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Giovedì 25 LUGLIO 2013
Crioconservazione. La legge ormai lo permette, ma in Italia si usa ancora molto poco
Dopo un lungo dibattito sul tema della procreazione assistita, che ha avuto luogo in Parlamento e in seno alla società civile, il 19 febbraio 2004 è stata approvata la controversa legge 40. La norma si distingueva dagli altri ordinamenti in vigore in Europa perché piuttosto rigida: tra i numerosi divieti anche quello di distruggere e/o crioconservare gli embrioni e dunque l'obbligo a trasferire in utero tutti i prodotti del ciclo di Pma, in un'unica volta. Questa parte della legge è poi decaduta grazie a una sentenza della Corte Costituzionale emessa l’8 maggio 2009. Tuttavia, a lungo nella percezione comune è rimasta l’idea che crioconservare gli embrioni fosse illegale, e dunque a lungo gli italiani non l’hanno fatto.
Sta cambiando qualcosa in questo senso? Non del tutto, anche perché la tecnica non è ancora adottata da tutti i centri e anzi, si registra una diminuzione dei centri che non hanno effettuato alcun ciclo di congelamento (né di ovociti né di embrioni) sia in valore assoluto da 37 nel 2010 a 32 nel 2011, sia in valore percentuale dal 21,3% del 2010 al 17,9% del 2011. Quando si guarda ai soli dati che riguardano gli ovociti, secondo la relazione del Ministero, la situazione non è particolarmente migliore: nel 2011 in 53 centri (29,6% del totale), non è stato effettuato nessun congelamento ovocitario. Nel 2010 il numero di centri che non effettuava congelamento di ovociti era lo stesso (53) ma rappresentava il 30,5% del totale, mentre nel 2009 i centri erano 59 corrispondenti al 32,8%. In 63 centri il congelamento ovocitario è stato effettuato in al massimo il 5% dei prelievi, in 5 centri soltanto si è superato il tetto del 20% di congelamenti ovocitari. Quest’anno nessun centro ha superato il 50% di congelamenti di ovociti per prelievo. I centri che non hanno effettuato alcun ciclo di congelamento (né di embrioni né di ovociti), sono diminuiti sia in valore assoluto, da 53 nel 2010 a 32 nel 2011, sia in valore percentuale dal 30,5% del 2010 al 29,6% del 2011.
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