quotidianosanità.it
stampa | chiudi
Martedì 19 SETTEMBRE 2017
Scotti (Fimmg): “Non serve militarizzare, ma cambiare turni e organizzazione”
“L’ennesima aggressione, rapina e stupro, alla collega di guardia medica avvenuto nelle scorse ore a Catania, non si risolve con la militarizzazione delle postazioni assistenziali dei camici bianchi ma con una diversa considerazione di questo lavoro da parte delle direzioni sanitarie delle Asl. Organizzandolo su turni diversi, destinandolo a sedi congrue più centrali e meno periferiche e poi limitando gli orari di ambulatori al solo ciclo diurno e prenotturno”. Ad affermarlo è Silvestro Scotti, presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli e segretario nazionale della Fimmg, nonché medico di famiglia e con una lunga esperienza proprio nella guardia medica.
Quella appena illustrata, evidenzia Scotti, è “una proposta già ratificata in molte regioni e oltretutto già coerente con l'attuale accordo collettivo di lavoro nazionale, in un’ottica di continuità assistenziale con gli altri servizi territoriali. Così lasciando che di notte intervenga un servizio centralizzato gestito da una Centrale operativa con triage, collaterale se non proprio integrato al 118, così come avviene per i Tso psichiatrici al fine di consentire sempre l’identificazione del chiamante”.
“A chi in queste ore dice di voler risolvere il problema appoggiando il servizio di guardia medica alla sedi di polizia e carabinieri faccio presente – aggiunge Scotti – che in molte zone disagiate, in molti paesini delle vaste aree interne dell’Italia, la guardia medica è l’unica istituzione presente e stazioni e caserme delle forze dell’ordine sono spesso distanti molti chilometri. Anche l’esperienza con vigilanza privata, sperimentate in questi anni, si sono rivelate fallimentari. Gli orari notturni in situazioni non protette prestano il fianco alla vulnerabilità anche chi, essendo armato, può rappresentare un bersaglio con l’obiettivo di sottrarre l’arma di ordinanza da parte di malviventi disposti a tutto”.
“Negli ultimi anni - conclude il leader della Fimmg – non avere affrontato in questi termini il problema è già costato tragici episodi di aggressione soprattutto a carico delle donne con due colleghe uccise e innumerevoli denunce di rapine e aggressioni”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA