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Sabato 08 MARZO 2014
Le differenze di genere nell’uso dei farmaci
Sono le donne le maggiori utilizzatrici di medicinali, come dimostra l’ultimo rapporto Osmed, con uno scarto di 10 punti percentuali tra i due sessi (57,5% degli uomini contro il 64,6% delle donne).
Dopo i 35 anni, tra le donne è elevato il consumo di farmaci antineoplastici (in particolare per il cancro della mammella) e immunomodulatori.
Più elevato nel gentil sesso è il consumo di anti-depressivi rispetto agli uomini, con uno scarto di 8 punti percentuali al di sopra dei 74 anni. In età adulta, tra le donne è maggiore anche l’impiego di antimicrobici.
Tra i 15 e i 54 anni, è pressoché di esclusivo appannaggio femminile il consumo dei farmaci per il sistema genito-urinario e gli ormoni sessuali; mentre a partire dai 55 anni sono gli uomini a ricorrere maggiormente alla terapia ormonale ( trattamento dell’ipertrofia prostatica).
L’analisi di farmaco-utilizzazione per sesso dei farmaci per il sangue ed organi emopoietici evidenzia nelle donne in età fertile una maggiore prevalenza d’uso, verosimilmente collegata all’utilizzazione dei farmaci antianemici; mentre con l’aumentare dell’età, si registra un incremento di prescrizione più marcato negli uomini, che raggiunge i valori massimi di prevalenza nel 60% degli uomini con più di 74 anni e nel 58% delle donne nella medesima fascia di età.
La prevalenza d’uso nelle donne dei farmaci per l’apparato muscolo-scheletrico risulta sempre superiore a quella negli uomini e oltre i 74 anni arriva al 50% della popolazione. Una differenza attribuibile alla maggiore frequenza di impiego di bifosfonati per il trattamento dell’osteoporosi.
I farmaci per l’apparato cardiovascolare mostrano un incremento d’uso con il crescere dell’età per entrambi i sessi. Stesso andamento per i farmaci per l’apparato gastrointestinale e metabolismo, il cui uso aumenta al crescere dell’età, ma senza particolari differenze fra uomini e donne.
In generale, gli uomini mostrano una maggiore aderenza al trattamento rispetto alle donne, in particolare per quanto riguarda l’ipertensione (60,3% contro 54,4%).
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