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Mercoledì 21 MARZO 2012
Sindrome di Down. La situazione in Italia

Secondo quanto riportato dalla Associazione Italiana Persone Down, attualmente in Italia 1 bambino su 1200 nasce con questa condizione e si stima che nel nostro paese vivano circa 38.000 persone con sindrome di Down, di cui il 61% ha più di 25 anni.
 
La patologia – di cui non si conosce la causa – interessa tutte le etnie, ed entrambi i sessi. Molti più di quanti bambini down nascono, sono i concepimenti che riguardano la trisomia 21, dato che di questi 3 casi su 4 si concludono con un aborto o con una morte intrauterina.
La sindrome di Down può essere comunque diagnosticata anche prima della nascita. I metodi utilizzati sono due: l’amniocentesi, ovvero il prelievo con una siringa di una piccola quantità di liquido amniotico, intorno alla 16a-18a settimana di gestazione, oppure tra la 12a e la 13a settimana con la villocentesi. Numerose indagini epidemiologiche hanno messo in evidenza che l’incidenza aumenta con l’aumentare dell’età materna.
Sebbene la trisomia 21 sia associata a difficoltà cognitive e a problemi fisici, gli individui con questa patologia non hanno tutti lo stesso livello di intelligenza: molto spesso presenteranno disabilità intellettive moderate, più raramente il problema mentale risulta molto forte. Lo sviluppo del bambino con sindrome di Down avviene dunque con un certo ritardo, tuttavia le stesse tappe degli altri bambini e in genere non preclude possibilità di una buona integrazione e convivenza con gli altri. Ibambini con la patologia crescendo possono raggiungere, sia pure con tempi più lunghi, conquiste simili a quelle degli altri bambini: cammineranno, inizieranno a parlare, a correre, a giocare.
Secondo quanto riportato ieri dal Wall Street Journal, negli ultimi tre decenni, l’aspettativa di vita di un paziente che presenta la sindrome di Down è passata da una media di 25 anni a 60. Ad inizio dello scorso secolo era appena di 9 anni. “La maggior parte dei bambini con sindrome di Down può raggiungere un buon livello di autonomia personale, imparare a curare la propria persona, a cucinare, a uscire e fare acquisti da soli”, si legge sul sito dell’Aipd. “Possono fare sport e frequentare gli amici, vanno a scuola e possono imparare a leggere e scrivere. I giovani e gli adulti con sindrome di Down possono apprendere un mestiere e impegnarsi in un lavoro svolgendolo in modo competente e produttivo”. Ma soprattutto, fanno sapere dall’associazione, le persone affette da trisomia 21 “sanno fare molte cose e ne possono imparare molte altre. Perché queste possibilità diventino realtà occorre che tutti imparino a conoscerli e ad avere fiducia nelle loro capacità”.
 
L.B.

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