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Mercoledì 07 AGOSTO 2013
L'intervento di Letta: “Governo non ha la presunzione di durare” ma “ora non c’è alternativa”
“Che non sarebbe stato facile lo sapevamo fin dal principio. Vent’anni di confronto durissimo e muscolare lasciano segni e ferite”. Ma “gli italiani capiscono. Capiscono che non c’è alternativa. Non a questo governo, ma alla necessità, per una volta, di mettere da parte le contrapposizioni e le viscere per avere stabilità e far sì che la politica torni ad essere quello che è per definizione: la cura della cosa pubblica, dell’interesse generale, del bene della comunità”. Queste le parole del presidente del Consiglio Enrico Letta in occasione dei primi 100 giorni del suo Governo.
Ma la presidenza del Consiglio non si è limitata a fornire un semplice discorso. È andata oltre pubblicando un ampio Report con tutti i Provvedimenti e le Relazioni illustrative. Ma non solo nel focus troviamo anche 12 sezioni specifiche (Europa/mondo - Credibilità - Istituzioni - Lavoro - Persona, Famiglia, Diritti - Casa - Impresa e Sviluppo - Conoscenza, Innovazione, Cultura - Giustizia - Facile - Territorio e Ambiente - I viaggi) su ciò che si è fatto e ciò che si prefigge di fare nel prossimo futuro.
Il messaggio integrale del premier Enrico Letta:
Alle spalle i primi 100 giorni. Davanti a noi, da oggi, la responsabilità di andare avanti con ancora più determinazione a fare bene. A trovare con cura le risposte che il capo dello Stato e il Parlamento ci hanno incaricato di dare al Paese e che il Paese pretende da noi. A concentrarci sempre di più sullepolitiche proprio quando lo scontro nella politica sembra farsi incandescente.
Che non sarebbe stato facile lo sapevamo fin dal principio. Vent’anni di confronto durissimo e muscolare lasciano segni e ferite. Eppure, i provvedimenti del governo che trovate qui raccontati e il lavoro paziente e incisivo delle Camere nell’approvarli e migliorarli dimostrano che è possibile lavorare per l’Italia pensando al futuro. Senza lasciarsi spaventare dall’ossessione del consenso immediato, dalla consultazione compulsiva delle rispettive dichiarazioni, dal rischio che il proprio elettorato – o la propria “base” – non capisca il senso delle larghe intese.
Gli italiani capiscono. Capiscono che non c’è alternativa. Non a questo governo, ma alla necessità, per una volta, di mettere da parte le contrapposizioni e le viscere per avere stabilità e far sì che la politica torni ad essere quello che è per definizione: la cura della cosa pubblica, dell’interesse generale, del bene della comunità. Capiscono che le risposte da noi arrivano subito quando è possibile e invece vanno costruite con cautela quando devono fare i conti con una realtà complessa che impone attenzione e serietà.
Capiscono anche – ne sono certo – che questa esperienza, e chi la rappresenta, non ha la presunzione di durare per sempre o di ergersi a modello. Ha l’ambizione e il dovere, quelli sì, di servire il Paese contribuendo a rizollare un campo da gioco altrimenti impraticabile, di rispondere alla crisi con tanti atti concreti, tangibili e di buon senso, di dimostrare all’Europa e al mondo che ce la possiamo fare.
I segnali ci sono tutti e indicano che siamo a un passo dal possibile. A un passo, cioè, dall’inversione di rotta e dall’uscita dalla crisi più drammatica e buia che le attuali generazioni abbiano mai vissuto.
Il nostro impegno, a partire da oggi, è quello di cogliere fino in fondo questi segnali positivi, di mettercela davvero tutta affinché il possibile diventi realtà, di proseguire nel percorso tracciato in questi primi 100 giorni. L’Italia può farcela. L’Italia ha al proprio interno l’energia, la capacità, la voglia di cambiare e di cambiare in meglio. A quest’Italia vogliamo e dobbiamo continuare a render conto.
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