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Giovedì 21 GIUGNO 2012
Proporzione di parti con taglio cesareo primario
La proporzione di parti effettuati con taglio cesareo è uno degli indicatori di qualità più frequentemente usato a livello internazionale per verificare la qualità di un sistema sanitario. Questo perché il ricorso inferiore al cesare risulta sempre associato a una pratica clinica più appropriata, mentre diversi studi suggeriscono che una parte dei tagli cesarei è eseguita per “ragioni non mediche”. Eppure il numero dei parti con taglio cesareo è andato progressivamente aumentando in molti Paesi. In Italia, in particolare, si è passati da circa il 10% all’inizio degli anni Ottanta al 37,5% nel 2004, la percentuale più alta d’Europa, che in media si assesta a una quota inferiore al 25%.
Per non distorcere il confronto tra ospedali, è necessario tenere in considerazione le possibili variabili di rischio cesareo delle pazienti che si recano nelle diverse strutture: il taglio cesareo è, infatti, indicato in molte situazioni cliniche, come, ad esempio, complicanze a carico della placenta o del cordone, distress fetale, infezione da Hiv, sproporzione feto-pelvica; inoltre differenze socio-demografiche o nella disponibilità dei servizi per le gravidanze ad alto rischio aumentano la probabilità di un cesareo. L’indicatore viene calcolato come proporzione di parti con taglio cesareo primario (primo parto con taglio cesareo di una donna), essendo altissima la probabilità (superiore al 95%) per le donne con pregresso cesareo di partorire di nuovo con questa procedura. (media esiti Italia 28,34%)
Solo due strutture in Calabria mostrano esiti certi e al di sotto della media italiana, quindi favorevoli. All’Ospedale Civile di Locri i tagli cesarei si fermano al 17,6%, al Presidio Ospedaliero Annunziata di Cosenza al 19,1%, ma già al Pugliese di Catanzaro le percentuali crescono e arrivano al 28,5%, al Presidio Ospedaliero di Corigliano Calabro continua a crescere arrivando al 29,4% e a quello di Rossano al 31,5%.
La maglia nera della Calabria invece va alla clinica Cascini di Belvedere Marittimo dove ben l’83,8% dei parti è effettuato con il taglio cesareo. Percentuali altissime anche al Policlinico Madonna della Consolazione di Reggio Calabria (72,6%) e nella Clinica Villa Aurora sempre nel capoluogo (59,5%), tallonata dalla clinica La Madonnina di Cosenza (59,4%). La bilancia pende a favore dei cesarei anche all’Ospedale di Lamezia Terme (52,6%).
In Sicilia raggiunge l’eccellenza l’Ospedale Carlo Basilotta a Nicosia, dove solo il 6% dei parti è realizzato con il taglio cesareo. Di contro il peggior esito delle tre regioni analizzate si registra nella Casa di Cure Orestano srl di Palermo con ben il 91,6% di tagli cesarei.
Nel gruppo con il bollino blu troviamo inoltre l’Ospedale Maggiore di Modica (12,6%) e l’Azienda ospedaliera Gravina di Caltagirone (13%). Seguono il Nuovo Garibaldi di Catania 18,6% e l’Ospedale Cervello di Palermo (20,7%). Cesarei decisamente in eccesso nelle cliniche Serena srl di Palermo (83,2%), alla Lucina di Catania (81,8%), alla Demma e alla Candela spa di Palermo rispettivamente con il 72,3% e il 71,9% di tagli cesarei.
La migliori performance della Sardegna le sfodera l’Ospedale Civile di Alghero con il 17,6%, seguito dal Presidio Ospedaliero S. Barbara di Iglesias (18,2%). Si aggirano intorno al 20% i cesarei al Nostra Signora di Bonaria di S. Gavino Monreale 20,8%, nella clinica Kinetika di Quartu S. Elena (il dato però non è statisticamente certo 22,4%), e al S. Francesco di Nuoro (22,9%).
La bilancia pende in favore dei cesarei nella clinica S. Anna di Cagliari (61,8%). Percentuali elevate anche al SS Trinità di Cagliari (49%), al P. Dettori di Tempio Pausania (42,4%), seguita a stretto giro dall’Ao Universitaria di Sassari (41%) e dal S. Giovanni di Dio di Cagliari (38,2%).
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