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Test Hpv efficace anche nel dirimere i casi dubbi


Lo studio italiano PATER conferma l’efficacia del test Hpv nella gestione della citologia borderline (ASCUS), che costituisce il risultato di circa il 4-5% dei Pap test in Italia e che richiede l’esecuzione di approfondimenti diagnostici. L’impiego del nuovo esame consentirebbe un notevole risparmio e contribuirebbe a ridurre il sovraffollamento dei centri diagnostici.

14 MAR - Si amplia la gamma dei risultati positivi ottenuti dal test Hpv nella diagnosi precoce del cancro del collo dell’utero, un tumore che, nonostante mezzo secolo di screening, rappresenta ancora una patologia molto rilevante dal punto di vista sanitario e sociale e che, con 1700 decessi annui, costituisce in Italia la seconda causa di morte per tumore nelle donne tra i 15 e i 44 anni.
Lo studio italiano PATER (Population-based frequency assessment of HPV-induced lesions in patients with borderline Pap tests in the Emilia-Romagna Region), pubblicato sulla rivista Current Medical Research & Opinion e condotto dal Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale Universitario S. Orsola Malpighi di Bologna, ha infatti evidenziato la capacità del test di identificare con maggiore accuratezza del Pap test, quali tra le alterazioni minimali o di significato indeterminato definite come ASCUS (Atypical Squamous Cells of Undetermined Significance) hanno maggiore probabilità di evolvere in tumori.
Le alterazioni ASCUS rappresentano il più comune risultato di un Pap test anomalo e necessitano di ulteriori approfondimenti. “Elevata frequenza e bassa predittività generano costi umani ed economici rilevanti (ansia, colposcopie, biopsie ed esami di follow-up), ma gravemente improduttivi in termini di numero di lesioni preneoplastiche o neoplastiche diagnosticate”, ha commentato Silvano Costa, Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia Azienda Universitario-Ospedaliera S. Orsola-Malpighi, autore dello studio.
“Il rischio di un carcinoma invasivo nelle pazienti con citologia ASCUS, infatti, è assai ridotto e oscilla tra lo 0,1% e lo 0,2%, mentre nel 5-15% è presente una lesione preneoplastica di alto grado (CIN2-3)”.
Nello studio, il gruppo di ricercatori ha effettuato un’analisi retrospettiva con test HPV HC2 seguito dalla genotipizzazione, per valutare le pazienti a cui era stato rilevato un Pap test ASCUS nel periodo tra Gennaio 2000 e Dicembre 2007. Il test HPV nel gruppo delle pazienti con CIN3+ e la cui età media è vicina a 40 anni ha dimostrato un’ottima sensibilità (98,3%) e una buona specificità (75,5%).  
“In questo contesto - ha aggiunto Costa - l’adozione di test “intermedi”, come il test HPV, in grado di selezionare le pazienti a rischio per lesioni di alto grado da inviare alla colposcopia, offrirebbe notevoli benefici clinici, organizzativi ed economici connessi alla considerevole riduzione dei costi di gestione della citologia borderline”.
Infatti si tratterebbe di inviare a colposcopia ed eventuale biopsia mirata solo le donne che risultano HPV positive, cioè poco più del 30% di tutte le ASCUS (su circa 6 milioni di Pap test ogni anno, la categoria diagnostica ASCUS corrisponde al 4-5% di tutti gli strisci cervicali eseguiti e il 50% circa di quelli classificati come anormali o positivi). In questo modo si otterrebbe uno snellimento delle procedure diagnostiche e si porrebbe rimedio al sovraffollamento dei centri di colposcopia.  

14 marzo 2011
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