: sia lo studio Oms che quello Iss hanno stimato una percentuale di decessi evitati rispetto al totale poco inferiore al 40%. In entrambi i lavori è stata utilizzata un’equazione sviluppata per i vaccini antinfluenzali ma già applicata in altri paesi per studi relativi a SARS-CoV-2 utilizzando i dati della Sorveglianza Integrata e del Portale Nazionale delle Vaccinazioni del ministero della Salute.
L’analisi esamina solo gli effetti diretti delle vaccinazioni, e non quelli indiretti dovuti ad esempio alla riduzione della circolazione del virus, e quindi potrebbe sottostimare la riduzione.
Lo studio italiano analizza le infezioni notificate settimanalmente fra Gennaio e Settembre che hanno avuto come esito l’ospedalizzazione, il ricoveri in terapia intensiva e/o il decesso entro 30 giorni dall’infezione stessa, mentre lo studio europeo, al fine di confrontare i dati provenienti da diversi Paesi, si basa sul numero di decessi settimanali notificati fino a novembre 2021.
Inoltre i due studi fanno riferimento a popolazioni diverse (solo ultrasessantenni nello studio OMS e tutta la popolazione di età maggiore a 12 anni nello studio ISS e a definizioni leggermente diversa di vaccinato completo e di efficacia vaccinale, in quanto nell’articolo OMS si confrontano Paesi che hanno utilizzato vaccini diversi (per tipologia e proporzione) rispetto a quelli utilizzati nel nostro paese la cui efficacia è documentata con lo stesso approccio proposto nel bollettino settimanale dell’Iss distinguendo fra mesi in cui era dominante la variante alfa e mesi in cui era dominante la variante delta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA