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Mercoledì 24 NOVEMBRE 2021
Riforma medicina territoriale. Ecco la bozza
Pronta la bozza della riforma ma per il vice presidente della Commissione reegionale della sanità Cocco (Leu) l’atto su cui sta lavorando la Giunta “è già vecchio” perché “è lo stesso scritto dall’ex direttore sanitario Francesco Enrichens con Agenas, con dati del 2019, e non tiene conto della pandemia”. E anche altri esponenti dell'opposizone sono molto critici. LA BOZZA
Il testo della bozza tecnica sulla riforma della medicina territoriale che l’Assessore alla Sanità Mario Nieddu sta presentando con il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse, chiamati a partecipare attivamente al confronto per mettere assieme le osservazioni e apportare eventuali correttivi prima che la proposta inizi il suo percorso istituzionale, è stata già consegnata anche ai componenti della commissione Salute del Consiglio regionale. Ma per i consiglieri dell’Opposizione si tratta di un documento già vecchio e inadeguato, con più ombre che luci, insomma.
Sentito da Quotidiano Sanità, il vice Presidente della commissione Salute e capogruppo LeU Sardigna, Daniele Cocco, osserva: “Il testo del Piano è basato e fondato, si legge, su dati vitti. Perchè è lo stesso Piano scritto dal dott. Francesco Enrichens, direttore sanitario Ats qualche anno fa insieme a Fulvio Moirano direttore generale, ed è stato scritto da lui con Agenas. I report e i dati da cui si riparte sono infatti dati riferibili al periodo di fine 2019, ma dal 2019 a oggi con la pandemia da coronavirus è cambiato il mondo a livello di sanità, e non solo in Sardegna”.
“Credo pertanto che occorra fare altre valutazioni – sottolinea il consigliere -, e queste valutazioni si possono fare solo coinvolgendo appieno i territori, le istituzioni territoriali, anche i comitati dei cittadini, perché loro vivono sulla propria pelle quelle che sono le criticità estreme del sistema sanitario. Credo per cui che se non si farà questo, non si possa andare oltre. E’ inutile parlare di case di comunità, di ospedali di comunità, di punti di primo accesso se poi oggi viviamo la tragedia della deficienza del personale sanitario, sia a livello medico, che a livello infermieristico e tecnico, all’interno degli ospedali. Quello che mi chiedo e voglio dire è: se non si riesce a far funzionare attualmente gli ospedali, tu mi devi spiegare in che maniera potresti far funzionare il territorio organizzato secondo quel Piano, se poi manca l’anima delle nuove strutture che dovrebbero essere istituite, e che tra l’altro non potranno che esserlo se non dopo diversi anni. Perché fisicamente anche le strutture vanno costruite”.
Decisamente critico sul testo anche il capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, componente Commissione Salute che commenta: “Si tratta di un libro dei sogni che è basato in grandissima parte su dati superati. Anche per quanto riguarda l’analisi dei carichi di lavoro per esempio, e della distribuzione di alcune specialità. Non tiene conto del fatto che nell’ultimo anno e mezzo tutto il sistema sanitario è stato ridiscusso a causa della pandemia Covid-19, e considera dati che tra l’altro erano già stati elaborati dalla Regione nella scorsa legislatura insieme ad Agenas. Per il resto non entra nel merito delle case della salute e delle case di comunità. Vero fulcro della riforma territoriale. Non entra nel merito della loro ubicazione, delle specialità che dovranno essere assicurate, non entra nel merito del numero dei medici necessari per tenerle aperte. Insomma si tratta di un libro dei sogni che non avrà nessuna possibilità di portare nessun tipo di risultato concreto”.
“Nel mentre – prosegue il consigliere -, assistiamo ad una situazione in cui la medicina territoriale è ai minimi termini, pensiamo alla situazione dei medici di medicina generale denunciata dall’associazione dei comuni e da molti consiglieri regionali, e per contro, quello che rimane della medicina ospedaliera è ugualmente alla frutta. Basti pensare alla situazione dei pronto soccorso, ovunque assistiamo ad un collasso dei PS, e non è più un tema che riguarda i comuni del centro Sardegna o i piccoli ospedali, è un tema che riguarda tutti i PS a causa della pessima gestione che se ne sta facendo. Anche di questioni che sarebbero facilmente risolvibili. La situazione dei pronto soccorso di Cagliari, per esempio, potrebbe trovare risposta con la mobilità del personale specializzato in medicina di emergenza e urgenza, che invece in queste ore sta portando avanti attività a bassissima complessità. Se non si fa nemmeno quello, immagino sarà difficile pensare alla realizzazione di un Piano fantascientifico”.
Anche per il Presidente Gruppo PD, Gianfranco Ganau, anch’egli componente commissione Salute, il Piano presenta grosse criticità. Spiega al nostro giornale: “Mi pare più che un piano di riorganizzazione della sanità territoriale un grande piano di edilizia sanitaria. Prevede infatti la realizzazione di case di comunità, centrali operative, ospedali di comunità, senza nessuna previsione delle figure professionali necessarie per l'attivazione, né una tempistica per il reclutamento e l'attivazione. Ha una previsione territoriale che richiede una ampia condivisione con i territori perché queste strutture rispondano effettivamente alle esigenze sanitarie e non restino inutili 'cattedrali nel deserto'. La mancata adesione alla sperimentazione nazionale delle case di comunità, la dice lunga sull'idea che evidentemente son pensate come 'poliambulatori' e non come strutture che devono prendere in carico l'utente e gestire la complessità dei problemi mediante protocolli e procedure da definire”, conclude il Consigliere.
Elisabetta Caredda
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