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Giovedì 23 GIUGNO 2011
Silvestro (Ipasvi): “Cassazione ha correttamente valutato la responsabilità degli infermieri”

“Anche se ci spiace che tre colleghi rischino una condanna penale, non possiamo che prendere atto della corretta valutazione della Corte di Cassazione riguardo alle responsabilità degli infermieri nel processo assistenziale”. Così la presidente della Federazione dei Collegi Ipasvi, Annalisa Silvestro, commenta la sentenza della Cassazione che ha rinviato a giudizio tre infermieri per non avere vigilato sul decorso post operatorio di un paziente né allertato i medici sul peggioramento delle condizioni di salute dello stesso.
Due, secondo Silvestro, le “criticità professionali” che si possono dedurre dalla sentenza della Cassazione. “Gli infermieri – spiega - non hanno esercitato la vigilanza professionale che sono tenuti a svolgere per la tutela del paziente e non hanno esercitato quella forma di collaborazione che devono avere nei confronti del medico”. Doveri che, sottolinea la presidente dell’Ipasvi, “sono chiaramente scritti nel nostro Codice deontologico”.
Silvestro ha infatti ricordato che le funzioni dell’infermiere si esplicano in due forme, “quella collaborativa e quella autonoma. In questa vicenda la criticità si è verificata nell’ambito della funzione collaborativa che gli infermieri hanno nei confronti del personale medico”. Ma per la presidente dei Collegi Iapsvi non si può escludere anche un’altra criticità, cioè che “gli infermieri non siano stati in grado di valutare correttamente i sintomi del paziente”.
In ogni caso, Silvestro respinge la visione del ruolo infermieristico descritta dal Gup e ribadisce la correttezza della valutazione della Cassazione. “L’infermiere – afferma – è tenuto a conoscere il progetto diagnostico-terapeutico sotteso ad ogni caso clinico, ed è suo dovere analizzare segni e sintomi che possano far ipotizzare l’instabilità vitale di un paziente. Non possiamo che prendere atto della responsabilità degli infermieri ed esprimere la nostra solidarietà alla famiglia del paziente deceduto”.
 

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