Ema a Milano. Il Lancet appoggia la candidatura dell'Italia
Nell'editoriale di apertura, la prestigiosa rivista peer-reviewed The Lancet si schiera a favore dell'Italia nella sua candidatura ad ospitare l'Ema, in quanto “meritevole sia sul piano morale che su quello medico”. Uno dei timori manifestati è quello che le manovre politiche possano portare ad una scelta non conforme alle reali necessità.
01 AGO - Sono passate poche ore dalla scadenza ufficiale per la presentazione delle candidature per “accaparrarsi” l'Agenzia Europea del Farmaco (Ema), la cui presenza nel Regno Unito – nell'era post Brexit - è oramai agli sgoccioli. E nella corsa per ospitare l'Ema, Milano trova il pieno appoggio da parte del
Lancet, la prestigiosa rivista peer-reviewed inglese che ha voluto schierarsi a favore dell'Italia in quanto “meritevole di molta più considerazione, sia sul piano morale che su quello medico”, si legge nell'editoriale di apertura del settimanale. Ma la prospettiva di attrarre un gioiello come l'Ema ha fatto gola non a pochi, e si è inevitabilmente tradotto in una corsa che ha coinvolto ben 16 candidati in totale, da Amsterdam a Lisbona. Tra le righe traspare una non celata perplessità dell'editore circa la candidatura di Bratislava, capitale della Slovacchia che, essendo l'unico Paese dell'UE a non ospitare un'Istituzione europea, potrebbe di fatto giocarsela. Tuttavia, “considerando le politiche razziste adottate, sarebbe scandaloso da parte dell'Unione Europea premiare la Slovacchia con l'Ema”, si legge. Infatti, lo si ricorda nel testo: “Il Governo Slovacco ha intrapreso un'azione legale per bloccare le quote di rifugiati nel Paese e il Primo Ministro Fico ha dichiarato che, “non c'è posto per l'Islam in Slovacchia”.
Uno dei timori manifestati è quello che le manovre politiche possano portare ad una scelta non conforme alle reali necessità: “C'è già un forte sospetto che siano già stati presi degli accordi. Potrebbe essere vero, per esempio, che Angela Merkel abbia acconsentito a supportare Bratislava in cambio di una ricollocazione dell'Eba a Francoforte?”, si legge.
L'editore non tarda, poi, ad elencare i perché della posizione assunta: “L'Italia si distingue in Europa per la sua reputazione nel campo della scienza di base (consideriamo, ad esempio, lo standing internazionale dell'Istituto per la ricerca farmacologica Mario Negri), e ha costruito un formidabile network per i trial clinici (ad esempio, gli studi GISSI per valutare la sopravvivenza dopo infarto del miocardio). L'Italia ha anche dato i natali ad alcuni degli scienziati più creativi dei tempi moderni, da Rita Levi Montalcini a Mario Capecchi. Gli scienziati clinici italiani hanno dato importanti contributi al sistema regolatorio dei medicinali. Silvio Garattini, il co-fondatore dell'istituto Mario Negri, è stato uno dei più radicalmente impegnati membri del Cmpc (Committee for Proprietary Medicinal Products) dell'Ema”. Secondo il Lancet, i riconoscimenti non sono solo di stampo scientifico ma anche socio-culturale. “L'Italia è stata in prima linea nello sforzo umanitario per aiutare le decine di migliaia di rifugiato confluiti in Europa. Così è stato fatto con con compassione e impegno, quando dall'altra parte altre nazioni dell'Ue si sono rifiutate di offrire assistenza”.
L'iter. “La nuova Ema dev'essere istituita e cominciare a lavorare il 1 Aprile 2019. La Commissione Europea, a settembre, pubblicherà un'analisi delle città candidate. Seguirà un dibattito nel mese di ottobre e a novembre si andrà al voto. Ma la decisione non sarà di tipo tecnico. Sarà politica”, si legge.
Ma come verrà presa questa decisione? Il 22 giugno, l'Unione Europea ha pubblicato le “Procedure che porteranno ad una decisione sulla ricollocazione dell'Agenzia Europea dei Medicinali e dell'Autorità Bancaria Europea”, dove sono elencati sei criteri. “Primo, E' necessaria “la garanzia che l'Agenzia possa essere impiantata nel sito previsto e possa iniziare a svolgere le proprie funzioni prima del ritiro del Regno Unito dall'Unione”. Secondo, “L'accessibilità della location”. Terzo, “La presenza di strutture che permettano un'adeguata formazione ai figli dei dipendenti dell'Agenzia”. Quarto, “Un accesso appropriato al mercato del lavoro, sicurezza sociale e assistenza medica sia per i figli che per le mogli dei dipendenti dell'Agenzia”. Quinto, “La continuità del lavoro”. E per ultimo, “La diffusione geografica”.
L'Ema è così ambita perché “insieme alla Autorità Bancaria Europea (Eba) è una delle preziose istituzioni dell'Unione Europea – si legge - E' responsabile di valutare l'utilizzo dei medicinali nei 28 Stati membri. L'Ema fornisce un'unica strada per l'autorizzazione di nuovi medicinali, evitando, in tal modo, la duplicazione di approvazioni distinte nei diversi Stati membri. Da quando è stata istituita nel 1995, l'Ema ha autorizzato più di 1000 prodotti. L'Ema conta più di 900 dipendenti e attrae 36 mila esperti ogni anno, compresi 4 mila visitatori al di fuori dell'Unione europea. L'Ema organizza più di 500 meeting all'anno. La concentrazione di così tanti esperti nel settore dei medicinali apporta al Regno Unito ulteriori benefit. La presenza dell'Ema ha fatto accrescere la reputazione dell'Inghilterra in quanto polo scientifico per la scoperta di nuovi medicinali e ha ampliato le competenze, a livello nazionale, nel campo della ricerca sui medicinali – dall'epidemiologia sulla sicurezza dei medicinali agli studi clinici randomizzati mirati alla valutazione dell'efficacia dei nuovi medicinali. L'Ema, inoltre, rafforza la leadership globale del Paese nel settore della regolamentazione dei farmaci. Tutto questo è ciò che l'Inghilterra si appresta a perdere”, conclude.
01 agosto 2017
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Scienza e Farmaci