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Lunedì 27 FEBBRAIO 2012
La parola ai medici: la situazione a Napoli, Roma, Palermo, Torino, Milano e Firenze

La situazione è “drammatica” nei pronto soccorso del Cardarelli di Napoli, del San Camillo di Roma e delle Molinette di Torino. Barelle ovunque, personale costretto a ritmi impossibili e attese estenuanti per i pazienti. Mancano i posti letto ma, al contempo, accrescono i numeri degli accessi soprattutto per le chiusure dei pronto soccorso degli ospedali vicini. Barelle parcheggiate nelle corsie al Cardarelli, pazienti curati a terra al San Camillo ed ancora barelle anche nei ripostigli alle Molinette. Ed è cronaca di oggi l’allarme tilt anche nel pronto soccorso dell’ospedale Galliera di Genova.

Per capire come vanno le cose abbiamo intervistato i dirigenti locali dell’Anaao Assomed (il sindacato più rappresentativo dei medici ospedalieri italiani) di sei grandi città: Napoli, Roma, Palermo, Torino, Milano e Firenze.

La situazione è ormai “insostenibile”. “Urgono risposte immediate che non siano solo futuri buoni propositi per una più sostenuta presenza assistenziale sul territorio. Più posti letto, subito. Ed un contestuale incremento del personale per poter smaltire l’emergenza”. Queste le denunce più forti e comuni almeno a Napoli, Roma e Torino. Ma anche dove lo scenario non è “drammatico” resta comunque preoccupante, ed è il caso del Niguarda di Milano, dove le stesse criticità iniziano a farsi sentire prepotentemente. Restano isole felici, per ora, l’Ao Careggi di Firenze e l’Ao Cervello di Palermo. Anche qui però, date le gravi difficoltà che sembrano colpire le altre città allargandosi a macchia d’olio, sale il richiamo ad un potenziamento del territorio per “prevenire” scenari allarmanti di questo tipo.


Cardarelli di Napoli: in un solo giorno 200 pazienti sulle barelle in attesa di ricovero
Uno scenario, ben esemplificato dal Cardarelli di Napoli, salito agli onori, o forse meglio agli orrori, della cronaca nelle ultime settimane per l’allarme pronto soccorso che ha visto l’accesso in un solo giorno di oltre 200 barelle di pazienti in attesa di assistenza. “Al Cardarelli, nel corso degli ultimi anni, sono stati tagliati circa 200 posti letto – ci ha spiegato Franco Verde, coordinatore provinciale dell’Anaao-Assomed – e il dramma dell’ospedale è questo: per la sua storia, per le professionalità e le tecnologie in esso presenti, ma anche per la chiusura di alcuni pronto soccorsi e, soprattutto, per l’assenza di un filtro territoriale, ogni giorno il pronto soccorso si ritrova invaso da pazienti che abbiamo difficoltà a smaltire”.
Ma è lo stesso Verde a suggerire due possibili soluzioni per uscire da questa situazione di emergenza: “L’apertura del pronto soccorso anche al secondo policlinico ed al Monadi; oppure far subito un Decreto commissariale con il quale si metta in piedi un meccanismo per il quale un paziente che arriva al Cardarelli possa andare, anche in barella, sia nelle varie divisioni del Cardarelli stesso, come attualmente accade, sia essere portato al Monadi o al Policlinico”.

San Camillo-Forlanini di Roma: tagliati quasi 500 letti dal 2002 ad oggi
Stessa situazione di tilt è stata riscontrata al San Camillo-Forlanini di Roma. “Nella nostra azienda dal 2005 al 2010 - ci ha raccontato Bruno Schiavo, segretario aziendale Anaao-Assomed - sono stati tagliati circa 300 posti letto. E se nel 2002, prima quindi del Piano di rientro, ce n’erano 1.400, nel 2005 la situazione è cominciata a peggiorare e i posti sono scesi a 1.100, fino ad arrivare nell’ ottobre 2011, ad una dotazione di 929 posti letto”. Soprattutto quella che è aumentata molto è la permanenza delle persone in pronto soccorso, proprio a causa della grave difficoltà nel reperire posti liberi. “Nel 2005, in pronto soccorso, 78 persone hanno dovuto attendere per più di 24 ore la disponibilità di un posto letto libero. Nel 2010 queste sono passate a 2.280 – ha spiegato – e sempre per lo stesso motivo nel 2010, ben 447 pazienti hanno dovuto attendere più di 48 ore prima di essere ricoverate. Pensate che nel 2005 questa situazione si è creata solo per due pazienti in tutto l’anno”.
A questa forte penalizzazione si è aggiunta, poi, anche la riorganizzare della rete dell’emergenza con la conseguente chiusura dei pronto soccorso vicini. “Tutto questo – ha proseguito Schiavo – ha portato ad un inevitabile ulteriore sofferenza, sia per l’ospedale che per gli stessi pazienti Quello che è aumentato non è tanto il numero in assoluto di ricoveri, quanto gli accessi gravi. Sono stati questi a far registrare una forte impennata”. In questo caso la soluzione prospettata per l’immediato dal segretario aziendale dell’Anaao Assomed è “un urgente aumento di almeno 50 posti letto per acuti con un contestuale incremento del personale”.

Molinette di Torino: tagliati il 20% dei posti in dieci anni.
Ma se Atene piange Sparta non ride. Ed ecco che anche al nord, e per la precisione alle Molinette di Torino, si registrano le medesime gravi difficoltà emerse a Napoli e Roma. “Da noi si è avuto un taglio di posti letto di quasi il 20% negli ultimi 10 anni. Non a caso il pronto soccorso è in difficoltà da mesi. Il numero di barelle nelle corsie è l’indice di un problema di mancata organizzazione”.
È stato Gianluca Ruiu, segretario aziendale Anaao-Assomed, a fornirci questo quadro della situazione. “Ormai si trovano barelle ovunque, anche nei ripostigli – ha detto – e anche per questo bisogna rafforzare l’assistenza extraospedaliera per tamponare la situazione ed evitare intasamenti”. Per Ruiu, dunque, il territorio dovrebbe dotarsi di strutture ricettive adeguate e gli ospedali avere al proprio interno strutture intermedie che fungano da filtro tra la dimissione e il ricovero in strutture esterne o il domicilio. “Un certo tipo di assistenza – ha concluso Ruiu – va spostata inevitabilmente fuori dai reparti”.

Niguarda di Milano: a volte non si riescono a fare neanche i ricoveri programmati.
Meno drammatica, ma non certo meno “negativa”, la situazione al Niguarda di Milano. “Per quanto ci riguarda, sui circa 960 posti letto in nostra dotazione ne sono stati tagliati almeno 200 negli ultimi anni”. A raccontarlo è stato il segretario aziendale Anaao-Assomed, Alberto Alberti, spiegando anche che “uno dei motivi principali di questi tagli è dovuto alla possibilità, in tal modo, di ridurre il personale infermieristico”. Anche qui la riduzione di posti letto ha mandato in tilt il pronto soccorso, “rischiando di far venir meno la mission aziendale”. “Noi raccogliamo pazienti anche dalle specialistiche di secondo livello territoriali: ottime cardiologie, ottime nefrologie mandano i loro assistiti da noi che siamo un terzo livello – ha spiegato Alberti – e il problema è che, a volte, non riusciamo più a fare neanche i ricoveri programmati dei pazienti a causa dei blocchi da parte dell’ospedale: un assurdo”. Quello che servirebbe, secondo il segretario aziendale, è senza dubbio “potenziare il territorio, ma contestualmente aumentare i posti letto di almeno un altro intero reparto”.

Le due isole felici, il Careggi di Firenze e l’Ao Cervello di Palermo.
Nell’Ao Careggi la riduzione di posti letto “non ha raggiunto i numeri di altre Aziende ospedaliere e, fortunatamente, al momento non registriamo nessuna particolare criticità”. A dircelo è stato il segretario Anaao-Assomed del Careggi, Luciano Gabbani. “Anche nel nostro pronto soccorso, al di là di alcuni momenti di crisi che possiamo definire fisiologici, lo stato delle cose è sempre rimasto del tutto gestibile”. Parte del merito di tutto questo, secondo Gabbani, potrebbe essere dovuto al modello di sanità territoriale che da tempo sta prendendo piede nella Regione.
Nessuna grande difficoltà di rilievo, infine, anche presso l’Ao degli Ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello di Palermo. Come ci ha spiegato la segretaria aziendale Anaao-Assomed, Graziella Malizia, “la riduzione di posti letto non ha portato gravi disagi, non ci sono state situazioni drammatiche neanche al pronto soccorso. Un potenziamento del territorio, però, sarebbe utile per erogare un servizio sempre più efficiente ai nostri pazienti ed evitare futuri problemi di gestione”.
 
 
A cura di Luciano Fassari e Giovanni Rodriquez

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