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Martedì 06 FEBBRAIO 2024
Action Aid: “Esenzione ticket e riconoscimento nei Lea delle conseguenze da mutilazioni genitali femminili”. In Italia le hanno subite oltre 87mila donne, 5mila bambine a rischio

Non solo tolleranza zero e lotta alle mutilazioni genitali femminili (MGF). ActionAid chiede anche un segnale concreto a sostegno di chi questa pratica l’ha già subita e ne paga le conseguenze. Esenzione dal ticket sanitario, ma anche riconoscimento delle conseguenze fisiche e psicologiche di tali pratiche e inserimento nella lista dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) per le patologie croniche.

“Secondo le stime disponibili – spiega ActionAid in una nota -, in Italia, nel 2019, le donne portatrici di MGF erano 87.600, di cui 7.600 minorenni, mentre le bambine a rischio circa 5.000, provenienti prevalentemente dall’Egitto e dalla Nigeria. Tuttavia, questi numeri non riflettono l’effettiva diffusione del fenomeno dal momento che si tratta di una pratica ancora poco conosciuta e riconosciuta”.  
 
Da molti anni, ricorda l’organizzazione, la legge italiana (l. n. 7/2006) vieta le mutilazioni genitali femminili, stabilendo al contempo la realizzazione di una serie di misure di prevenzione e assistenza a favore delle vittime in capo a diversi Ministeri e alle Regioni. Tuttavia, sottolinea, “molte sono le criticità registrate. Innanzitutto, la mancanza di formazione di chi, nel settore sociale, sanitario, educativo e legale, entra in contatto con bambine, ragazze e donne a rischio o già soggette a MGF; il coinvolgimento limitato delle comunità praticanti; l'accesso ridotto ai servizi assistenziali e medici, soprattutto per la ricostruzione e la rigenerazione dei tessuti genitali”. 
 
Per garantire a chi ha subito una mutilazione genitale femminile tutto il supporto necessario, secondo ActionAid è fondamentale che le istituzioni a livello nazionale e regionale si attivino per migliorare le politiche e le procedure attualmente disponibili. “Il Sistema sanitario nazionale deve riconoscere le conseguenze fisiche e psicologiche derivanti dalle MGF, prevedendo il loro inserimento nella lista dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) per le patologie croniche e consentendo l’esenzione del ticket. Bisogna inoltre garantire l'accesso alle cure anche per le donne e ragazze prive di assistenza sanitaria mediante apposita codifica STP (Straniero temporaneamente presente) o titoli equivalenti a seconda dello status giuridico”. Inoltre, “istituendo appositi codici di Raggruppamento omogeneo di diagnosi (DRG - Diagnosis-Related Group) per la ricostruzione chirurgica funzionale, sensoriale e anatomica della vulva e la sua rigenerazione tissutale, anche le Regioni possono svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere il diritto alla piena salute sessuale e riproduttiva delle donne portatrici di MGF e assicurare, al contempo, un adeguato rimborso economico agli ospedali in caso di intervento”.
 
“La comunità scientifica internazionale è concorde nell’affermare che, nelle donne che hanno subito una mutilazione e che ne fanno richiesta, la semplice deinfibulazione è spesso insufficiente a curare i sintomi cronici legati alla pratica”, segnala nella nota la dottoressa Barbara Grijuela, Medico Chirurgo, specialista in Ostetricia e Ginecologia, ASST Santi Paolo e Carlo di Milano. “Le tecniche di ricostruzione che possono essere proposte sono molteplici – spiega - , ma nessuna ha una specifica codifica DRG e un adeguato rimborso della procedura. Ciò implica che vengano utilizzati codici di chirurgia riparativa e rigenerativa creati per altre patologie, con il rischio che la codifica risulti non appropriata e che quindi la procedura non venga adeguatamente rimborsata”.
 
Allo stesso tempo sarebbe necessaria, secondo ActionAid, a livello regionale, la creazione di unità multidisciplinari specializzate che utilizzino risorse già presenti sul territorio, integrando mediatrici linguistico-culturali debitamente formate e specialisti in chirurgia plastica. “Tale opportunità nasce da una proposta da parte della SICPRE - Società italiana di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva-rigenerativa ed Estetica che nella figura della sua Presidente Dott.ssa Stefania de Fazio e grazie ad associati come il chirurgo plastico Dott. Massimiliano Brambilla, è molto attiva sul fronte delle mutilazioni genitali femminili”, spiega l’organizzazione.

ActionAid chiede, inoltre, “maggiore trasparenza” per quanto riguarda “l’applicazione della legge n. 7/2006. Allo stato attuale, infatti, non risultano disponibili relazioni periodiche sulle misure preventive, sui servizi di sostegno, sul numero verde nazionale 800.300.558 e sulle iniziative di informazione e formazione previste, a cui la Legge di bilancio destina annualmente risorse dedicate. Anche il futuro Piano nazionale contro la violenza maschile sulle donne, in sinergia con i piani antiviolenza regionali, deve prevedere azioni strutturate e continuative di ricerca, sensibilizzazione, informazione e formazione”.  
 
“Ancora troppo spesso – dichiara Aisha Ba, Community Trainer per ActionAid Italia - le mutilazioni genitali femminili sono considerate un fenomeno lontano, che non ci riguarda. E invece sono una forma di violenza presente in molti territori italiani, resa invisibile dalla scarsa attenzione delle istituzioni e dall’inadeguata conoscenza di chi, a vario titolo professionale, può entrare in contatto con bambine, ragazze e donne che potrebbero essere interessate da questa pratica lesiva”.

“Per rendere visibile una gravissima violazione dei diritti umani e, soprattutto, prevenirla e combatterla – prosegue - , è necessario che sia le istituzioni centrali sia quelle locali mettano in campo una strategia multi-agenzia di lungo periodo. Quest’ultima, tra le altre, deve prevedere attività adeguatamente finanziate e regolarmente implementate rivolte alle comunità praticanti e agli attori chiave dei settori educativo, sanitario, sociale e legale per dotarli di conoscenze specifiche e di strumenti operativi e di coordinamento che consentano l’emersione, l’invio e la presa in carico di casi potenziali o effettivi di MGF nei vari territori del Paese. In questo contesto, Community trainer e mediatrici linguistico-culturali devono avere un ruolo centrale perché siamo ponti imprescindibili tra culture che facilitano l’accesso ai servizi permettendo davvero di combattere le MGF in Italia”, conclude Aisha Ba.

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