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Giovedì 23 SETTEMBRE 2021
Indagine SWG: “Fiducia inalterata nei medicinali, ma troppe zone grigie sui generici”

Il farmaco generico è scelto da 4 italiani su 10 e acquistato abitualmente da 3 su 10 mentre sempre 3 su 10 non li acquista mai o quasi mai. Tra chi opta per il farmaco di marca, i principali freni sono abitudine e diffidenza. Farmaci generici più gettonato sono soprattutto antidolorifici e antinfiammatori. Inoltre 2 persone su 3 nell’acquisto del farmaco si attengono alle indicazioni del medico, la lettura del foglio illustrativo viene solo in un secondo tempo
 
Sono questi alcuni dei risultati emersi dalla seconda indagine sul rapporto degli italiani con la salute e l’utilizzo dei medicinali condotta nel mese di giugno da SWG, su un campione di 4.534 soggetti maggiorenni residenti in Italia e presentata oggi al convegno Egualia.
 
Un’indagine dalla quale emerge come il periodo pandemico abbia comportato un’ulteriore crescita della fiducia verso il sistema sanitario pubblico (72% contro il 63% di dicembre 2019). I medici specialisti godono della fiducia del 90% del campione, seguiti dai Mmg (81%), farmacisti (79%) e ospedali pubblici (78%). Si ferma invece al 50% la fiducia verso gli assessorati regionali mentre quella verso il ministero della Salute raggiunge il 60%, così come per le aziende farmaceutiche (60-61%).

“La pandemia in corso ha cambiato il rapporto tra gli italiani e la salute – ha spiegato il direttore di ricerca SWG, Riccardo Grassi – sono cresciute l’attenzione con cui si guarda alla propria salute e la fiducia verso un approccio scientifico della medicina e della cura, mentre si indeboliscono le visioni olistiche della salute come equilibrio tra corpo e mente”.
 
Il 58% degli intervistati si definisce piuttosto attento alla propria salute (+5% rispetto al 2018), mentre diminuisce di 12 punti percentuali il dato di chi considera la salute una questione di equilibrio tra corpo e mente (34% contro il 46% del 2018), così come diminuisce la quota di chi non sopporta di essere ammalato (22% contro il 29% del 2018). La pandemia, dunque, sembra avere dato più consapevolezza del valore della salute, per quanto tra gli intervistati rimangano prevalenti atteggiamenti che imputano la buona o la cattiva salute più a fattori esterni (predisposizione genetica 46%, inquinamento 34%) che ai propri modelli di comportamento (30%). Il 50% degli intervistati, in particolare over-64, dichiara di effettuare regolarmente esami diagnostici di controllo, ma risulta in deciso calo, probabilmente per effetto pandemia, il numero di chi fa visite regolari visite dal medico di famiglia (20% contro il 26% del 2018).
 
Nell’epoca delle polemiche sulle fake news amplificate dal mondo digitale, la ricerca evidenzia poi come sui temi della salute sia fondamentale il ruolo del personale medico e dei farmacisti. Il 62% degli intervistati, infatti considera il proprio medico come la più affidabile fonte di informazioni, il 46% un medico specialista e il 26% il proprio farmacista. Internet rappresenta un riferimento chiave per un intervistato su tre (35%).

Denso di zone grigie, infine, il rapporto con i farmaci generici: “Tre quarti degli intervistati dichiarano di avere ben presente cosa si intende quando si parla di farmaci generici o equivalenti 75%), il 90% riconosce che il farmaco generico/equivalente costa meno, ma solo il 34% degli intervistati è certo che sia identico al farmaco di riferimento. I dati evidenziano complessivamente un livello di informazione non sufficientemente accurato che si traduce in una chiara discriminante all’acquisto”.
 
Una incertezza di fondo che porta il 29% del campione ad acquistare spesso farmaci generici, un 40% ad acquistarli occasionalmente e un 31% a non acquistarli o ad acquistarli solo di rado. Nel processo di scelta il ruolo dei medici e dei farmacisti appare centrale. Sia nell’acquisto di farmaci da banco che per i farmaci prescritti dal medico, solo una percentuale compresa tra un quinto e un quarto del campione, afferma di chiedere sempre di poter avere il farmaco generico. Tuttavia oltre il 40% del campione preferirebbe acquistare un farmaco generico, laddove presente.
“Il farmaco – ha spiegato Grassi – è percepito soprattutto come uno strumento che ci consente di vivere meglio, frutto di studi e tecnologia, ma che va sempre usato con grande attenzione. In questo quadro i rejector dei farmaci rispetto al 2018 sono scesi dal 12% al 9%”.
 
Fondamentale quando si acquista un farmaco il ruolo di medici e farmacisti, alle cui indicazioni si affidano due intervistati su tre e che, quindi, possono svolgere un ruolo fondamentale nella promozione dell’utilizzo di farmaci generici. A frenare oggi i potenziali consumatori sono abitudine (26%) e diffidenza (22%), figlie soprattutto di una scarsa informazione.
La tendenza a scegliere un farmaco equivalente o un farmaco di marca cambia anche in funzione del tipo di medicinale che si deve acquistare: il 61% degli intervistati acquisterebbe sicuramente un antidolorifico o un antinfiammatorio “equivalente”; solo il 35% un anticoncezionale, categoria che vede comunque una significativa presenza di farmaci “generici” dotati di nomi di fantasia.

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