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Martedì 29 SETTEMBRE 2015
Un test del sangue per i dipendenti italiani. Parte oggi la campagna promossa da Fondazione Italiana per il Cuore e dal Ministero del Lavoro
Un rapido test indolore, un prelievo di sangue dal polpastrello di tutti i dipendenti del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. L’obiettivo è sensibilizzarli sull’importanza della prevenzione delle malattie cardiovascolari, tramite la valutazione di alcuni tra i principali fattori di rischio. I dati che emergeranno (sui livelli di HDL-LDL, colesterolo totale, trigliceridi, glicemia, ecc.) saranno poi raccolti in un database anamnestico e di valutazione del livello di rischio cardiovascolare e ogni lavoratore potrà così recarsi successivamente da un medico per dei validi consigli su come tenere sotto controllo il rischio cardiovascolare e intervenire sugli stili di vita scorretti.
Non solo. Verrà distribuito un manifesto informativo sui corretti stili di vita per le malattie cardiovascolari in alcuni uffici pubblici e privati presenti in altre Regioni. Sono queste alcune delle iniziative del progetto “Lavora con il cuore”, la campagna nazionale che la Fondazione Italiana per il Cuore ha presentato oggi a Roma, in condivisione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in occasione della Giornata Mondiale per il Cuore e con il contributo non condizionato di Sanofi, al fine di ridurre le drammatiche conseguenze derivanti da questo tipo di malattie.
Il progetto nasce dalla consapevolezza che tramite uffici e luoghi di lavoro si possono raggiungere i lavoratori e le loro famiglie, un elevato numero di individui che rappresenta un campione significativo dell’intera cittadinanza.Le patologie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte in Europa e in Italia. Sono responsabili, nell’Unione Europea, del 49% delle morti sia nell’uomo che nella donna e, secondo le statistiche mondiali, la loro incidenza è in aumento.
Grazie a questo sodalizio fra sanità e mondo del lavoro sarà possibile contribuire al conseguimento dell’obiettivo “25by25” fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: la riduzione del 25% di mortalità precoce per malattie non trasmissibili entro il 2025. Per raggiungere quest’importante risultato, in una prima fase dell’iniziativa è previsto l’avvio di programmi che sensibilizzeranno e informeranno il personale del Ministero sui principali fattori del rischio cardiovascolare, fra cui il colesterolo LDL; in una seconda fase, invece, le attività di sensibilizzazione e valutazione dei fattori di rischio cardiovascolare e le iniziative sull’importanza di adottare sani stili di vita saranno condotte anche in altri luoghi di lavoro a livello regionale.
“La collaborazione tra le Istituzioni del mondo del lavoro e quelle della Salute è fondamentale per contribuire alla tutela della salute e al benessere dei cittadini, attraverso campagne di sensibilizzazione, e informazione mirata e azioni concrete. Nei luoghi di lavoro è infatti possibile raggiungere un numero elevato di persone di un’ampia fascia di età, consentendo di individuare i soggetti maggiormente a rischio di sviluppare patologie cardiovascolari, per le quali la prevenzione può essere determinante,” commenta Luigi Bobba, Sottosegretario di Stato del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. “Lo scopo generale dell’iniziativa - continua il Sottosegretario - punta a sensibilizzare la più ampia fascia di popolazione sull’importanza di adottare stili di vita corretti. Intervenire per tempo sui fattori di rischio delle malattie cardiovascolari genera un effetto positivo e di lunga durata sulla salute dei cittadini e, di riflesso, sulle attività produttive: avere collaboratori in salute migliora l’ambiente di lavoro, riduce i costi e incrementa efficienza e produttività”.
Il rischio che ogni persona ha di sviluppare la malattia cardiovascolare dipende dall’entità dei fattori di rischio e dalla loro eventuale compresenza; il rischio è continuo e aumenta con l’avanzare dell’età. Tuttavia è possibile ridurre il rischio cardiovascolare agendo sui fattori modificabili attraverso uno stile di vita sano e, se necessario, tramite trattamenti farmacologici appropriati.
La prevenzione dei fattori di rischio delle malattie cardiovascolari - fra cui alimentazione scorretta, sedentarietà, stress, fumo, elevata pressione sanguigna, ipercolesterolemia non genetica, sovrappeso e obesità, diabete e influenza (importante fattore scatenante nell’anziano) - può, infatti, contribuire a ridurre i gravi effetti di questo fenomeno. Elevati livelli di colesterolo nel sangue, per esempio, favoriscono la formazione delle placche aterosclerotiche e l'indurimento delle arterie. Il livello desiderabile del colesterolo totale nel sangue è meno di 200 mg/dl. Mentre il colesterolo 'buono' o HDL dovrebbe essere maggiore di 40-45 mg/dl, il livello target di colesterolo 'cattivo' o LDL dovrebbe essere inferiore almeno a 100 mg/dl nei pazienti ad alto rischio cardiovascolare in prevenzione primaria.
L’obiettivo di colesterolo LDL dovrebbe essere invece inferiore a 70 mg/dl nei pazienti a rischio molto alto, che hanno già avuto un evento cardiovascolare, come infarto o l’angina, oppure cerebrovascolare, come l’ictus. L’Istituto Superiore di Sanità stima che il 21% degli uomini e il 25% delle donne italiane hanno livelli elevati di colesterolemia totale (che eccedono 240-250 mg/dl) e più di un terzo della popolazione nazionale è a limite della soglia di rischio.
In aggiunta, anche se vi è un miglioramento della percentuale di soggetti diabetici, ipercolesterolemici e ipertesi che risultano in trattamento, un numero elevato di soggetti con tali patologie non è consapevole di essere portatore di questi fattori di rischio e, se ne è consapevole, non segue alcuna terapia o non segue la terapia in modo adeguato. Inoltre, essere sottoposti a un trattamento non significa essere sotto controllo, in quanto spesso si assiste a una non completa adesione alle terapie mediche da parte dei pazienti con conseguente non raggiungimento di valori considerati desiderabili secondo le Linee Guida.
In questo modo, oltre a ridurre l’impatto di queste patologie, la campagna “Lavora con il cuore” tenderà a operare ovunque è possibile per sostenere il valore della prevenzione delle malattie cardiovascolari, aiutando in questo modo la riduzione dei costi che la società deve affrontare per curarle.
I costi sanitari diretti per le malattie cardiovascolari in Italia ammontano a circa 16 miliardi di euro, mentre quelli relativi alla perdita di produttività sono stimati in 5 miliardi. Secondo i dati INPS, le malattie del sistema circolatorio rappresentano la prima voce di costo in termini di assegni di invalidità (dati INPS 2001-2012) e il 21% del totale delle prestazioni erogate dall’Ente per gruppi di patologie.
Una più efficace prevenzione, unita ad una migliore adesione alle terapie per coloro che sono in trattamento, è in grado di ridurre la spesa pubblica. Uno studio pubblicato nel 2014 (Mennini et al., European Journal of Health Economics) sull’impatto di una corretta adesione terapeutica per la cura della sola ipertensione – uno dei fattori di rischio predominanti delle malattie cardiovascolari – ha dimostrato come, all’interno di una analisi su 5 Paesi Europei, una adeguata aderenza alla terapia si associa a un miglioramento dello stato di salute dei pazienti e può far risparmiare risorse al sistema sanitario.
Infatti, in una proiezione a 10 anni è stato calcolato che il raggiungimento di un livello di aderenza alla terapia del 70% determinerebbe, per l’Italia, un risparmio pari a circa 100 milioni di Euro. Il tutto, ovviamente accompagnato da un miglioramento dello stato di salute dei pazienti. Le patologie cardiovascolari delineano un quadro complesso, rispetto al quale si rende necessaria un’azione comune basata su un efficace sistema di alleanze e collaborazioni tra Istituzioni e mondo scientifico.
Questo lo spirito del progetto “Lavora con il cuore” promosso dalla Fondazione Italiana per il Cuore che ha lo scopo di sensibilizzare sul tema della prevenzione delle malattie cardiovascolari, di facilitare un’interazione fruttuosa tra il mondo medico-scientifico e il mondo del lavoro e di favorire lo scambio di informazioni utili alla salute dei cittadini.
“L’elevato numero di italiani colpiti da malattie cardiovascolari rende questo fenomeno una vera e propria emergenza sanitaria nazionale”, spiega Emanuela Folco, Presidente della Fondazione Italiana per il Cuore (Fipc). “Per facilitare la diffusione di una sana cultura della prevenzione, fin dagli anni ‘80 la Fipc opera per lo sviluppo di campagne educazionali a tutela della salute dei cittadini italiani e aderisce in pieno al progetto della Oms 25by25”.
Non a caso l’iniziativa è stata presentata proprio durante la Giornata Mondiale per il Cuore, evento istituito dalla World Heart Federation nel 2000 che si celebra il 29 settembre di ogni anno in tutto il mondo per sensibilizzare, educare e informare le persone sui fattori di rischio e le malattie cardiovascolari e per invitare Istituzioni e cittadini a compiere scelte giuste per la propria salute.
“In linea con quanto emerso nel corso dell’incontro odierno, la Società Italiana di Cardiologia promuove da sempre azioni concrete che mirano a favorire l’adozione di corretti stili di vita”, continua Francesco Romeo, Presidente della Società Italiana di Cardiologia. “Stimolare la diffusione della cultura di una sana prevenzione negli ambienti di lavoro, infatti, potrà garantire un futuro migliore a tutte quelle persone che, inconsapevolmente, corrono il rischio di essere colpite da patologie debilitanti e, molto spesso, mortali”.
Gli effetti devastanti delle malattie cardiovascolari non minacciano solo la salute degli italiani ma, al contrario, vanno a delineare un’emergenza globale, come confermato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità che ha stilato un elenco di obiettivi globali da raggiungere entro l’anno 2025. “La prevenzione delle malattie cardiovascolari è sempre efficace e può e deve essere fatta anche quando la persona è ancora sana”, aggiunge Roberto Volpe, Ricercatore, Servizio di Prevenzione e Protezione, Consiglio Nazionale delle Ricerche-CNR di Roma; Presidente Sezione Lazio della Società Italiana per lo Studio dell'Arteriosclerosi. “Il mondo del lavoro rappresenta un’area dove è possibile raggiungere le persone e aiutarle a capire che è loro interesse personale pensare alla propria salute. Quindi, insieme al mondo del Lavoro, possiamo concorrere a ridurre la mortalità delle malattie cardiovascolari e di tutte le loro cause”.
Le malattie cardiovascolari rappresentano, come patologia, la parte preminente delle mortalità in tutti i Paesi europei. Per questo, lo sviluppo di un percorso che promuova la prevenzione primaria (nei cittadini apparentemente in buona salute) e secondaria (nei cittadini che inseguito ad un evento cardio-circolatorio superato o meno hanno un richiamo di impegno medico) è fondamentale.
“La prevenzione primaria, ossia quella che consiste nello scongiurare l’insorgere di una patologia, è fondamentale per la tutela della salute. Ciononostante in certi ambiti, come quello della cardiologia, quest’approccio manca quasi del tutto”, Giovanni Spinella, Presidente dell’Associazione Conacuore. “Sarebbe quindi auspicabile attivare programmi di prevenzione già a partire dalla giovane età, nelle famiglie e nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di promuovere concretamente dei corretti stili di vita tra le nuove generazioni. Solo così si riuscirà a trasformare la sana alimentazione e l’importanza del movimento in cultura diffusa, capace di inverarsi in radicate consuetudini, spontaneamente adottate e seguite. Più d’ogni artificio sarà utile a guadagnare salute e qualità di vita, ma anche a risparmiare afflizioni e risorse. In somma sintesi, meno pezze e più salute”.
Ad aggravare ulteriormente questo scenario, sono le stime economiche dei danni provocati dalle patologie cardiovascolari. “La prevenzione e la cura precoce rappresentano senza ombra di dubbio gli strumenti principali per determinare riduzioni di costo e risparmi all’interno di questo gruppo di patologie”, conclude Francesco Saverio Mennini, Direttore del Centro Valutazione Economica e HTA dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. “Educare il mondo dei lavoratori ad adottare corrette abitudini, quali la sana alimentazione, il giusto movimento, la prevenzione e l’abbandono del fumo, non solo permetterebbe un miglioramento delle condizioni di salute dell’intero Paese, ma garantirebbe anche un netto e significativo risparmio per le casse dello Stato italiano”.
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