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Martedì 10 OTTOBRE 2023
 “Specialistica ambulatoriale, quale futuro: pubblico o privato?”. La Tavola rotoda

Le criticità sono tante e note ma il sistema ha in sé gli anticorpi e una serie di elementi, a partire dal fattore umano, che permettono di consolidarne l’aspetto pubblico. È però necessaria una svolta a partire dal governo della domanda, dalla programmazione e investendo sulle professionalità. Questo in estrema sintesi è quanto emerso nel corso della tavola rotonda “Specialistica ambulatoriale, quale futuro: pubblico o privato?” che si è svolta all’interno del 55° Congresso Nazionale del SUMAI.

"In questo momento, nonostante ci sia un’architettura straordinaria che stiamo costruendo per valorizzare il Sistema sanitario, dal DM 77 alle case di comunità, dal Fascicolo sanitario elettronico alla telemedicina fino al sistema Eds dei dati sanitari, quindi con un grande investimento culturale e tecnologico strutturale, abbiamo un problema reale, le liste d'attesa. Ed è un problema che per mille motivi tocca tutte le regioni d'Italia". A parlare è il direttore generale di Agenas, Domenico Mantoan "inoltre abbiamo un problema di fuga di medici dal Sistema sanitario e i ragazzi italiani non vogliono fare gli infermieri. Nonostante un’architettura e una pianificazione di buoni investimenti – ha proseguito- oggi manca il materiale umano e questo è il tema fondamentale".

Mantoan ha poi sottolineato che "non trovando risposte nel pubblico o nel privato accreditato, il cittadino, grazie anche alle assicurazioni, ai fondi integrativi che stanno crescendo, sta scivolando lentamente nel privato. Non c'è una volontà, però fotografiamo questo dato di fatto e bisogna trovare il modo di fare una inversione di marcia e fare in modo che il cittadino trovi le risposte all'interno del pubblico".

Fuga dei medici all'estero: secondo Mantoan, la ricetta per arginare questa vera e propria emorragia è una sola. "Bisogna pagarli di più. Bisogna che la società italiana capisca che i medici, gli infermieri e gli altri professionisti della sanità vanno pagati perché valgono dato che il prodotto salute è fatto ancora dalle persone, dai professionisti altrimenti vanno a lavorare nei Paesi limitrofi. I giovani oggi sono figli del mondo, conoscono l'inglese, non hanno paura di muoversi e quindi per loro non è un trauma spostarsi a lavorare in un altro Paese.

"Il Pnrr – ha inoltre ricordato il direttore generale di Agenas- ci ha dato i soldi, che servono per i muri e per le infrastrutture, ma non è solo un problema di soldi ma anche di come li spendiamo”. E qui il riferimento di Mantoan è per quei “direttori generali che ricorrono alle cooperative, strapagando medici dei quali non si conosce perfettamente il valore, prima di parlare di soldi vediamo anche come vengono spesi. È dunque anche un problema di managerialità e di corretta allocazione delle risorse.

"Sicuramente - ha concluso Mantoan - il finanziamento è importante, il Sistema sanitario va finanziato, va chiarito bene dove vanno a finire i soldi e va verificato come vengono spesi".

"Per la prima volta il Pnrr dà risorse certe, esigibili e spendibili, ovviamente con tempi tecnici che ne condizionano la pianificazione. È necessario che tutti noi agiamo in sinergia, specie a livello regionale e poi centrale, per far sì che questo importante finanziamento, in un momento così critico per la sanità italiana, possa giungere non solo a buon fine ma generare poi una serie di effetti positivi su tutta quella che è la filiera dell'assistenza ai nostri malati, specie a quelli cronici".

"Le liste d'attesa sono un elemento essenziale in un sistema pubblico, non le possiamo eliminare, le dobbiamo governare e fare in modo che non creino iniquità di accesso. Devono quindi essere fisiologiche e non patologiche". Lo ha spiegato il direttore generale della Programmazione del ministero della Salute, Americo Cicchetti, professore di Organizzazione aziendale alla Cattolica di Roma e Direttore dell'Alta Scuola di Economia e Management dei sistemi sanitari (Altems), nel corso della tavola rotonda 'Specialistica ambulatoriale. Quale futuro: pubblico o privato?', all’interno del 55° Congresso Nazionale SUMAI Asooprof

"Per governare questo processo – ha proseguito Cicchetti  – esistono due modi: agendo sull'offerta o agendo sulla domanda. Agire sull'offerta significa incrementare le risorse, le tecnologie, il personale, pagarlo di più. In realtà è il governo della domanda che dà i maggiori frutti ma con interventi che sono un po' più di lungo periodo. Mentre sistemiamo l'urgenza, e su questo possiamo intervenire guardando al lato dell'offerta - ha concluso Cicchetti- dobbiamo però cominciare ad impostare e tornare a fare il governo della domanda, che vuol dire fondamentalmente analizzare le tecnologie, fare valutazione, identificare quali sono le prestazioni appropriate in relazione ai bisogni, attraverso queste evidenze costruire percorsi e linee guida, quelle che poi ci aiutano a fare il vero governo della domanda, che permette di affrontare sistematicamente il problema delle liste d'attesa".

"In regione Umbria la situazione della sanità è certamente a vantaggio palese di quella pubblica. Del resto, il sistema sanitario su base universale prevede una prevalenza piuttosto importante del pubblico". Lo ha precisato l'assessore alla Salute e Politiche Sociali della regione Umbria, Luca Coletto.  “Anche se il privato convenzionato è classificato sotto la programmazione regionale, può tranquillamente essere considerato all'interno del sistema sanitario pubblico. Uno dei temi principali e di sicura attualità è relativo alle liste d'attesa, che sono state combattute a 360 gradi con un abbattimento piuttosto importante ma che potrebbe avere un effetto ancora più importante se dalle 25 ore dei Sumaisti potessimo arrivare alle 38 ore, almeno per un periodo.

“Si può anche pensare di mantenere le 38 ore soprattutto per i giovani che magari hanno cinque, sei, dieci ore di disponibilità per implementare l'orario di questi specialisti che, lo ricordo, sono sul territorio. Sarebbe importantissimo- ha tenuto a precisare- in considerazione del fatto che per la maggior parte i pazienti sono anziani, hanno difficoltà a muoversi e raggiungono più facilmente le case della salute piuttosto i distretti".

"L'auspicio- ha concluso l'assessore Coletto- è che si dia voce a questi giovani specialisti, ma soprattutto che si dia la possibilità di ampliamento dell'orario".

"Per la prima volta il Pnrr dà risorse certe, esigibili e spendibili, ovviamente con tempi tecnici che

ne condizionano la pianificazione. È necessario che tutti noi agiamo in sinergia, specie a livello regionale e poi centrale, per far sì che questo importante finanziamento, in un momento

così critico per la sanità italiana, possa giungere non solo a buon fine ma generare poi una serie di effetti positivi su tutta quella che è la filiera dell'assistenza ai nostri malati, specie

a quelli cronici". Lo ha spiegato il Direttore Generale Ast 4 Fermo, Gilberto Gentili, partecipando alla tavola rotonda. Il DG ha posto lo sguardo al rapporto tra pubblico e privato nelle Marche: "Nella nostra regione storicamente c'è una presenza di privato molto limitata. È chiaro che gli

spazi che si aprono oggi, legati soprattutto alla carenza di medici specialisti, quindi la necessità di erogare prestazioni Lea, hanno inevitabilmente condotto a un ricorso al privato, che non va demonizzato ma va semplicemente inquadrato in un piano programmatorio che anche per il privato dia certezza. Questo perché a un privato che, ad esempio, ha fatto sempre ortopedia non possiamo chiedere di fare radiologia, o viceversa. È chiaro che a monte ci sono degli investimenti fatti da imprenditori che hanno necessità di avere dei contratti che consentano loro, a distanza di quattro o cinque anni, di rientrare di eventuali investimenti che possano aver eseguito per stare dentro alla richiesta della regione. Quindi- ha concluso Gentili- porte aperte al privato ma un privato regolato, che non sia competitivo ma integrativo di quello che può offrire il pubblico".

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