quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Venerdì 07 GIUGNO 2013
Saffi Giustini (Simg): “Non possiamo perdere il governo del farmaco”

Anche i medici di famiglia sono contrariati dalla decisione AifaSta  che ha abolito l’obbligo del piano terapeutico per gli antipsicotici di seconda generazione. “Viene da chiedersi se questi provvedimento sono presi da persone che conoscono come vanno le cose sul territorio” commenta Saffi Giustini, responsabile area Farmaco della Simg e componente del gruppo consultivo per le Cure primarie della Cts, la Commissione tecnico-scientifica dell’Aifa “stiamo parlando di pazienti con problemi seri, non è pensabile che possano fare a meno del farmaco per una settimana o due perché la ricetta ora va fatta dallo specialista e ci sono liste d’attesa da superare”.
 
“Nel setting delle Cure primarie tira un’aria preoccupante” sintetizza ancora Saffi Giustini “per qualche mese c’erano state indicazioni ufficiose secondo le quali finalmente un po’ di innovazione sarebbe stata presto “travasata” nel territorio: la spesa è sotto controllo, si diceva, si può dare luce verde a qualche farmaco di ultima generazione per il trattamento delle patologie a maggiore impatto sociale. Finora però sta accadendo il contrario: sulle incretine si tiene il guinzaglio “corto” ai medici di famiglia, i nuovi anticoagulanti orali sono sotto piano terapeutico, su eparine e nota 13 si è visto cosa è successo. A mettere tutti assieme questi episodi, si ricava la quasi certezza che sul territorio pesa un’emarginazione dovuta soltanto a obiettivi di risparmio”.
 
Il rischio però, per i medici, è quello di perdere completamente il governo del farmaco: “Sui nuovi anticoagulanti orali” prosegue Giustini “si sta perdendo l’occasione di fare ricerca post-marketing: servirebbe il monitoraggio dei pazienti in cura per verificare che succede nella vita di tutti i giorni, con persone che assumono anche altri farmaci o parafarmaci; il cardiologo non può assicurare un controllo di questo genere, solo noi – magari con il supporto del farmacista dal suo campo di azione – siamo in grado”.
 
“E’ interesse di entrambi, medici e farmacisti- conclude Giustini - costruire attorno al paziente una “rete” di sorveglianza che assicuri aderenza delle terapie e farmacovigilanza. Se ci riusciamo, potremo anche rivendicare con qualche chance in più il ritorno dell’innovazione sul territorio”. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA