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Lunedì 04 FEBBRAIO 2013
Aiom, Sigmo e Omg: "Ecco le ricette per vincere il tumore all'ovaio"

Otto diagnosi di tumore all’ovaio su dieci arrivano quando il cancro è ormai in fase avanzata e in questi casi la sopravvivenza delle pazienti è pari ad appena il 30 per cento. La probabilità di vincere il cancro raggiunge invece il 90 per cento quando si è ancora allo stadio iniziale. Sono alcuni dei dati che vengono presentati oggi a Milano nel corso del convegno organizzato da Aiom, Sigmo e Omg in occasione della Giornata mondiale contro il cancro. “In Italia registriamo una scarsa comunicazione tra ginecologo, oncologo e le altre figure chiave coinvolte e non abbiamo percorsi condivisi, al contrario di quanto accade per altri tumori, come quella della mammella – commentano Nicola Surico e Stefano Cascinu, presidenti rispettivamente della Sigo e della Aiom - Partendo da questa base e sollecitati dai nostri stessi soci, come società scientifiche ci siamo riuniti ed abbiamo elaborato un documento ufficiale con proposte concrete per favorire la creazione di veri e propri team collegiali, un numero minimo di interventi per essere indicati come centri di riferimento e la collaborazione fra le diverse strutture: ora potremo garantire la migliore assistenza alle 4.900 italiane colpite ogni anno dal tumore all’ovaio”.

E’ la prima volta che in Italia le società scientifiche si uniscono per elaborare un lavoro di questo genere. Lo studio ha definito – sul modello della breast unit per il cancro alla mammella – una serie di indicatori per i centri di riferimento sulla neoplasia dell’ovaio: è, per esempio, sempre necessaria la presenza di una squadra multidisciplinare che operi nella massima collaborazione tra i suoi componenti. “Il problema della comunicazione è infatti centrale – sottolineano le tre società - Ben il 63% degli oncologi e il 32% dei ginecologi ritengono che il livello di cooperazione non sia sufficiente. Per l’86% di loro, una collaborazione continua è determinante per definire percorsi guidati e codificati uniformemente in tutta la Penisola. Non possiamo perdere altro tempo, soprattutto ora che dopo quindici anni disponiamo di nuove terapie, purtroppo ancora in attesa di approvazione nel nostro Paese”. Il documento è già stato consegnato alle istituzioni sanitarie del Paese, “anche se – aggiungono i tre presidenti – inizieremo a diffonderlo ai nostri soci affinché possa diventare operativo a tutti gli effetti”.

I numeri sono eloquenti: il cancro dell’ovaio rappresenta il 3% del totale delle neoplasie femminili, il decimo più diffuso tra le donne, ma rientra tra le prime 5 cause di morte per tumore nella fascia di età tra i 50 e i 69 anni. A causa proprio della sintomatologia tardiva e senza segni specifici, circa 4 pazienti su 5 presentano alla diagnosi una malattia in fase molto avanzata. Ed è proprio questa dinamica a condizionare negativamente la prognosi della patologia: solo il 41% delle donne colpito da un tumore dell’ovaio nella prima metà degli anni 2000 risulta ancora in vita a 5 anni dalla diagnosi. “Grazie al nostro lavoro riusciremo nel tempo ad agire in maniera sempre più efficace sul tumore – concludono i presidenti – sia dal punto di vista clinico-terapeutico, che dell’assistenza sul territorio”.

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