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Martedì 23 NOVEMBRE 2021
Emergenza urgenza, ultima spiaggia



Gentile direttore,
il 17 Novembre 2021 una Società Scientifica, con i propri massimi rappresentanti, ha deciso di scendere in piazza a Roma con una pubblica manifestazione di protesta.
 
Un segnale molto forte di esasperazione, tanto più forte perché è la prima volta che ciò avviene – in Italia – da parte di una società scientifica, e le Istituzioni non possono ignorarlo, anche per il fatto che proviene da SIMEU, non certo avvezza a questo tipo di attività.
Cos’è avvenuto, per scatenare una tale indignazione, forte ma giusta?
 
Tutti i professionisti della sanità - dall’inizio della pandemia in corso - si sono letteralmente rimboccati le maniche e hanno contribuito all’unisono a cercare di contrastare il fenomeno; non vorremmo però fosse ignorato che quelle strane polmoniti bilaterali, non responsive a terapia antibiotica, sono state viste - prima che il virus fosse isolato ed identificato - dai medici del 118 e dei Pronto Soccorso in tutta Italia, senza alcun presidio. Le ventilazioni invasive venivano quindi già iniziate in Pronto Soccorso, senza maschere Fp3 o Fp2, continuate nelle Medicine subintensive e successivamente in casi gravi nelle UTI.
 
Poi, una volta riconosciuta la pandemia, il ruolo della MEU è stato fondamentale per iniziare le cure e non portare al collasso le UTI. Non si tratta di eroi, non ci troviamo di fronte a persone comuni che compiono un gesto memorabile. No, è personale addestrato a fronteggiare l’emergenza e non solo infezioni da SARS CoV-2, ma anche le altre urgenze non differibili, da gestire evitando il contagio. Con l’esperienza “sul campo” che tutti i medici di MEU portano con sé.
 
Pensare di sostituire questi professionisti con personale qualunque vuol dire condannare a morte un sistema che ha funzionato, con un rischio certo, inevitabile, per i pazienti.
 
Sono i medici dell’urgenza che fanno le diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 e consentono ai consulenti di approcciare il malato con le necessarie precauzioni e le dovute protezioni e sempre loro cercano di differenziare i percorsi per tutelare i malati, gestiscono le paure, le ansie, la solitudine, le depressioni, l’aggressività delle persone che hanno sviluppato un profondo disagio.
 
Sono aumentate le aggressioni verbali e fisiche nei confronti del front-office (aperto 24 ore), che è l’unico che è sempre stato presente anche nel periodo pandemico, quando il territorio ha chiuso i battenti e le istituzioni pensavano a fornire dati asettici, invocare distanziamenti (tanto difficili da mantenere nei PS), ignorando tutte le altre patologie che purtroppo si sono aggravate per la fatale trascuratezza sopraggiunta.
 
I medici dell’Emergenza-Urgenza sono ormai in estinzione se è vero che i concorsi in medicina d’urgenza in molte aziende vanno deserti e neppure le borse di studio di specializzazione si riescono a coprire (e neppure classificati come “specie protetta”, come accadrebbe in analoghe circostanze per qualsiasi altra specie); persino i più motivati sono soggetti a “burnout”, come ribadito dall’articolo pubblicato sull’ American Journal of Emergency Medicine. Dall’inizio della pandemia la Cisl Medici ha denunciato il problema (già presente in precedenza, ma riacutizzatosi in maniera incontenibile dopo l’inizio della fase pandemica).

Il presunto “riconoscimento del disagio” ottenuto in sede contrattuale, con 20 euro in più per i turni festivi e di notte e l’ulteriore riconoscimento economico nella “Legge di Bilancio indennità di pronto soccorso dirigenza medica e personale del comparto sanità”, certamente non basta.
 
La CISL Medici già dal 2013 aveva lanciato l’allarme e da allora si è fatta spesso promotrice di azioni per contrastare la violenza sui luoghi di lavoro, nonché di articoli ed eventi che denunciassero questo problema.
 
Stiamo parlando di professionisti che dedicano la propria vita all’emergenza-urgenza senza riconoscimento, ne’ economico né della fatica che comporta, nonostante le Aziende sanitarie abbiano iniziato a comprendere (in modo ancora nebuloso) e verifichino più frequentemente lo stato di salute di questi colleghi.

In numerose Regioni – peraltro - ai medici 118 con ACN dell’emergenza-urgenza non sono stati riconosciuti premi aggiuntivi né stabilizzazione, con conseguente ulteriore fuga (e depauperamento del sistema) alla ricerca di una maggior sicurezza economica e una più giusta valorizzazione dell’esperienza posseduta e della valenza dimostrata.
 
Non basta la giusta remunerazione comprensiva di una indennità di rischio, ma bisogna considerare altri molteplici aspetti: è una attività usurante e che necessita quindi di maggior sicurezza, ambienti adeguati, ferie e riposi proporzionati alla qualità del lavoro, riconoscimento della gestione e dell’alta professionalità necessaria.

Auspichiamo che il grido di allarme che lancia (lo ripetiamo: per la prima volta in Italia) una Società Scientifica e che la Cisl Medici ha lanciato in questi ultimi anni, non resti inascoltato e che il Governo dimostri finalmente le proprie reali intenzioni.
Se si vuole davvero, cioè, al di là di vuote parole di circostanza e di facili promesse, salvaguardare il SSN e il diritto alla salute costituzionalmente sancito.
 
Biagio Papotto
Segretario Generale CISL Medici

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