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Giovedì 12 MARZO 2015
Il sale, un potente anti-batterico?
Un articolo pubblicato da Jonathan Jantsch dell’Università di Regensburg (Germania), sulla rivista Cell Metabolism, sembra suggerire un modo per ‘riabilitare’ il sale. La tesi dei ricercatori tedeschi è che il sale sarebbe un mezzo efficace per evitare le infezioni. In una serie di esperimenti, fatti su cellule umane e di topi, Jantsch e colleghi hanno dimostrato infatti che i livelli di sodio risultano più elevati intorno ad un sito infetto e che, in assenza di sale, i batteri tendono a proliferare.
Una scopetta fatta per caso, osservando che i topi feriti a morsi dai loro ‘compagni’ di gabbia, presentavano, a livello cutaneo, livelli di sodio superiori a quelli degli animali senza ferite. Di qui l’ipotesi che il sale giochi un ruolo determinante nelle funzioni anti-batteriche del sistema immunitario.
Somministrando agli animali, divisi in due gruppi, rispettivamente una dieta povera di sodio e una ricca di sale e infettandoli con Leishmania major, gli autori hanno dimostrato che quelli sottoposti a dieta ricca di sodio presentavano una risposta immunitaria più robusta a livello delle ferite e guarivano molto prima di quelli tenuti a dieta iposodica. L’ipotesi è che le cellule del sistema immunitario trasportino il sodio nei siti di infezione, per creare una barriera che impedisca ai batteri di penetrare più in profondità. Il sale sarebbe insomma uno ‘strumento’ del sistema immunitario, finora sconosciuto.
E riflettendoci sopra, l’idea non sarebbe poi così peregrina, visto che il sale è stato usato per molti secoli come conservante dei cibi, per evitare che venissero ‘guastati’ dai batteri.
Questa osservazione potrebbe avere immediate ricadute pratiche, quali l’adozione di medicazioni a base di sale per velocizzare la guarigione delle ferite o delle ustioni, proteggendo il sito dalle infezioni.
Maria Rita Montebelli
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