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Mercoledì 09 OTTOBRE 2019
Oliveti (Enpam): “Punto di forza della medicina generale è la sua trasversalità”

“Oggi la professione è alle prese con un cambiamento demografico, economico tecnologico e digitale. Ciò condiziona tante cose: l’accesso alla professione, alla formazione, alla qualità, il ricambio generazionale, mentre continua a incidere – e uso un termine chirurgico – nella nostra vita professionale quotidiana l’insufficiente finanziamento del Ssn e la dinamica, chiamiamola così di una politica che sembra non sufficientemente cogliere l’indispensabilità di un giusto equilibrio tra una competenza generalista e una competenza specialistica per coniugare al meglio l’efficienza e i costi”. Lo ha affermato il presidente dell’Enpam, Alberto Oliveti intervenendo a 76° Congresso nazionale della Fimmg a Villasimius in Sardegna.
 
“La Fondazione – ha aggiunto Oliveti - non è né può restare indifferente a tutto questo. Come Enpam rivendichiamo da tempo un’autonomia vera, per meglio evolvere in questo cambiamento insieme a una maggiore stabilità delle regole e a una minore tassazione, una tassazione ‘equa europea’ come hanno i nostri equivalenti in Europa.  Siamo ben consapevoli che il necessario rigore dei conti, per dare a ognuno il massimo sostenibile dal sistema, possa condurre in tempi di crisi dei sistemi di protezione sociale a un’instabilità tra generazioni e tra categorie professionali”.
 
“Il welfare – ha specificato - che pratichiamo in Fondazione sostanzia una circolarità strategica non solo tra chi lavora e chi ha lavorato, ma utilizzando anche il patrimonio di chi lavora verso coloro che lavoreranno, che si propone di attenuare queste conflittualità latenti, non solo nel breve periodo. La regia della gestione patrimoniale quindi diventa strategica non soltanto per finanziare le prestazioni ma per il sostegno delle aree professionali. È questo il nostro obiettivo istituzionale”.
 
“Il concetto di investimento correlato alla missione istituzionale – ha detto - assume un ruolo e un’importanza nel sostenere il lavoro professionale. La sua estensione, la sua amplificazione, la sua potenzialità diventano uno strumento di stabilità economica per la nostra categoria.  La sua direzione può rendere il cambiamento produttivo per il sistema di sicurezza istituzionale dei medici e dei dentisti, e la politica inclusiva praticata dalla Fondazione, se pensiamo agli studenti del V e VI anno, ai mutui per la prima casa e lo studio, alla tutela della genitorialità, sono il supporto per evitare la deriva della disgregazione”.
 
“Per certo – ha affermato il presidente Enpam -  dobbiamo quindi muoverci con tempestività e lungimiranza, non con pazienza. Attenti a ogni elemento del sistema che contribuisce a questo equilibrio. La medicina generale è l’attività cardine di quell’assistenza sul territorio che garantisce il flusso contributivo più consistente alla Fondazione, e si basa su alcune peculiarità: assistenza di prossimità, relazione fiduciaria, competenze trasversali. Questa è la sua specialità. È la specialità che poi si riflette sull’individuo che ha un problema di salute, e che chiede di essere capito, di capire, e di trovare una semplicità di risposta nella complessità riferendosi a una persona alla quale affida la sua fiducia. Usiamo l’Intelligenza Artificiale! perché diventi un amplificatore di questa qualità erogata, non un’alternativa”.
 
“Difendiamo – ha sottolineato - in questa fase evolutiva della professione, lo specialismo proprio di queste competenze generaliste. Mi sembra abbastanza strano che in un momento di cambiamento e di adattamento, quando nel campo della formazione si auspica che i nostri figli, due terzi dei quali, non si sa che professione faranno da grandi, imparino le cosiddette competenze trasversali, le soft skills, nel mondo medico si chieda invece sostanzialmente solo un percorso longitudinale verso un’ulteriore sempre più fine specializzazione, che è necessaria, ma che necessita anche di competenze trasversali, generaliste, le soft skills della medicina generale. Chiediamo su questo un giusto sostegno, che sia professionale, ma sia anche organizzativo, formativo e comunicativo”.
 
“Si è buoni medici – ha concluso - se si considera la persona che si affida a noi come soggetto di malattia e non oggetto di cure. Si è buoni medici se si sanno bene orientare le sue decisioni e le sue scelte. Si è buoni medici se si sa gestire con efficienza collaborativa la complessità assistenziale sul territorio, fata di clinica ma anche capacità orientativa e organizzativa. Questa è una sapienza antica da tramandare, è una competenza specifica da difendere, è la via che il cambiamento ci indica per salvare il nostro modello universalistico ed equo, al servizio della salute della persona e della collettività. Questo vale per tutti, è il nostro mondo di domani”.

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