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Martedì 23 LUGLIO 2024
Trentin (FRSD): “La scelta di auto-iniettare l'insulina è un gesto di affermazione contro la malattia”

Nel team del lavoro scientifico diretto dal Direttore della SC diabetologia della ASL Gallura Giancarlo Tonolo, centrato sulle caratteristiche ‘dell’iniezione ideale’ e pubblicato sulla rivista ‘Diabetology’, ha collaborato anche il Presidente della Federazione Rete Sarda Diabete Riccardo Trentin, paziente diabetico.  

“La scelta di auto-iniettare l'insulina è un gesto di autonomia e di affermazione contro la malattia - interviene sul nostro giornale Riccardo Trentin -. Con ogni iniezione, si riconquista un pezzo della propria vita, un pezzo di libertà. E così, il diabete diventa parte integrante dell'identità stessa. La libertà-auto-iniettiva rappresenta una via verso la guarigione interiore, verso la piena accettazione di quello che non è solo una condizione. E in questo cammino, l'ago diventa una guida silenziosa, un alleato prezioso, il simbolo tangibile della rinascita e della vittoria sulla patologia”.

“Il mio diabete sta per compiere quarant’anni - prosegue il presidente dell’associazione -. Il tempo della maturità e della consapevolezza, lontano ormai dallo sconcerto dell’esordio, dalla rabbia di una adolescenza interrotta dall’implacabile sentenza della diagnosi, cui ha fatto seguito il lungo adattamento alla nuova vita, complicata, a tratti dura, sicuramente mai rassegnata. Convivere con il diabete significa entrare in uno spazio esistenziale la cui mappatura è contraddistinta da relazioni strettissime tra le manifestazioni fisiologiche della malattia e l’apparato strumentale della sua cura: insulina, pungidito, sensori, infusori, penne, siringhe ed aghi. Come in tutte le patologie croniche, anche nel diabete la gestione ottimale della malattia passa attraverso la libertà del paziente di scegliere la modalità terapeutica più confacente alle proprie esigenze”.

“Ho ribattezzato la mia scelta terapeutica con l’espressione ‘La mia libertà auto-iniettiva’ a voler evidenziare la relazione speciale che intercorre tra lo strumento di cura e la mia capacità di controllo della malattia. L’ago non mi ruba la vita ma piuttosto conserva intatta la mia autodeterminazione nel gesto di iniettare l’insulina, come un prolungamento simbolico di una volontà non eterodiretta e  indipendente da dispositivi esterni. Nell’esperienza del paziente diabetico questa piccola cannula metallica evoca sentimenti  contrastanti: un accesso doloroso al proprio corpo, quotidiana intrusione di lance che misurano la glicemia e di iniezioni di insulina, spesso occultate all’occhio estraneo per il pudore di non rivelare la propria vulnerabilità. Ma allo stesso tempo quell’ago è come la condotta di un’energia vitale, porta di accesso di un flusso capace di ripristinare l’equilibrio negli alti e bassi di una marea incostante”.

“La mia libertà-auto-iniettiva è cresciuta di pari passo con la mia consapevolezza: coscienza di un corpo coabitato dal diabete, volontà di attribuire un nuovo senso all’esperienza della malattia tale da trasformare l’accezione semantica insita nella stessa esperienza della cura: l’ago che da nemico diventa alleato, da ostacolo si trasforma in complice. Auto-iniettarmi l’insulina è come decidere di riappropriarmi della mia corporeità tradita, di esercitare un potere di controllo sulla tirannia del diabete. L’ago come metafora del Soffio divino incarnato nella autodeterminazione del malato: un gesto di cura, un attaccamento a sé stessi che restituisce la vita” – conclude il presidente della FRSD.

E.C.

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