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Sabato 29 MAGGIO 2010
Liberalizzazione dei servizi, elemento vitale per la sostenibilità della sanità
La liberalizzazione dei servizi anche in campo sanitario deve diventare uno dei punti prioritari nell’agenda dei governi nazionali, perché solo incentivando la competizione si raggiunge l’obiettivo della qualità delle cure e il contenimento delle spese. Ma con regole chiare e uguali per tutti.
È questo il messaggio che arriva dall’ospedalità privata. Un settore che da tempo sta spingendo sull’acceleratore del cambiamento culturale per conquistare, in sanità, una parità tra pubblico e privata. L’accelerazione questa volta parte da Parigi, dove è stato organizzato il primo convegno europeo dell’ospedalità privata con l’obiettivo di sensibilizzare le massime istituzioni dell’Unione europea sulle problematiche della sanità in generale, e della categoria in particolare. E a caduta i Governi locali.
Eppure la svolta sembra ancora lontana. La capacità delle Istituzioni europee di incidere sulla materia sanitaria si scontra, infatti, con il principio di sussidiarietà, per cui tutto si gestisce a livello nazionale. Così ogni iniziativa a livello europeo stenta a decollare.
“Il nostro intento - ha spiegato a Quotidiano Sanità, Enzo Paolini presidente dell’Aiop - non è solo quello di creare un importante momento di confronto tra le varie esperienze europee ma anche, e soprattutto, quello di far sì che i principi ispiratori dell’europeismo si radichino con forza nei contesti nazionali. Mi riferisco alla competitività dei mercati, all’equità sociale e alla giustizia efficiente”.
Ma per vincere questa partita, secondo l'Ospedalità privata, è necessario un intervento dell’Unione europea che aiuti a superare la cultura protezionistica che ancora domina prepotentemente in molti Paesi. “La liberalizzazione dei servizi, una delle libertà fondamentali su cui si basa la Comunità europea, e nel cui ambito va inserita la libera circolazione dei pazienti – spiega Paolini – è rimasta una semplice dichiarazione di intenti nel libro dei programmi elettorali di moltissimi Stati membri. Unica eccezione è quanto realizzato in Germania grazie alla Merkel”.
Insomma, l'Unione europea potrebbe dare un segnale sostanziale ai Governi nazionali incentivandoli a recepire, anche nel campo dei servizi sanitari, questo principio. “Non dimentichiamo l’importanza che libertà di accesso alle cure potrebbe rivestire – ha aggiunto Paolini – da un lato servirebbe da volano per creare una competitività virtuosa con un abbassamento dei costi, dall’altro attuerebbe il principio dell’equità sociale”.
Il nodo è tutto lì. La libera circolazione in campo sanitario si traduce, infatti, con il diritto alla libera scelta del medico e, quindi, del luogo di cura anche nella dimensione transfrontaliera. Un’opportunità vitale per il settore dell’ospedalità privata che ritiene di avere tutte le carte in regola per dare nella partita della salute, un contributo d’eccellenza.
Una partita però tutta giocare, anche perché l’arbitro europeo ha raffreddato gli entusiasmi. È infatti caduto nel dimenticatoio il ricorso, presentato quattro anni fa dall’Aiop alla Corte di giustizia europea contro Ssn e Asl per distorsione della libera concorrenza, abuso di posizione dominante e aiuti di Stato illegittimi. Per Paolini, un elemento di delusione della capacità dell’Europa di incidere nella dinamica delle imprese e dei mercati.
Anche la proposta di Direttiva sull’applicazione dei "diritti dei pazienti all’assistenza sanitaria transfrontaliera", approvata inizialmente dal Parlamento europeo è stata respinta dal CdM europeo. Una doccia fredda per per l'ospedalità privata, la quale avvertiva nel decollo della Direttiva l’opportunità di difendere il diritto di libera scelta del medico e del luogo di cura ed anche di vedere messe nero su bianco, norme uguali sia per il pubblico, sia per il privato.
Tirando le somme, il cammino dell’Ospedalità privata verso una parità di trattamento, più che una tranquilla passeggiata si prospetta ancora come una corsa ad ostacoli.
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