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Sabato 13 LUGLIO 2013
La correlazione tra apnea notturna e malattie cardiache

Nel tempo, grazie a studi e trial clinici, è stata dimostrata una correlazione significativa tra Sleep Apnea e alcune malattie cardiache. Ad esempio, l’ipertensione arteriosa si accompagna alla Sleep Apnea nell’80% dei casi, mentre lo scompenso cardiaco, le aritmie ed in particolare la fibrillazione atriale nel 50% dei casi. Inoltre il 35% di pazienti che hanno una cardiopatia ischemica soffrono anche di Sleep Apnea. Esiste quindi un rapporto stretto, non necessariamente di tipo causa-effetto, ma senz’altro di cattiva vicinanza.
“Da quanto si è visto fino ad ora, se ad esempio consideriamo il paziente con cardiopatia ischemica, è chiaro che spesso si tratta di una persona che ha il diabete, che soffre di ipertensione, che è in sovrappeso (un peso eccessivo è infatti fortemente legato all’Apnea Ostruttiva) e soprattutto in età più avanzata ha comorbilità legate a bronco-pneumopatie, tutti fattori relati alla Sleep Apnea”, ha spiegato Alessandro Capucci, Professore di Cardiologia presso l’Università Politecnica delle Marche (AN), Direttore della Clinica di Cardiologia e della Scuola di Specialità in Malattie dell’apparato cardiovascolare. “È quindi logico pensare ad un rapporto, ad un interscambio, anche se io prenderei questi dati non tanto come una possibile causa della patologia, bensì come una fonte di aggravamento”
 
Per quanto riguarda i portatori di pacemaker, generalmente si tratta di pazienti di età media elevata e questo è rilevante perché l’età è uno dei fattori che si accompagnano a un’aumentata incidenza di Sleep Apnea. “Si è visto in alcune casistiche che, per quanto riguarda la sindrome del nodo del seno (una delle cause maggiori di impianto di pacemaker), si arriva a un’incidenza di Sleep Apnea pari al 59%. Parliamo di valori estremamente elevati, non c’è dubbio che i pazienti portatori di pacemaker hanno il 50% di probabilità di riscontrare una Sleep Apnea di qualunque tipo e, di questi, uno su quattro riscontra una forma severa della patologia”, ha continuato. “Essendo una sindrome sottodiagnosticata, avere un sistema che possa aiutare nella valutazione della dia-gnosi è solo un vantaggio, non sfruttarlo al contrario è svantaggioso. Un paziente che ha un pacemaker può contare su un sistema che attraverso semplici algoritmi è progettato per valutare la Sleep Apnea notturna, monitorandola anche per un lungo periodo di tempo. Avere impiantato un pacemaker che non offre questa funzione toglie quindi a un paziente su due la possibilità di intervenire su una patologia reale che, nei casi severi, richiede l’impiego della CPAP, la maschera da utilizzare durante la notte che può cambiare effettivamente il decorso della malattia”.
 
Si può prevedere la Sleep Apnea in questa tipologia di pazienti? “La Sleep Apnea si può prevedere non tanto con criteri di tipo elettrofisiologico, ma grazie a criteri clinici quali il peso corporeo, l’età, l’ipertensione arteriosa e il diabete, che sono i fattori predisponenti alla patologia”, ha concluso Capucci.

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