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Lunedì 07 GIUGNO 2010
Sigo: Tso per le depressioni post-partum a rischio

A seguito dei sempre più frequenti casi di infanticidio, la Sigo (Società italiana di ginecologia e ostetricia) e l’Associazione strade onlus hanno proposto di applicare la procedura del Trattamento sanitario obbligatorio extraospedaliero nei casi gravi proprio per contrastare questo genere di tragedie.


Nella proposta è prevista la creazione di un equipe specializzata, pronta ad occuparsi 24 ore su 24 delle donne “con comportamenti omicida, tutelando così sia la madre che il figlio”. Proprio per salvare le donne e i bambini da questa malattia bisogna essere rapidi nel diagnosticare la depressione. “Bisogna cogliere per tempo i campanelli d’allarme” ha dichiarato il presidente della Sigo Giorgio Vittori, evidenziando che proprio i ginecologi possono essere importanti sentinelle. I campanelli d’allarme sono simili per quasi tutte le donne.
Innanzitutto episodi di ansia o depressione durante la gravidanza o una storia personale o familiare di depressione (81%). A seguire, precedenti casi di depressione post partum (78%), isolamento o condizioni socioeconomiche svantaggiate (63%) e problemi con il partner (58%).
La Sigo ha poi messo in rilievo un dato allarmante: nel 72% dei casi le donne vengono dimesse senza aver ricevuto un’adeguata informazione. Proprio per questi motivi, nel 2008 è stato attivato una campagna nazionale con l’obiettivo di costruire una rete di protezione per tutelare le madri. “Non lasciamole sole” non è una semplice campagna nazionale ma è un aiuto concreto per le donne più fragili. Non tutti sono però concordi sul fatto che il Tso possa essere la miglior soluzione al problema. Giovanni Battista Cassano, padre della Fondazione Idea e uno dei maggiori psichiatri italiani è fermamente contrario. “Il Tso come terapia per le malattie mentali in genere ha indicazioni limitate. Se impiegato in modo inappropriato è inutile e nocivo. La depressione e la psicosi post partum traggono grosso vantaggio invece dall’elettroshok. È lo psichiatra che deve stabilire l’opportunità di prescriverlo nei casi in cui c’è il rischio che la donna possa compiere gesti estremi contro se stessa e il bambino”.
 

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