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Giovedì 10 NOVEMBRE 2011
Moccia (Tdm): “I tagli hanno ridotto i servizi e acuito le criticità. Ma l’Italia è anche piena di eccellenze”

Intervista a Francesca Moccia, Coordinatrice nazionale Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva.
 
Dottoressa Moccia, questa nuova edizione del Pit Salute conferma criticità già denunciate da tempo, ma la situazione si sta facendo più grave dopo i tagli delle ultime manovre?
Come sempre la nostra rilevazione si basa sulle segnalazioni dei cittadini e con queste nuova edizione abbiamo voluto mettere al centro dell’attenzione proprio l’impoverimento del servizio pubblico legato all’impatto dei tagli. Sottolinea quindi l’aumento dei costi a carico dei cittadini, ad esempio con l’incremento delle rette delle Rsa ma anche a causa del ridimensionamento di servizi e prestazioni, quindi l’aumento dei tempi di attesa, anche per i ricoveri, vista la riduzione dei posti letto, e il conseguente aumento dei costi sostenuti privatamente. Si segnalano anche costi eccessivi per prestazioni diagnostiche e specialistiche a causa dei ticket e delle problematiche connesse alle esenzioni.

La crisi economica ha comportato sacrifici per tutti i comparti e non è escluso che ne chieda ancora. Crede che la sanità dovrebbe comunque essere esclusa da qualsiasi altra manovra?
Dopo quanto emerso dal Rapporto non possiamo accettare ulteriori tagli, perché ci troviamo in una situazione in cui neanche più i livelli essenziali di assistenza vengono sempre garantiti. Ritengo però che ci siano margini su cui intervenire perché le risorse, nella sanità italiana, possono sicuramente essere meglio allocate. Proprio perché le risorse sono scarse, il sistema deve essere riorganizzato in maniera più efficiente.

Il Rapporto punta il dito anche sugli errori medici e le troppe disattenzioni del personale. I cittadini, dunque, hanno sfiducia nel sistema e anche in chi vi opera?
In realtà c’è una visione condivisa tra i cittadini e i professionisti. Il conflitto, in realtà, è anche molto apparente, perché i cittadini sono consapevoli che medici e infermieri lavorano in condizioni di grande stress e di sotto organico, pur crescendo le segnalazioni di errori medici e disattenzioni, quindi, cresce anche la condivisione di sentimenti e intenti rispetto alla crisi che la sanità sta attraversando. Perché le cattive condizioni di lavoro dei professionisti, che devono fare turni lunghissimi per coprire i turni, incide ed inciderà sempre di più sulla qualità delle prestazioni erogate ai cittadini ma anche sulla vita dei professionisti. Situazioni che, indubbiamente, si fanno più sentire nelle Regioni con i Piani di rientro, dove è in vigore il blocco del turn over.
Ma vorrei sottolineare che anche se il Rapporto registra le segnalazioni di malpractice, i cittadini sono consapevoli che nel Ssn lavorano eccellenti professionisti e che l’Italia, dal Nord al Sud, è piena di eccellenze. Non a caso stamani, contestualmente alla presentazione del Rapporto, abbiamo anche premiato le buone pratiche. Ma bisogna fare attenzione a non spegnere l’entusiasmo, perché queste condizioni creano una crisi di idee, oltre che di risorse.

La sanità è sempre più spesso un ammortizzatore sociale. Questo non rischia di creare ulteriori sacche di in appropriatezza?
Sicuramente, ma il problema è che le risorse destinate al sociale sono state azzerate per quanto riguarda, ad esempio, il fondo per non autosufficienza. Un grave errore, considerato il peso consistente della fragilità in Italia. Che la sanità si occupi di queste fasce di popolazione non è sicuramente uno spreco, ma rischia di aumentare fortemente l’inappropriatezza e i costi, perché molte volte la popolazione fragile può essere assistita meglio e a costi più contenuti con prestazioni sociali che non sanitarie. L’appropriatezza è un orizzonte da raggiungere. Ma purtroppo oggi assistiamo a uno scenario in controtendenza rispetto alle esigenze evidenti.

Quali sono le vostre proposte?
Chiediamo risorse e chiediamo che vengano meglio allocate. Ma proponiamo anche di impegnarsi in quegli interventi che possono migliorare il sistema a costo zero o quasi. In giro per l’Italia si vedono già molte belle iniziative in questo senso e che potrebbero essere diffuse in tutte le aree del Paese. Iniziative che mirano, ad esempio, a una maggiore umanizzazione del percorso di cura, che è un aspetto essenziale, che può innalzare il livello di qualità dell’assistenza a costi contenuti e, in un certo modo, compensare altre carenze. Sul fronte dell’umanizzazione le denunce dei cittadini sono tantissime e a volte tremende, soprattutto quando si tratta di anziani.

Dei medici e degli infermieri abbiamo già parlato. Qual è la percezione che i cittadini hanno delle farmacisti?
La farmacia è un presidio importante e un punto di riferimento per il territorio, anche perché a volte il farmacista è più raggiungibile del medico di famiglia. I cittadini, dunque, manifestano un alto gradimento per la farmacia e il farmacista. Anche se bisogna evitare che vi sia una spinta all’auto-cura e ricordare ai cittadini che il consulto medico è indispensabile. Ma la farmacia è un servizio assolutamente essenziale e la farmacia dei servizi, così come si sta sviluppando, la renderà sempre più utile. Ai farmacisti va il nostro plauso per aver voluto compiere questo grande salto di qualità, che lo rende un presidio sanitario qualificato e non un servizio commerciale, come in certi casi è sembrato essere anche contro il volere del farmacisti, che non a caso hanno investito grande impegno per la realizzazione di questa importante riforma del servizio.



L.C.

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