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Mercoledì 09 MAGGIO 2012
Sidoli (Assobiotec): “Necessario semplificare regole e creare condizioni per rafforzare e consolidare il settore”

“Nonostante la difficile congiuntura economica, le imprese biotech italiane continuano a dimostrare una notevole capacità di crescere, e di aumentare e ottimizzare gli investimenti in R&S, con un trend in controtendenza rispetto a molti paesi europei. L’Italia è terza in Europa, dopo la Germania e il Regno Unito, per numero di imprese pure biotech (248). Tuttavia ben 23 imprese hanno cessato la propria attività, e ancora oggi il 77% delle imprese biotech italiane è di dimensione micro o piccola, e molte di esse sono sottocapitalizzate e costrette a operare ai limiti della sopravvivenza”. A lanciare l’allarme, nonostante i numeri positivi del Rapporto 2012 sulle biotecnologie in Italia, è stato Alessandro Sidoli, presidente di Assobiotec, intervenendo a Roma alla presentazione del Rapporto.

“La crescita del biotech italiano va rafforzata e consolidata, altrimenti in questo contesto storico si rischia il tracollo del settore. Per questo – ha aggiunto Sidoli - occorre lavorare alla semplificazione delle regole, alla migliore allocazione delle limitate risorse disponibili e alla creazione delle condizioni per favorire nuovi investimenti”.

Sidoli ha sottolineato come “il potenziale delle biotecnologie è sorprendente: a livello mondiale il biotech, come meta-settore industriale, vale tra lo 0,4% e lo 1,1% del PIL, ed è anche alla base di un nuovo modello di sviluppo sostenibile – legato all’uso di agenti biologici nelle produzioni industriali e all’utilizzo di biomasse per la loro conversione in energia e in una ampia gamma di prodotti – che vale, già oggi, in Europa più di 2 mila miliardi di Euro l’anno, dando lavoro a oltre 22 milioni di persone. La partecipazione delle nostre PMI all’affermarsi della bioeconomia – ha concluso Sidoli – può creare nuova occupazione e stimolare la competitività del sistema-Paese, aumentando la sostenibilità economica e ambientale delle nostre produzioni agricole e industriali. Se non vogliamo perdere questa opportunità, e rilanciare la competizione del sistema Paese, dobbiamo definire una strategia mirata con incentivi e politiche fiscali adeguate e coerenti, tarate sulle specificità del settore”.
 

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