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Venerdì 24 SETTEMBRE 2010
Arcigay: in ospedali discriminazioni verso omosessuali e malati di mente

“La discriminazione, deprecabile in ogni ambito, in sanità assume un significato molto particolare” perché “ogni persona che non trova in ambito sanitario un ambiente ospitale ed accogliente vedrà diminuita la possibilità di accedere ai servizi sanitari ed alla cure che questi erogano”. Così ha esordito Sergio Ardis, medico, coordinatore del Comitato Etico Locale Azienda USL 2 di Lucca, in occasione del Convengo su Salute e discriminazione promosso oggi dall’associazione Arcigay nell’ambito del Festival della Salute.
L’Azienda Usl 2 di Lucca, infatti, nell’ambito di un progetto che ha coinvolto tutta la Regione Toscana, ha messo in campo azioni prevenire la discriminazione in ambito sanitario, a partire da un’indagine per scoprire le dimensioni del fenomeno all’interno delle aziende (in allegato i risultati presentati oggi al convegno).
“Tra i pazienti che subiscono lo stigma maggiore – ha spiegato Ardis - ci sono le persone affette da una malattia mentale. Un questionario compilato da 159 sanitari ci ha permesso di constatare come ancora purtroppo un sanitario su cinque pensa di non poter fornire cure a questi pazienti nei reparti ospedalieri. Oppure come ancora oggi quasi un terzo dei sanitari ritenga che una persona malata di mente si possa collocare in un reparto di degenza”.
Ma il fenomeno è forte anche nei confronti delle persone HIV positive, a causa di “un misto di paura ingiustificata, ignoranza e fobie. Per esempio, in un’indagine del 2001, quando abbiamo chiesto a 242 sanitari se per visitare una persona HIV positiva è necessario sempre avere la mascherina, una persona su cinque ci ha risposto affermativamente. Si tratta di una risposta assurda da un punto di vista scientifico, che sicuramente desta meraviglia quando viene data da un sanitario (medici, infermieri, ostetriche, ecc.).
Anche le condizioni naturali quale l’orientamento sessuale possono essere bersaglio dello stigma. “La letteratura scientifica e i fatti di cronaca ci dicono che i nostri dati sono reali e, purtroppo, globalmente diffusi. La sanità toscana ha preferito non ignorare il fenomeno ed investire per combatterlo mediante un percorso continuo di formazione” nella consapevolezza che, ha concluso il medico, “umanizzare e rendere più accoglienti le strutture sanitarie per ogni persona che vi si avvicini è il modo per rendere veramente equa l’accessibilità alle cure”.
 

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