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Tumore esofago-gastrico. Nivolumab in adiuvante raddoppia la sopravvivenza libera da malattia


È la prima opzione terapeutica adiuvante a mostrare un beneficio statisticamente significativo e clinicamente importante indipendentemente dall’istologia del tumore, in seguito a chemio-radioterapia e resezione chirurgica. I risultati dello studio di Fase 3 CheckMate -577 presentati in un Presidential Symposium nel corso del Congresso virtuale 2020 Esmo

24 SET - Bristol Myers Squibb annuncia i primi risultati dello studio di Fase 3 CheckMate -577 nel quale il trattamento adiuvante con nivolumab ha mostrato un miglioramento statisticamente e clinicamente significativo della sopravvivenza libera da malattia (DFS), endpoint primario dello studio, rispetto a placebo nei pazienti con tumore resecato dell’esofago o della giunzione gastroesofagea (GEJ) in seguito a chemioradioterapia neoadiuvante (CRT) e resezione chirurgica.
 
Lo standard attuale di cura dei pazienti con tumore dell’esofago o della giunzione gastroesofagea (GEJ), in seguito a chemioradioterapia (CRT) neoadiuvante e resezione chirurgica, è la sorveglianza. Questi risultati sono la dimostrazione che, per la prima volta, un’opzione terapeutica adiuvante ha prolungato in modo significativo la sopravvivenza libera da malattia dei pazienti in questo setting.
 
La sopravvivenza mediana libera da malattia è raddoppiata nei pazienti trattati con nivolumab [22,4 mesi; (95% Confidence Interval [CI]: 16,6 – 34,0)] rispetto a quelli trattati con placebo dopo chirurgia [11,0 mesi; (95% CI: 8,3 – 14,3)] (Hazard Ratio [HR] 0,69; 96,4% CI: 0,56 – 0,86; p=0,0003). La durata mediana del trattamento dei pazienti nel braccio con nivolumab era poco più di 10 mesi [10,1 mesi (<0.1 – 14,2] rispetto a nove mesi per i pazienti nel braccio con placebo [9,0 mesi (<0,1 – 15)]. Il profilo di sicurezza di nivolumab nello studio CheckMate -577 era in linea con gli studi precedentemente riportati di nivolumab in monoterapia.
 
“Mentre circa il 25-30% dei pazienti con tumore esofageo o della giunzione gastroesofagea raggiunge una risposta completa dopo chemio-radioterapia e chirurgia, il restante 70-75% non la ottiene, e non esiste al momento alcuna opzione di trattamento adiuvante disponibile per questi pazienti che abbia la potenzialità di migliorare i loro risultati – ha spiegato Ronan J. Kelly M.D., MBA, Director, Charles A. Sammons Cancer Center al Baylor University Medical Center – il trattamento adiuvante con nivolumab nello studio CheckMate -577 ha raddoppiato il tempo libero da recidiva di malattia, rappresentando quindi il primo progresso di un trattamento adiuvante per i pazienti con tumore esofageo o della giunzione gastroesofagea.”
 
Nivolumab è ben tollerato e con un profilo di sicurezza accettabile relativamente a placebo. La maggior parte dei pazienti nel braccio con nivolumab (89%) ha potuto ricevere un dosaggio di intensità relativa pari o superiore al 90%. L’incidenza degli eventi avversi dovuti al trattamento (TRAEs), compresi quelli di qualsiasi grado e di Grado 3-4, è stata del 71% e 13% tra i pazienti trattati con nivolumab rispetto al 46% e 6% tra quelli che hanno ricevuto placebo. Eventi avversi gravi (TRAEs), di ogni grado e di Grado 3-4, si sono verificati in meno del 10% dei pazienti in trattamento con nivolumab (di ogni grado nell’8%, di Grado 3-4 nel 5%) rispetto al 3% e all’1% dei pazienti che ricevevano placebo, con un basso tasso di interruzioni di ogni grado legate al trattamento in entrambi i bracci (9% per nivolumab vs. 3% per placebo).
 
“Questi risultati rendono il tumore esofageo o della giunzione gastroesofagea il secondo tumore, dopo il melanoma, in cui nivolumab ha dimostrato un beneficio nel setting adiuvante, il che indica la potenzialità di nivolumab di diventare un nuovo standard di cura per questi pazienti – ha affermato Ian M. Waxman, M.D., development lead, Gastrointestinal Cancers, Bristol Myers Squibb – questo progresso dimostra il nostro impegno nel valutare le nostre terapie negli stadi iniziali di malattia dove possiamo avere un impatto maggiore nella prevenzione delle recidive e nel miglioramento dei risultati per i pazienti. Non vediamo l’ora di discutere questi risultati incoraggianti dello studio CheckMate -577 con le autorità sanitarie globali nei prossimi mesi”.
Questi dati (Presentazione #LBA9) sono stati presentati in un Presidential Symposium nel corso del Congresso virtuale 2020 della Società Europea di Oncologia Medica (Esmo), il 21 settembre scorso.
 
Lo studio CheckMate -577 è uno studio di Fase 3 randomizzato, multicentrico, in doppio cieco per la valutazione di nivolumab come terapia adiuvante nei pazienti con tumore dell’esofago o della giunzione gastroesofagea (GEJ) resecato, trattati con chemio-radioterapia (CRT) neoadiuvante senza raggiungere la risposta patologica completa. Endpoint primario dello studio è la sopravvivenza libera da malattia (DFS) ed endpoint secondario la sopravvivenza globale (OS). In seguito al trattamento di chemio-radioterapia neoadiuvante e resezione chirurgica completa del tumore (detta anche terapia trimodale), 794 pazienti sono stati randomizzati a ricevere placebo (N=262) o nivolumab (N=532) 240 mg per via endovenosa ogni due settimane per 16 settimane, seguito da nivolumab 480 mg ogni 4 settimane fino a recidiva, tossicità inaccettabile o ritiro del consenso, per la durata massima di trattamento di un anno.
 
A luglio 2014, nivolumab è stato il primo inibitore del checkpoint immunitario PD-1 al mondo ad aver ottenuto l’approvazione dalle Autorità Regolatorie. Attualmente è approvato in più di 65 Paesi, inclusi gli Stati Uniti, l’Unione Europea, il Giappone e la Cina. A ottobre 2015, la combinazione di nivolumab e ipilimumab è stato il primo regime in campo immuno-oncologico a ricevere l’approvazione dalle Autorità Regolatorie per il trattamento del melanoma metastatico ed è attualmente approvata in più di 50 Paesi, inclusi gli Stati Uniti e l’Unione Europea.

24 settembre 2020
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