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Mercoledì 25 MAGGIO 2011
Tomassini (Pdl): “L’iter del ddl prosegue”
Antonio Tomassini è il presidente della XII Commissione Igiene e Sanità del Senato, nonché firmatario del ddl 863, “Disposizioni normative in materia di medicinali ad uso umano e di riordino dell’esercizio farmaceutico”.
Non ho trovato corretto che sia sta inviata una delegazione tecnica, per porre problemi squisitamente politici, sulla base di un documento che nessuno ha detto quanti voti abbia raccolto. È vero che avevamo dovuto rinviare molte volte questa audizione, ma la loro scelta mi sembra abbia prodotto un forte impoverimento dell’occasione che avevano e questo, in Commissione, è stato stigmatizzato da maggioranza e opposizione. Oltretutto, dai rilievi che pongono, mi sembra che non abbiano letto bene la legge.
Ci sono diversi punti. Ad esempio le Regioni dicono che non servono più i concorsi semplificati perché non ci sono più sedi vacanti, e questo non è vero. Sulle parafarmacie poi, su cui le Regioni intervengono lungamente, il ddl sostanzialmente mantiene la situazione esistente. Inoltre fanno riferimento all’Autorità garante della concorrenza, senza sapere che quel parere è già stato confutato più volte in altre audizioni e senza tener conto di tutte le Autorità interpellate dalla Commissione, a cominciare dall’Aifa.
Non hanno letto la legge, che infatti in merito a numero dislocazioni, distanze e così via rispetta le competenze regionali.
Su questo occorrerebbe aprire un discorso che, se sviluppato, pone in contrasto tra loro le Regioni. Solo alcune, come la Toscana, fanno ampio ricorso alla distribuzione diretta e non sempre con risultati di risparmio verificabili. Altre, come la Lombardia, non la utilizzano eppure hanno i conti in ordine.
Questa era l’ultima audizione prevista, ora raccoglieremo gli emendamenti, per i quali la data ultima è fissata al 14 giugno. E gli emendamenti possono presentarli i senatori: vedremo se qualcuno sarà disposto a farsi interprete delle richieste regionali. Ma sarebbe stato meglio discutere fattivamente nell’audizione di oggi, senza la contrapposizione ideologica che abbiamo registrato e che non serve a nulla. Una Camera, come di fatto è la Conferenza dei presidenti, dovrebbe discutere con le altre istituzioni cercando di trovare la soluzione migliore per i cittadini, non comportandosi come un tavolo sindacale.
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