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Giovedì 21 GIUGNO 2012
La filiera del farmaco: “Basta tagli alla farmaceutica”
Un coro unanime quello dei rappresentanti della filiera del farmaco (aziende, farmacisti, distributori), a cui si uniscono medici e consumatori. E dice “basta ai tagli alla farmaceutica”. Perché se la politica vuole salvare sanità e bilanci, deve ripensare il sistema e governarlo nel modo più efficiente, non continuare a tagliarlo, penalizzando soprattutto il settore dei farmaci.
L’occasione per ribadirlo è stata la tavola rotonda promossa nel pomeriggio di oggi al IV Convegno di Assogenerici e alla quale hanno partecipato Giacomo Milillo, segretario nazionale della Fimmg; Claudio Cricelli, presidente Simg; Annarosa Racca, presidente Federfarma, Massimo Scaccabarozzi, presidente Farmindustria; Aldo Presenti, presidente Adf; Paolo Tagliavini, presidente Federfarma Servizi; Rossella Miracapillo, segretario generale di Movimento Consumatori; Roberto Messina, presidente Federanziani; e Claudio Gustavino, senatore e responsabile sanità dell’Udc, che ha auspicato di “vedere nei prossimi decreti non tagli, ma misure per il governo della sanità”.
L’incontro è stato anche l’occasione per Giacomo Milillo di chiarire la sua posizione sui farmaci equivalenti e la sostituibilità dopo una serie di botta e risposta che l’ha visto protagonista con il presidente di Assogenerici, Giorgio Foresti. “Voglio smentire che la Fimmg abbia una posizione critica sull’efficacia e la qualità dei farmaci equivalenti”, ha detto Milillo. Spiegando che è vero che esistono delle resistenze all’uso e alla prescrizione di questi farmaci, “ma sono resistenze che vengono dai medici e dai cittadini, non certo dalla categoria professionale”. E questo, secondo il segretario nazionale della Fimmg, “dipende anche dal modo sbagliato in cui il Governo, le autorità e le aziende stesse hanno presentato il generico”, molte volte valorizzato solo per la sua capacità di far risparmiare.
Milillo ha però ribadito che la prescrizione è una scelta del medico. Una scelta compiuta “in scienza e coscienza per il bene del paziente e non per interessi personali e per compiacere le aziende”. “Da oltre 10 anni – ha proseguito il leader della Fimmg – i Governi hanno voluto governare il fenomeno nella sanità e della spesa farmaceutica con regole rigide. Ma quello della sanità è un mondo complesso, dove la risposta deve essere personalizzata e l’autonomia del medico è essenziale per garantire la salute del paziente. Non può essere impedito al medico cosa prescrive, perché così si impedisce al cittadino di avere la terapia più adeguata. Il professionista non può accettare questo abuso di potere”. Se quindi per Milillo bisogna “smettere di mettere in dubbio la qualità degli equivalenti, bisogna anche smettere di parlare di interessi e di comparaggio quando si parla di prescrizioni mediche”.
Annarosa Racca ha voluto quindi sottolineare il ruolo del farmacista nel cercare di comunicare al cittadino il reale valore dei farmaci equivalenti. “Un lavoro quotidiano e difficile, che facciamo ancora oggi e che riguarda non solo la funzionalità del farmaco, ma anche la questione dei prezzi, perché le liste di trasparenza vengono aggiornate costantemente e il cittadino costantemente ci chiede la ragione dei cambiamenti dei prezzi”. Secondo la presidente di Federfarma, quello dei farmacisti è stato comunque una battaglia riuscita, perché “oggi il 60% delle confezioni che dispensiamo sono di farmaci a brevetto scaduto”.
Racca ha poi voluto ribadire che “il farmaco non è un prodotto di consumo, per questo bisogna stare attenti ad andare avanti con il processo di liberalizzazioni che invece tende a dare questa percezione del farmaco. Il farmaco non è un bene di consumo, ma un bene per la salute. Quindi basta tagli. L’obiettivo – secondo Racca – deve essere piuttosto quello di individuare un nuovo, moderno modello della distribuzione”.
Obiettivo condiviso dalle imprese del farmaco, perché “se non si smette di tagliare sui farmaci – ha avvisato Massimo Scaccabarozzi -, le aziende, già al limite della sostenibilità, non riusciranno a sopravvivere”. Secondo il presidente di Farmindustria, se dopo il decreto Cresci Italia, che avrebbe dovuto promuovere la diffusione degli equivalenti, il consumo di equivalenti non è cresciuto, “la colpa sta nel fatto che l’intero mercato del settore dei farmaci è diminuito del 15%”. Quanto ai tetti alla spesa farmaceutica, ha rilevato Scaccabarozzi, “non sono un sistema di contenimento, perché in realtà la spesa può essere sforata e non c’è nulla che obblighi a non sforare. I tetti alla spesa sono solo meccanismo che lo Stato usa per risparmiare ponendo a carico delle aziende il ripiano di quello sforamento”.
Basta, quindi, anche per Scaccabarozzi, ai tagli alla farmaceutica. Piuttosto occorre individuare le altre, numerosi voci di spreco. Ad esempio “i ricoveri programmati che registrano giorni e giorni di degenza non necessaria, a un costo di mille euro al giorno”. Anche perché, ha ricordato il presidente di Farmindustria, “se il settore del farmaco soffre, non ha la possibilità di ridurre i prezzi dei suoi prodotti”, che sarebbe poi uno dei vantaggi che il decreto Cresci Italia si poneva l’obiettivo di raggiungere con la norma sui farmaci generici, facendo risparmiare i cittadini.
Da Pesenti e Tagliavini l’appello al governo per rivedere la remunerazione della distribuzione. “I nostri margini sono ridicoli – ha detto Pesenti -, al punto che se la quota di generici salisse dal 14/15% attuale al 20%, molti i noi si troverebbero a chiudere. Noi non abbiamo potere di influenzare la diffusione del generico, contro il quale non abbiamo nulla. Ma il Governo tenga anche conto della nostra categoria, altrimenti non riusciremo a sopravvivere”. Una soluzione, secondo Tagliavini, potrebbe essere “affidare alla distribuzione intermedia e alle farmacie i farmaci innovativi ora dispensati in ospedale. Ed è quello che chiediamo al Governo”.
Claudio Cricelli ha sottolineato come, peraltro, la spesa farmaceutica sia la più controllata della sanità e quella meglio monitorata, tanto da essere sotto controllo sia come spesa che come risultati di salute. “A partire dal 2004 – ha evidenziato, citando una ricerca presentata nelle settimane scorse – i costi generati dalle prescrizioni dei medici sono stati costanti. In 8 anni sono aumentati i volumi, ma il costo annuo è stato lo stesso e questo proprio grazie ai generici”. Per questo, secondo Cricelli, gli interventi per risparmiare dovrebbero essere fatti altrove. “Peraltro – ha sottolineato il presidente della Simg – esiste per la spesa farmaceutica territoriale un tetto del 13%. Ma che senso ha un tetto del 13%? Se l’Italia ha bisogno di spendere sul territorio 13 miliardi per i farmaci, è quello il tetto. Non una quota percentuale di un fondo che si va piano piano riducendo. Il 13% di oggi non sarà il 13% di domani, se il finanziamento della sanità continua ad essere tagliato”. In pratica, così lo sforamento sarà inevitabile.
Il senatore Gustavino, che non è rappresentante del Governo, è stato comunque chiamato in causa nel dibattito come rappresentante delle istituzioni. E ha sottolineato come “la politica abbia una responsabilità grande, chiare e ineluttabile che è quella di governare la sanità. Io non credo che la politica debba fare un passo indietro in sanità, credo piuttosto che debba fare il passo giusto”, ha detto il senatore. E la priorità è “governare il sistema, che oggi non è realmente governato. La sanità ha perso efficienza e la regionalizzazione ha portato alla deriva”. Riferendosi all’imminente decreto annunciato dal ministro della Salute, Renato Balduzzi, riguardante anche i farmaci, Gustavino ha affermato: “Vorrei vedere nei prossimi decreti non tagli, ma misure di governo del sistema”.
Meno sprechi, più prestazioni e farmaci è anche l’appello di Federanziani e Movimento Consumatori. Che sostengono con forza anche la diffusione del generico, richiamando alla necessità, da parte di tutti, di smettere di avere dubbi sulla loro efficacia e qualità.
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