Malattie epatiche: l’Italia fa scuola nel Mediterraneo
Un progetto internazionale di cui l’Italia è capofila punta a diffondere competenze medico-scientifiche nei Paesi africani che si affacciano sul Mare Nostrum dove la prevalenza delle malattie epatiche è ai massimi mondiali.
19 MAG - L’Egitto, col suo 14 per cento di prevalenza di epatite C, detiene il primato mondiale della diffusione dell’infezione. E tenuto conto che circa il 40 per cento dei trapianti di fegato sono causati dall'Hcv, è chiaro come la malattia rappresenti un delicato problema sanitario e sociale per il paese. Quella dell’Egitto è una situazione comune a quasi tutti i problemi che si affacciano sulla sponda Nord del Mediterraneo ed è dalla constatazione di questo quadro epidemiologico che è partito Thebera, il primo progetto di cooperazione internazionale promosso e finanziato dall’Unione Europea che vede l’Italia capofila di un programma medico-scientifico e sanitario nel bacino del Mediterraneo. Il progetto, presentato in apertura del congresso della SISQT -Società Italiana per la Sicurezza e la Qualità nei Trapianti in corso a Firenze, “risponde concretamente alla Direttiva Europea in ambito trapiantologico varata nel 2010 e che esorta alla cooperazione internazionale degli stati membri per una diffusione delle competenze medico scientifiche in quest’area”, ha illustrato Franco Filipponi, presidente SISQT e Ordinario di Chirurgia Generale dell’Università di Pisa, capofila del progetto Thebera.“La rete trapiantologica italiana, seconda solo alla Spagna in Europa, garantisce già da tempo gli elevati standard di qualità e sicurezza richiesti dall’UE e possiede il know-how per intervenire su sistemi sanitari come quello dell’Egitto, dove, nonostante le diversità culturali in gioco, attraverso programmi ad hoc di formazione, ricerca e innovazione tecnologica, è possibile avere ricadute positive sull'assistenza, la qualità della vita del paziente e quindi l’intera collettività”.
Thebera affronta la tematica delle malattie epatiche (in particolare l’Hcv) dall’epidemiologia fino al trapianto e legherà per due anni il TBRI - Theodor Billharz Research Institute, maggiore ente di ricerca egiziano sulle patologie epatiche, all’Università di Pisa, con l’obiettivo di qualificarlo come centro di eccellenza nel settore e promuovere la sua integrazione nel contesto europeo.L’alta prevalenza dell’Hcv anche in Italia (in alcune aree si raggiunge il 25%) ha portato negli anni la comunità scientifica italiana ad acquisire competenze che la piazzano ai primi posti al mondo. “Siamo quindi in grado di fornire il giusto supporto medico scientifico e, contemporaneamente, analizzare le politiche locali per sviluppare un piano nazionale di trapianto epatico”; ha aggiunto Filipponi.
L’obiettivo sarà raggiunto attraverso la formazione e l’aggiornamento degli operatori sanitari e dei ricercatori egiziani in area epatologica (training relativi a prevenzione, diagnosi e cura); la fornitura di strumenti tecnologici per la diagnosi; il monitoraggio in loco delle performance sanitarie per l’attivazione di un programma di trapianto d’organo; il coinvolgimento dell’Egitto nei progetti di ricerca dell’UE.“Con Thebera si stabiliscono le basi per ulteriori progetti di ricerca e di cooperazione internazionale da presentare nell’ambito dell’Ottavo Programma Quadro per sviluppare e rafforzare ulteriormente il partenariato con i paesi nord-africani del Mediterraneo”, ha commentato Alessandro Stefani, Scientific Advisor of Thebera Project - Relationship with the European Institutions. “Tuttavia - ha aggiunto - non si tratta più solo di esportare modelli di eccellenza, ma di condividerli, adottando una strategia di crescita intelligente e sostenibile basata sull’innovazione, fulcro della strategia Europa 2020”.
19 maggio 2011
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