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Sabato 25 MAGGIO 2013
Quali sono i disturbi tiroidei?
I disturbi tiroidei crescono progressivamente nelle varie fasce di età fino a raggiungere la massima diffusione nei 55-64 anni, specie per l’ipotiroidismo, per poi decrescere. Le donne soffrono di disturbi tiroidei da 5 a 8 volte più degli uomini: in media una donna su otto sviluppa un disturbo tiroideo nel corso della vita e dal 5 all’8% dei casi, ciò avviene dopo una gravidanza.
“La tiroide è una specie di ‘centrale elettrica’ del nostro corpo”, ha spiegato Paolo Vitti, segretario generale Associazione Italiana della Tiroide (AIT). “Se qualcosa in questa ghiandola non funziona tutto il corpo ne risente perché questo organo, a dispetto della sua piccola dimensione, controlla il metabolismo e le sue principali funzioni quali il battito cardiaco, lo sviluppo del sistema nervoso centrale, l’accrescimento corporeo, la pressione arteriosa, il livello di colesterolo, il peso, la forza muscolare, l'acutezza mentale, la parola, la vista, le condizioni della pelle e dei capelli e tante altre ancora. Per funzionare bene la tiroide ha bisogno di iodio e nei casi di insufficiente apporto di questo elemento si possono avere manifestazioni cliniche diverse quali l’aumento del volume della tiroide, più noto come gozzo, e la formazione di noduli tiroidei. I noduli tiroidei sono nella grande maggioranza dei casi benigni, ma impongono al medico l’obbligo di escludere la presenza di una neoplasia maligna, che tra l’atro è la più frequente tra i tumori del sistema endocrino e costituisce circa l’1% di tutti i tumori”.
Ma le patologie sono molte e di vario tipo. “Il morbo di Basedow è la causa più frequente di ipertiroidismo nell’adulto in zone con normale apporto iodico”, ha illustrato Luigi Bartalena, segretario della European Thyroid Association. L’ipertiroidismo è una malattia spesso fortemente sintomatica, caratterizzata da tachicardia, tremori, dimagrimento anche marcato pur con appetito conservato, talora con diarrea, aumento della sudorazione, intolleranza al caldo, ansia, nervosismo, insonnia. In circa il 25% dei pazienti basedowiani è presente un coinvolgimento oculare che prende il nome di orbitopatia basedowiana. Questa malattia è caratterizzata, nelle sue forme conclamate, da un segno molto evidente, la sporgenza degli occhi (esoftalmo) che si accompagna a fastidiosi disturbi irritativi, quali lacrimazione, sensazione di sabbia, dolore, fotofobia, spesso da invalidante diplopia (sdoppiamento dell’immagine) e, nei casi più gravi, da un coinvolgimento del nervo ottico che rappresenta una condizione di rischio per la vista del paziente. “Fortunatamente le forme gravi sono una minoranza, ma anche le forme lievi comportano una marcata compromissione della qualità della vita”, ha continuato Bartalena.
“Quando la tiroide non funziona lo può fare per difetto o per eccesso”, ha poi chiarito Gianfranco Fenzi, presidente Associazione Italiana Tiroide (AIT). Le cause di un funzionamento per difetto sono diverse: carenza di iodio, malattie autoimmuni della tiroide, esiti di intervento chirurgico o assunzione di iodio radioattivo, gozzo e noduli tiroidei. “L’ipotiroidismo è spesso non diagnosticato a causa di una sintomatologia aspecifica e spesso viene diagnosticato casualmente. La terapia dell’ipotiroidismo si basa sulla somministrazione di levotiroxina (T4), assunta in singola dose giornaliera a digiuno, con dosaggio da calibrare attentamente persona per persona. La levotiroxina va assunta 30-40 minuti prima della colazione, considerando che latte, caffè, fibre, soja e cereali possono ridurne l’assorbimento. Oggi - conclude Fenzi - oltre alle compresse di levotiroxina (T4) esistono altre forme (liquido monodose, gocce) che possono facilitare l’assunzione e hanno un miglior assorbimento intestinale”.
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