quotidianosanità.it
stampa | chiudi
Martedì 07 GENNAIO 2020
Omceo Roma: “La politica iperliberista in sanità, normalmente, non porta molto bene in termini di costi ed appropriatezza”
“Forti peplessità” da parte dell’Omceo di Roma e Provincia sul DCA U00525 del 30 dicembre 2019 che dal 1 gennaio 2020 riorganizza l’assistenza domiciliare nel Lazio. “Tale assistenza, da sempre ventre molle del nostro sistema sanitario, passerà da un sistema di aggiudicazione con gare al massimo ribasso ad un sistema di erogazione dell’assistenza da parte di soggetti accreditati. Ma cosa cambierà per il cittadino? Che potrà scegliere a chi affidarsi per assistere il proprio congiunto, mentre prima la ASL aveva un unico soggetto erogatore, quello aggiudicatario della gara pubblica. Come sceglierà il cittadino? Da un elenco di soggetti, preventivamente accreditati e che devono pubblicare la propria carta dei servizi. Si passa così da un sistema monocratico alla piena libertà di scelta, per cui se l’assistenza non funziona la colpa sarà di chi ha scelto male”, osserva l’Omceo. Che in attesa di conoscere maggiori dettagli e ricevere chiarimenti, ha deciso di sospendere il giudizio sul nuovo DCA, mettendo tuttavia in guardia dal lanciarci in “una politica iperliberista che in sanità, normalmente, non porta molto bene in termini di costi ed appropriatezza. Infatti neanche la liberista e liberale Lombardia ha scelto questa strada”.
Se infatti, per l’Omceo di Roma e provincia, “sembra piuttosto un tentativo di aumentare l’offerta al cittadino”, tuttavia “se, il prima possibile, non verranno introdotti dei necessari correttivi, si rischierà di innescare, inevitabilmente, derive da libero mercato che, anche queste, verranno alla fine pagate dai soliti noti, i pazienti, i familiari ed i medici curanti”.
Tra le zone d’ombra, l’Omceo evidenzia la scarsa attenzione riservata nel decreto ai medici di famiglia: “Non ce ne è traccia alcuna. Che dovrà fare? Non lo sappiamo. Immaginiamo, visti i contenuti, nulla di più rispetto ad oggi”.
Quanto ai medici specialisti, “visto che gli accreditati non li forniranno più direttamente, non potranno che essere quelli della Asl, del resto come già come avviene attualmentee saranno quelli con un contratto specificoper questo tipo di attività.Questi, infatti, sonouna garanzia per il cittadino poiché sono sicuramente specialisti a differenza di quanto avveniva prima quanto quelli forniti direttamente dagli accreditati non era dato sapere come erano stati preventivamente selezionati e se in possesso del titolo di specializzazione, cosa questa che non sarà più possibile con il nuovo DCA”.
“E i farmaci? I presidi? Nel DCA non è previsto che vengano forniti dalla ASL”, osserva l’Omceo di Roma e provincia.
La Omceo si sofferma poi sugli indicatori previsti per valutare l’affidabilità degli erogatori, e cioè: la percentuale di accessi al pronto soccorso sul numero di prese in carico per livello assistenziale, la percentuale di lesioni da decubito di nuova insorgenza sul numero di pazienti in carico, la percentuale di personale a tempo indeterminato. “Sul terzo indicatore molto bene, nulla da dire, ma sugli altri due abbiamo qualche perplessità ed inoltre a nostro avviso non sufficienti a valutare l’attività svolta. Perché non aggiungere i risultati sanitari di qualità dell’assistenza e della speranza di vita di chi usufruisce del servizio?”, domanda l’Omceo.
Altra preoccupazione dell’Ordine dei medici è quella che riguarda “i fenomeni di selezione, perché è vero che i pazienti scelgono, ma è anche vero che gli erogatori potranno selezionare le persone meno ‘difficili’. Si chiama “cream skimming”, ovvero prendersi cura di soggetti meno deboli a rischio minore di complicanze, lasciando, da soli, i casi più complessi”.
“In sintesi - conclude l’Omceo -, come Ordine dei Medici guardiamo con favore ad una riorganizzazione delle cure domiciliari che tenda a prendersi cura delle persone più fragili al proprio domicilio e che esca da un sistema di gare al massimo ribasso e che si proponga come valida alternativa al ricovero in Ospedale, però qualificando gli erogatori e garantendo le risorse umane ed economiche necessarie e quindi uno standard di assistenza e cura più elevato. Non troviamo in questo piano, seppur provvisorio, la risposta alle perplessità appena espresse e che vorremmo quindi venissero maggiormente sostanziate, responsabilizzando e motivando gli operatori tutti e non scaricando solo sulle persone la responsabilità della scelta”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA