Ancora poca conoscenza sull'epilessia
Un italiano su 4 pensa che possa causare disturbi psichici e uno su 10 che sia una malattia mentale. La metà la considera incurabile e 1 su 20 pensa che c’entri qualcosa il divino. Sono i risultati di un’indagine promossa dalla LICE in occasione della giornata dedicata alla malattia.
28 APR - Cosa ne sanno gli italiani di epilessia? È quello che in vista della giornata nazionale dedicata alla malattia che si celebrerà il prossimo Primo maggio, la Lega Italiana Contro l'Epilessia-LICE (che ha organizzato l’iniziativa) ha cercatori di comprendere commissionando un’indagine alla Doxa.Sebbene oltre il 90% delle persone dichiari di sapere cosa sia l’epilessia, solo il 33% di questi ha acquisito tali informazioni da fonti scientifiche; il 30% da parenti e amici e il 10% da colloqui con i medici. Il 23% della popolazione ritiene (erroneamente) che la malattia possa provocare disturbi psichici. L’11% la considera una malattia mentale e il 4% crede addirittura che sia dovuta in qualche modo a una forza sovrannaturale.
Va anche peggio se si indagano le conoscenze sulle nuove frontiere della ricerca e sulle terapie oggi disponibili: solo l’11%, infatti, conosce la possibilità di intervenire chirurgicamente e, anche se l’86% crede nella terapia farmacologica per controllare gli attacchi dovuti alla malattia, c’è ancora un considerevole numero di persone, il 47%, che pensa che non ci sia ancora nessuna possibilità di guarigione per l’epilessia.Negli ultimi vent’anni, invece, la ricerca scientifica ha raggiunto incredibili traguardi e oggi, in 80 casi su 100, i farmaci antiepilettici consentono di controllare l’epilessia e, nelle forme farmaco-resistenti, la chirurgia rappresenta una reale e consolidata prospettiva terapeutica per la guarigione, anche in età pediatrica.
“Nuove prospettive possono derivare dalla terapia chirurgica dell’epilessia – ha commentato Roberto Michelucci, Presidente LICE e direttore dell’Unità di Neurologia dell’Ospedale Bellaria di Bologna - che non deve essere più vista come l’ultima spiaggia, ma un’opzione da prendere in considerazione, nei casi in cui sia praticabile, fin dall’inizio della storia della malattia, sia nei bambini che negli adulti.”Rimane tuttavia ancora un 20% di forme di epilessia non controllabili. Per questa ragione la ricerca in quest’area, sia in campo genetico sia per sperimentare nuove strategie di intervento, è essenziale.
“È fondamentale implementare la ricerca in questo campo, poiché da essa derivano ricadute positive anche a livello sociale, soprattutto per quanto riguarda la lotta allo stigma”, ha commentato Giuseppe Capovilla, segretario LICE e Direttore del Centro Regionale per l’Epilessia e della struttura di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza presso l’Ospedale Carlo Poma di Mantova. “La recente modifica di legge sulla idoneità alla guida per le persone con epilessia è ad esempio un grande passo in avanti, reso possibile proprio dai progressi diagnostici e terapeutici”.Con sei milioni di persone colpite in Europa, oltre 500.000 in Italia e 30.000 nuovi casi l’anno, l’epilessia è una delle patologie neurologiche più diffuse, tanto da essere riconosciuta come malattia sociale.
28 aprile 2011
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